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Giustizia di genere nella Chiesa: un appello di cattolici svizzeri

Giustizia di genere nella Chiesa: un appello di cattolici svizzeri

Tratto da: Adista Notizie n° 28 del 27/07/2019

39913 BASILEA-ADISTA. L’uguaglianza tra uomini donne deve fare parte delle strategie della Chiesa cattolica: l’appello, contenuto nella “risoluzione di Basilea”, proviene dai cattolici del cantone svizzero di Basilea ed è rivolto a tre cardinali di curia, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Luis Ladaria Ferrer, il card. Reinhard Marx, membro del Consiglio dei Cardinali, e il prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, card. Kevin Farrell. La parità tra i sessi nella Chiesa, scrivono i firmatari il 17 luglio, secondo quanto riporta l’agenzia cattolica cath.ch il giorno successivo, è una questione trasversale che deve essere integrata in ogni commissione, organo e istituzione ecclesiastica, in quanto parte del programma della Chiesa.

La risoluzione era già stata adottata all’inizio del mese di giugno dal Sinodo della Chiesa cattolica di Basilea, organo legislativo della Chiesa locale, che è l’effettivo mittente della lettera, e risponde a una preoccupazione di ordine anche pastorale, ha spiegato il portavoce Matthias Schmitz, che spera di ricevere una risposta da parte di Roma. Una maggiore autonomia delle donne, si legge nella risoluzione, è necessaria per arrivare a una maggiore giustizia nella Chiesa; è dunque necessario che il Vaticano includa la questione nelle riflessioni e nelle decisioni che riguardano la Chiesa cattolica intera e le sottoponga a papa Francesco.

La nuova costituzione della Chiesa di Basilea, adottata lo scorso 16 giugno dopo una votazione con oltre il 90 percento di voti favorevoli, include anche un paragrafo speciale (sezione 27, paragrafo 4), che afferma: «La parità tra uomini e donne, specialmente per quanto riguarda le condizioni di lavoro e la parità di retribuzione, dovrebbe essere assicurata quando si scelgono le persone per la leadership della parrocchia».

Molteplici sono in Svizzera le iniziative che, in questo periodo, sono state lanciate per una maggiore giustizia di genere nella Chiesa, tra cui una giornata di sciopero delle donne, il 14 giugno scorso, cui hanno preso parte, a Liestal, Basilea e Olten, anche le teologhe, raccogliendo firme per il sacerdozio femminile e l’abolizione del celibato obbligatorio, e il dialogo avvenuto tra i teologi e le teologhe della piattaforma “Wir haben es satt!” (“Ne abbiamo abbastanza!”) con mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea nonché presidente della Conferenza episcopale elvetica; tutti sono stati concordi nel ritenere necessari cambiamenti strutturali nella Chiesa, per lanciare i quali il vescovo si è detto disponibile a avviare un processo. La piattaforma, formata da sette tra teologi e teologhe (Jacqueline Keune, Marie-Theres Beeler, Angela Büchel Sladkovic, Nico Derksen, Monika Hungerbühler, Elke Kreiselmeyer e Felix Senne) e sostenuta da un migliaio di persone, ha rivolto, nel marzo scorso, una serie di rivendicazioni ai vescovi del Paese proprio sul tema dell’uguaglianza di diritti nella Chiesa; nella lista dei sostenitori compare anche la presidente della Lega svizzera delle donne cattoliche Simone Curau-Aepli, la religiosa suor Ingrid Grave, della comunità delle domenicane di Ilanz, Odilo Noti, già responsabile comunicazione e marketing della Caritas svizzera e Sepp Riedener, pioniere della pastorale di strada a Lucerna, oltre a numerosi esponenti del mondo accademico, come Leo Karrer, professore emerito di teologia pastorale, Walter Kirchschläger e Max Küchler, entrambi docenti di Esegesi del Nuovo Testamento e Udo Rauchfleisch, docente emerito di psicologia.

* Maximino Cerezo Barredo, Eva, Maria, Ruah e la giustizia di genere, per gentile concessione dell'autore

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