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Il MOCEOP ed il Sinodo dell’Amazzonia

Il MOCEOP ed il Sinodo dell’Amazzonia

Documento pubblicato il 31.10.2019 nel sito del MOCEOP (Movimento per il Celibato Opzionale - www.moceop.net). Traduzione dallo spagnolo a cura di Lorenzo Tommaselli

 

 

Da parte del MOCEOP (Movimento per il Celibato Opzionale) celebriamo con grande soddisfazione le conclusioni del Documento finale del Sinodo dell'Amazzonia tenutosi recentemente a Roma.

Un evento storico senza dubbio. L’Amazzonia appartiene a nove diversi paesi, nei quali vivono più di 33 milioni di persone e con un’estensione di 8 milioni di km quadrati. La novità e la ricchezza del documento finale ci sembrano molto positive, con una visione, un linguaggio e uno stile totalmente nuovi negli scritti ecclesiali e vaticani. È un invito alla conversione integrale, ecologica, sociale, pastorale e sinodale con proposte molto specifiche in ciascuna delle sue sezioni.

È molto importante che il documento raccolga il clamore della terra ferita e il grido dei poveri con proposte coraggiose, come nessuna nazione, politici, governi o istituzioni internazionali siano stati in grado di esporle in modo così aperto e chiaro. Si denunciano la privatizzazione delle risorse naturali, la deforestazione (17%), il cambiamento climatico, il narcotraffico, l’alcolismo, la tratta, la criminalizzazione dei leader, i gruppi armati illegali, l’estrattivismo, i latifondi, ... e si propongono nuove modalità di sviluppo sostenibili che puntano, in linea con la «Laudato si’», ad un’ecologia integrale come unica via per salvare la Regione dall’estrattivismo predatorio che devasta tutto.

Si insiste sulla necessità di inculturarsi con le popolazioni indigene e imparare da loro, denunciando anche gli attacchi contro di loro e contro i progetti di sviluppo predatorio e la criminalizzazione dei movimenti sociali. La Chiesa promuoverà campagne per la cessione di aziende che minacciano i diritti umani, sociali ed ecologici.

Nella conversione pastorale della Chiesa si può dire che pone un rinnovamento, una nuova Chiesa, molto diversa da quella attuale. Ci rallegra constatare che si parla di una chiesa sinodale con un’alta partecipazione di tutti, anche del laicato e soprattutto delle donne: “la presenza e il tempo della donna”, dice. Viene proposto il diaconato femminile e Francesco ha già detto che riunirà di nuovo la Commissione, da lui creata nel 2016, rinnovandola con nuovi membri. Qui pensiamo che il Sinodo si mantenga basso, perché la donna nella Chiesa deve avere gli stessi diritti degli uomini ed essere in grado di svolgere le loro stesse responsabilità ecclesiali.

Si vuole una chiesa inculturata nella sua teologia, nella sua liturgia, nella sua struttura. Una chiesa con una ministerialità nuova e indigena: ministeri di uomini stabilmente sposati, nominati dalle stesse comunità. Si parla della creazione di “ministeri speciali per la cura della casa comune, del territorio e delle acque”, del decentramento dei ministeri facendoli talvolta ruotare, ecc ...

Insomma, molta ricchezza, molta novità, molta fede nuova, di una nuova chiesa desiderosa di rendere il mondo amazzonico un po’ più umano sfruttando “tutto il suo potenziale umanizzante e liberante”.

Si insiste molto sul dialogo ecumenico e interreligioso e sull’approccio alle religioni indigene. Mai più un’evangelizzazione in stile coloniale o con proselitismo...

La Chiesa deve eliminare il clericalismo e le imposizioni arbitrarie. Si deve rafforzare il ruolo dei laici. È necessario cambiare la formazione dei preti, che siano vicini al Vangelo, che ascoltino le persone, le guariscano, le confortino ...

Riteniamo che questi cambiamenti siano necessari anche in molti altri luoghi del mondo, non solo in Amazzonia, perché il celibato deve essere facoltativo, come chiediamo già da molti anni. In questo senso, il Sinodo è arrivato a darci ragione: non è necessario essere celibi per poter essere preti.

Siamo consapevoli della portata di questo progetto e delle difficoltà che comporta, soprattutto avendo davanti tutta una parte conservatrice e di scarsa prospettiva che esiste nella struttura vaticana ed ecclesiale, che condizionerà la decisione finale di Francesco. Speriamo e ci auguriamo che il papa non indietreggi e ratifichi tutto ciò che è stato concordato e votato, perché, nonostante tutto, crediamo che si apra una grande speranza e che sosteniamo con tutte le nostre forze questo grande progetto di chiesa nuova, che, sebbene non sia perfetto, sosteniamo affinché si possa realizzare e ci auguriamo che abbia avuto un effetto di contagio per la chiesa universale.

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