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Prima Guerra mondiale. 100 anni di menzogne

Prima Guerra mondiale. 100 anni di menzogne

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 39 del 17/11/2018

È dal 2014 che in Italia, complice la ricorrenza del centenario, è in atto una subdola azione di propaganda tesa a celebrare la partecipazione italiana alla I Guerra mondiale e a suscitare nei giovani spirito patriottico invitandoli a mettere l’elmetto. Convegni, manifestazioni, mostre di cimeli di ogni genere sono stati proposti – e imposti – agli studenti di ogni età. Presentazioni acritiche cariche delle più viete menzogne della propaganda bellicista sono riproposte dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con quello della Difesa con il sottofondo dei canti di guerra. Addirittura la stessa alternanza scuola lavoro si è realizzata per centinaia di ore nelle caserme sotto l’egida della costruzione di una memoria nazionale ispirata ai fasti della guerra vittoriosa per un popolo che grazie alla guerra portava a termine il processo unitario avviatosi più di cinquant’anni prima. Sono stati quattro anni di accurato esercizio di mistificazione e falsificazione storica per raccontare un’altra guerra da quella che le fonti e la ricerca storica ci hanno presentato. Eppure a distanza di 100 anni si poteva sperare che fosse venuto il momento di spazzare via la costruzione della propaganda che sotto monarchia, fascismo e repubblica ha continuato a mantenere in piedi il mito di quella guerra mondiale, per poter dire la verità e ammettere che 700.000 soldati italiani sono stati mandati al massacro per nulla, ovvero per arricchire gli industriali italiani e portare a compimento i sogni di gloria di una manipolo di generali inetti, spietati assassini guidati dal quel generale Cadorna che aveva in sommo disprezzo la vita dei fanti tanto da impegnarli in inutili e ripetuti assalti mortali alle trincee e ai fortini austriaci. Ma si trattava di una illusione; l’occasione è andata perduta, anzi la mitologia militaresca della IV guerra d’indipendenza ha reclutato nuovi sostenitori. Infatti c’è da rimanere basiti nel leggere l’intervista «Noi e la Prima Guerra mondiale» rilasciata a Riforma sia per la rivista che la pubblica, sia per lo studioso di riconosciuta fama Giorgio Rochat che è intervistato sotto l’esergo inaccettabile che “una guerra non si può spiegare ma solo raccontare”. E la storia allora a che serve se non a cercare di spiegare e a cercare di capire? Perfettamente in linea con questa assurda e astorica tesi, non c’è un’affermazione di Rochat che possa essere supportata da fonti, anzi le fonti contraddicono quanto egli dice. Quella non fu la guerra di un Paese unito e nemmeno la classe dirigente era preparata e la condusse con coscienza. Fu esattamente il contrario: una piccola e agguerrita minoranza foraggiata da alcune industrie desiderose di buoni affari impose una guerra per la quale la nazione era sommamente impreparata (e questo Giolitti, che certo non era un pacifista, lo sapeva bene e per questo vi si oppose) e sommamente contraria (salvo poi parteciparvi per scarsa capacità di opposizione e per un mal compreso patriottismo). L’impreparazione militare e logistica era somma e rimase tale e quale durante tutta la guerra, le mortali maschere antigas, gli elmetti vulnerabili, le forniture scadentissime, gli armamenti inadeguati costituiscono fonti inoppugnabili, il tutto condito con una colossale truffa che vide molte industrie fare doppie fatturazioni, fatturare senza consegnare, rifornire con merce di pessima qualità e con fondi magazzino raccattati qui e là.

Né il popolo sentì sua questa guerra: epistolari scampati alla censura, memoriali e testimonianze, non solo di combattenti, provano l’opposto. Anzi, anche chi incoscientemente fu adescato dalla propaganda bellicista rivide rapidamente le sue idee. Le ribellioni invece vi furono e furono trattate e prevenute con un regime sistemico di terrore: decimazioni, fucilazioni senza processo, condanne a lunghissime detenzioni. Le proteste furono soffocate nel sangue e anche velati dubbi sul senso della guerra furono intesi come un disfattismo che andava punito in modo inflessibile. La guerra di Rochat non è mai esistita se non nella mente dei nostri Stati Maggiori e di generali e ministri che in televisione raccontano che il fante italiano fu un privilegiato accudito e assistito. Dopo un secolo ancora menzogne. 

* Sergio Tanzarella è ordinario di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale   

Parte superiore del fronte di copertina del libro di Valerio Gigante, Luca Kocci e Sergio TanzarellaLa Grande Menzogna. Tutto quello che non vi hanno mai raccontato sulla prima guerra mondiale (Dissensi edizioni, 2018, pp. 260, euro 13,90: il libro può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista.it).

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