
La Cei: Andrea Camilleri, scrittore che ha denunciato mafie e sfruttamento dei migranti
ROMA-ADISTA. «La sua vita e la sua carriera sono state all’insegna dell’impegno culturale e civile, facendosi cantore, con il suo stile ironico e pungente, delle difficoltà del nostro Paese, puntando il dito contro la mafia e lo sfruttamento dei migranti». Lo ha dichiarato don Ivan Maffeis, sottosegretario e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana appena appresa la notizia della morte dello scrittore Andrea Camilleri, deceduto nella mattinata del 17 luglio all’ospedale Santo Spirito di Roma.
Sulla morte di Camilleri è intervenuto anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera, la rete di associazioni antimafia, con cui lo scrittore siciliano aveva collaborato: «Senza Andrea Camilleri il nostro cielo è un po’ più buio. È stato un grande scrittore, ma anche un uomo saggio, integro, di profonda e palpabile umanità. Ci mancherà moltissimo lui e ci mancherà la sua parola, il suo ragionare pacato e lucido, la sua incrollabile fede nella capacità umana di costruire bene e giustizia, tanto più preziosi in questi anni di varia disumanità, di prepotenze, esibizioni di forza, discriminazioni dei deboli e degli emarginati. Personalmente ho verso di lui un grande debito di gratitudine. Camilleri è stato vicino a Libera, ha sostenuto le sue iniziative e i suoi progetti, ha dato fiducia a un movimento che crede e lotta per un’Italia diversa, compiutamente democratica, dove ogni persona sia riconosciuta nella sua dignità e libertà. Era uno di quei siciliani speciali che nei più diversi ambiti – l’arte, la letteratura, la magistratura, anche la politica – hanno costruito in quella meravigliosa isola percorsi di verità e di speranza che sono stati punto di riferimento per tutto il nostro Paese. Grazie, Andrea. Sarai sempre con noi, nel cuore del nostro impegno».
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