
We are Church plaude al ruolo dell’iniziativa dal basso del laicato cileno
In un comunicato del 27 maggio scorso We Are Church International ritiene "che sia giusto e appropriato per gli oltre 30 vescovi del Cile avere dato le loro dimissioni a papa Francesco, alla luce dell’insabbiamento sistematico degli abusi e alla denigrazione che è stata fatta di molte vittime. Invitiamo a una verifica della situazione personale di ogni vescovo per capire se egli possa essere confermato nella guida della diocesi"; plaude inoltre "a Papa Francesco per aver riconosciuto di aver commesso un errore nella sua valutazione iniziale dell’impatto degli abusi sulle vittime, i sopravvissuti, le loro famiglie e la chiesa in Cile". Il movimento attende ora "la pubblicazione del rapporto completo sull’indagine di Scicluna e speriamo che il Papa accetterà gran parte delle dimissioni che sono state offerte. Ci aspettiamo che vescovi e cardinali di altre nazioni che sono stati accusati di mancati interventi di tutela del Popolo di Dio saranno pure oggetto di indagini mirate. L’abuso sessuale di bambini e di adulti e la copertura di questo abuso è un problema per la chiesa non solo in Cile, ma in tutto il mondo". Infine, We Are Church International "chiede giustizia per tutti coloro che hanno sofferto ed esortano il Vaticano a imparare da quanto accaduto in Cile e ad essere coerente negli interventi in tutta la Chiesa". Questi scandali indicano "la necessità di strutture che impongano trasparenza e responsabilità da parte dei capi delle chiese. Il Popolo di Dio deve avere voce nel determinare chi guida le singole diocesi e nel valutare l’efficacia della loro leadership. Una tale linea d’azione serve a realizzare quella Chiesa a “piramide rovesciata” di cui Papa Francesco ha parlato più volte, una chiesa dove i capi sono veramente servitori del popolo di Dio".
Il comunicato completo è consultabile a questo indirizzo
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