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Manifesto Calenda: un buon punto di partenza se...

Manifesto Calenda: un buon punto di partenza se...

Tratto da: Adista Notizie n° 4 del 02/02/2019

Ancora non ho capito se il Manifesto europeista, di cui si parla tanto in queste ore, sia una proposta "personale" di Carlo Calenda oppure un progetto più vasto e ambizioso per correggere le storture delle politiche europee di questi anni e realizzare l'Europa che i fondatori hanno immaginato qualche decennio fa. Un progetto, in sostanza, nel quale possano riconoscersi l'insieme delle forze politiche progressiste, forze civiche di varia provenienza, soggetti significativi di quel mondo che lo stesso Manifesto vorrebbe mobilitare «per la costruzione della nuova Europa» che sono quelli «del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione». Naturalmente, nessuno può escludere che strada facendo, la proposta possa delineare meglio il suo profilo e diventare un punto di convergenza importante di tutti coloro che non solo intendono contrastare il fronte del nazionalismo e dell'isolazionismo in salsa italiana, ma anche di quanti pensano che l'Europa debba essere seriamente rifondata.

In questo caso, si tratta di una proposta importante e suggestiva, non solo per costituire uno schieramento unitario di democratici e progressisti in vista delle prossime elezioni, ma anche per elaborare i contenuti di un progetto per cambiare l'Europa che abbiamo visto crescere in questi anni: quella delle politiche insopportabili dell'austerità, delle crescenti diseguaglianze, degli egoismi nazionali contro i richiedenti asilo o degli odiosi respingimenti alle frontiere puntellate da muri e fili spinati come non mai. Questa Europa non ci appartiene. E neppure quella degli interventi militari unilaterali dei singoli Stati, o quella degli accordi bilaterali a danno di altri, ovvero il volto dell'Unione Europea che ha soffocato la Grecia a suo tempo, gettando nella disperazione tanta povera gente e buona parte del popolo di quel grande Paese.

Bisogna fare molta attenzione nel sostenere la battaglia per l'Europa contro Salvini e Di Maio, perché i sentimenti di ostilità e di insofferenza verso le politiche europee realizzate in questi anni sono molto diffusi e la voglia di inviare un segnale di rifiuto e di protesta verso Bruxelles è davvero dilagante.

La sinistra italiana non può rischiare di essere percepita dagli elettori come complice della peggiore Europa, quella che ci fa "le prediche" o che, secondo la propaganda promossa dalla maggioranza che ci governa, costringe le famiglie più fragili, i lavoratori, i pensionati e i giovani in cerca di lavoro ai sacrifici insopportabili che conosciamo. Il volto della Merkel e quello di Macron, in Italia, com'è noto, non sono molto simpatici... Né si può partire con una proposta che circoscriva il campo anziché ampliarlo, secondo la inveterata attitudine dei progressisti a dividersi, anche di fronte ai peggiori rischi di involuzione della democrazia e di indebolimento delle garanzie costituzionali.

Io penso, in altri termini, che la proposta di Calenda sia un buon punto di partenza, ma occorre caratterizzare il percorso sui contenuti piuttosto che sui veti, sui contorni di un programma che rimetta al centro della sfida europea i temi del lavoro e dello sviluppo per tutti, del contrasto alle povertà e del superamento delle diseguaglianze, di una comune politica di lotta all’evasione fiscale, di accoglienza ed integrazione degli immigrati sulla base di quote condivise tra i diversi Stati dell'Unione e di intese internazionali capaci di promuovere lo sviluppo e scoraggiare la partenza dai Paesi d'origine.   

* Mimmo Lucà è stato parlamentare del Pd e coordinatore nazionale dei Cristiano Sociali

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