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Vescovo argentino: bocciata la legge sull'aborto, ora tocca ad una legislazione sulla maternità

Vescovo argentino: bocciata la legge sull'aborto, ora tocca ad una legislazione sulla maternità

BUENOS-AIRES-ADISTA. Mons. Alberto Bochatey, vescovo di La Plata, presidente della Commissione Salute dell’episcopato argentino, intervistato dal quotidiano argentino Clarín (1 settembre), si è espresso, fra le altre cose, sulla recente bocciatura del progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, avvenuta al Senato l’8 agosto scorso, dove il progetto era giunto proveniente dalla Camera che l’aveva approvato .

«Era una legge inetta e ingiusta», secondo il vescovo, che tuttavia non è contrario ad una regolamentazione legislativa dell’aborto, o, meglio, dei problemi legati alla maternità. Il rigetto verificatosi al Senato, afferma Bochatey, «apre alla possibilità di lavorare per una legge progressista e veramente umana, degna del XXI secolo, che non elimina la vita di nessun essere umano, che protegge le donne vulnerabili per gravidanze inaspettate, facendo attenzione a che non muoia né lei né la vita che porta in grembo». L’impianto politico di una “legge sulla maternità” è peraltro rintracciabile nelle parole della dichiarazione rilasciata dalla Conferenza episcopale il 9 agosto, cioè il giorno dopo la vittoria dei cosiddetti anti-abortisti. «Si tratta ora – affermava in chiusura la breve dichiarazione  –  di prolungare questi mesi di dibattiti e proposte nella concrezione dell'impegno sociale necessario per essere vicini a tutta la vita vulnerabile. Siamo di fronte a grandi sfide pastorali per annunciare più chiaramente il valore della vita: educazione sessuale responsabile, l'accompagnamento delle case di maternità che sono sorte specialmente nei nostri quartieri più umili per accompagnare le donne incinte in situazioni di vulnerabilità e cura per le persone che hanno attraversato il dramma dell'aborto».

Sul fatto che il potere esecutivo sta ora valutando la possibilità di depenalizzare il “reato di aborto” attraverso la riforma del Codice Penale, il vescovo di La Plata mette subito i puntini sulle i: «Bisogna distinguere fra depenalizzare (o, meglio, cambiar la pena) l’atto della donna che molte volte si vede obbligata psicologicamente a cedere alla pressione dell’aborto e depenalizzare l’autore dell’aborto o il personale sanitario che produce la morte o mette in pericolo la vita della donna, realizzando aborti [a questo punto clandestini, ndr] in condizioni insalubri, con imperizia e ottenendo denaro. Credo che a questi criminali non vada applicata nessuna depenalizzazione».

Comunque, la discussione sull’aborto «non è chiusa», ma «non è aperta come se non fosse successo niente nel popolo [che ha partecipato al dibattito con grande animosità sia pro che contro il progetto di legge poi bocciato, ndr] o fra i legislatori argentini. Non si può essere ciechi e negare il presente. Se l’aborto è un tema di salute pubblica sappiamo molto bene che quello che oggi appare impossibile domani, se si lavora insieme alla scienza, all’educazione e alla verità, può diventare realtà: si sono eliminate malattie – esemplifica – con misure opportune: si è smesso di fumare in grande misura, è diminuita la morte materna con una migliore prevenzione della salute…».

*Foto di TitiNicola tratta da Wikipedia Commons immagine originale e licenza

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