Nessun articolo nel carrello

PRIMO PIANO: Disuguaglianze e crisi della sinistra

PRIMO PIANO: Disuguaglianze e crisi della sinistra

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 35 del 13/10/2018

PRIMO PIANO: Disuguaglianze e crisi della sinistra

Michele Di Schiena *   L’Oxfam continua a segnalare che l’1% più facoltoso della popolazione mondiale detiene una ricchezza superiore a quella del restante 99% e, con l’ultimo rapporto del 22 gennaio scorso, aggiunge che l’82% dell’incremento della ricchezza globale, registrato nel 2017, è stato appannaggio di quell’esigua minoranza di privilegiati mentre il 50% più povero non ha usufruito di alcuna porzione di tale incremento. E non basta, perché, sempre secondo Oxfam, la maggior parte (circa due terzi) della ricchezza appartenente ai più facoltosi del mondo non è frutto del loro lavoro ma di successioni ereditarie o rendite monopolistiche ovvero di entrate legate a rapporti clientelari. Permangono inoltre larghe aree di umanità in sofferenza per la fame. o la mancanza di assistenza sanitaria e crescono le ondate di emigranti che fuggono dalla miseria e dalle guerre. Siamo quindi di fronte a una crisi economica globale che si abbatte in maniera devastante sulla vita della stragrande maggioranza delle persone. Una visione pessimistica del mondo? No di certo, perché questo mondo è fatto di bene e di male e la storia e l’esperienza insegnano che tale insondabile intreccio di positività e di negatività è, nonostante tutto, pervaso da una forza misteriosa che lo sospinge verso la progressiva affermazione della giustizia, della cooperazione e della solidarietà.

Il nostro tempo infatti, pur segnato in positivo da stupefacenti progressi scientifici che possono migliorare la qualità della vita, subisce le disumane conseguenze dei dettami di quel “fondamentalismo” del mercato che considera l’egoismo e l’avidità come fattori di progresso. Le ricorrenti crisi economico-finanziarie e le tante povertà non sono quindi la conseguenza di un cinico destino ma hanno la loro origine in quella “rivoluzione capitalistica” che, dopo il trentennio “glorioso” (1945-1975) ispirato al pensiero keynesiano, ha fatto crescere a dismisura il divario fra l’opulenza di una ristretta cerchia di privilegiati e la sofferenza di sterminate moltitudini di poveri causato da politiche guidate dai “dogmi” neoliberisti: il progressivo abbattimento dello Stato sociale, la precarizzazione del lavoro, la sovranità dei mercati finanziari, la “mano invisibile” della concorrenza considerata capace di produrre illimitato sviluppo, la “distruzione creativa” di imprese in difficoltà, l’onnipotenza valutativa delle agenzie di rating.

Mentre queste politiche rovino samente si facevano strada divenendo dominanti, la sinistra “riformista” non ha mosso un dito per contrastarle e anzi, salendo sul carro del vincente liberismo, ne ha portato avanti i postulati con scelte che rincorrono una globalizzazione al ribasso (delle merci e dei profitti), escludendo quella che include e mette in primo piano i diritti umani fondamentali. E oggi, mentre si aggravano i guasti provocati da quel “pensiero unico” che ormai permea la cultura politica delle nostre democrazie, nulla fa questa sinistra per opporsi a tale egemonia e resta prigioniera di una logica che privilegia i forti, gli efficienti e i capaci facendoli ritenere in ogni caso meritevoli di apprezzamento mentre finisce per condannare all’esclusione e all’emarginazione i deboli, i malati e i poveri con un capovolgimento di quell’etica (stella polare delle più avanzate Costituzioni) che mette al centro della politica la dignità della persona umana. È questa la vera causa della crisi della sinistra e delle sue dure sconfitte elettorali.

Guardando poi più da vicino la situazione del nostro Paese duole dover constatare che i mali del vigente sistema sono tutti in essa in vario modo presenti. Ne sono conferma i dati resi noti dall’Ufficio Statistiche dell’Unione Europea (Eurostat) secondo i quali la crisi economica esplosa nel 2008 ha comportato un forte aumento delle disuguaglianze in Italia dove un quarto del reddito complessivo è percepito da appena il 10% della popolazione. Un fenomeno che non sembra in alcun modo turbare le dirigenze della sinistra nostrana. Appropriate appaiono allora al riguardo le valutazioni di uno dei maggiori esperti in materia di disuguaglianze economiche, l’economista Branko Milanovi? (già operante nel dipartimento di ricerca della Banca mondiale). L’illustre studioso serbo-americano, intervistato il 13 febbraio 2016 da Micromega, affermava infatti che «nel corso degli ultimi decenni la sinistra si è spostata al centro e in alcuni casi è diventata centro-destra», come sarebbe accaduto «in Italia dove i democratici sono ex comunisti ormai stabilmente nel campo della destra». Opinione sostanzialmente ribadita dallo stesso Milanovi? in un’intervista apparsa sull’Espresso del 16 settembre scorso.

Deve però far riflettere il fatto che il citato economista, nell’una e nell’altra intervista, ha eluso la domanda sugli strumenti ritenuti necessari per contrastare l’attuale deriva. Esattamente come fanno nel nostro Paese gli esponenti di “questa” sinistra e certi intellettuali progressisti che non denunciano l’iniquità strutturale di questo modello di economia e non propongono alcuna strategia rivolta progressivamente a superarlo con gli strumenti della democrazia e con gli obiettivi di promozione sociale indicati nel nostro Statuto. Da qualche mese abbiamo un governo che, a seguito dei risultati della consultazione politica del 4 marzo scorso, è l’unico possibile soprattutto a causa della scelta aventiniana del PD. Un governo che sta portando avanti le scelte concordate fra il Movimento pentastellato e la Lega: alcune lontane dalla sensibilità della sinistra che dovrebbero essere motivatamente contrastate con la formulazione di proposte alternative, ma altre chiaramente in linea con tale cultura e perciò meritevoli di sostegno che invece il PD avversa con gli stessi argomenti della destra berlusconiana.

Un Partito Democratico la cui dirigenza, dilaniata da ricorrenti contrasti interni e in preda a un delirio di velleitaria rivincita elettorale in tempi brevi, sta confermando nei fatti, anche oggi dai banchi dell’opposizione, la perdurante operatività di quel "patto del Nazareno” che, a ben guardare, ha provocato un altro patto: il “contratto” di governo fra il Movimento pentastellato attraversato da indirizzi di socialismo egualitario e la Lega di Salvini nella quale coesistono marcate tendenze di conservatorismo nazionalistico e alcuni orientamenti di destra sociale. Due forze politiche la cui diversità, che è sotto gli occhi di tutti, dovrebbe essere tenuta nel debito conto da una sinistra responsabile e lungimirante.  

* Michele Di Schiena è presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione   

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.