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Vescovo di Essen contro il no alla benedizione delle coppie gay: «Tentazione fondamentalista»

Vescovo di Essen contro il no alla benedizione delle coppie gay: «Tentazione fondamentalista»

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 24/04/2021

40620 ESSEN-ADISTA. I sacerdoti della diocesi di Essen che intendano benedire coppie omosessuali in occasione di un evento promosso da collettivi LGBTI in programma per il prossimo 10 maggio non andranno incontro ad alcuna sanzione. Lo ha affermato il vescovo mons. Franz-Joseph Overbeck, opponendo così resistenza al “no del Vaticano” in materia, sancito con il Responsum del 15 marzo scorso (v. Adista Notizie nn. 12, 14/21; Adista Documenti n. 13/21). Una posizione già espressa in una lettera alle parrocchie della diocesi del 19 marzo scorso, in cui Overbeck ha affermato che «c’è bisogno di una nuova visione dell’omosessualità, seria e rispettosa».

«Ho ricevuto molti feedback da moltissimi credenti impegnati e soprattutto da operatori pastorali che sono indignati per la valutazione dell'omosessualità espressa in questo documento del Vaticano, esordiva Overbeck nella lettera. «Le persone con un orientamento omosessuale si sentono offese e ferite. Le reazioni molto massicce all'interno della nostra diocesi, in Germania e oltre, mi toccano moltissimo. Diventa più che chiaro che la mera ripetizione della precedente percezione magisteriale e valutazione dell'omosessualità sulla base della legge naturale non è più compresa e nemmeno più accettata nel presente. Al contrario: la drammatica perdita di credibilità e plausibilità della morale sessuale cattolica anche tra i credenti più strettamente legati alla Chiesa sta accelerando. I tanti segnali pubblici delle comunità ecclesiali e soprattutto di molti pastori esprimono in questi giorni un aperto rifiuto della posizione del magistero, che non può più essere ignorato».

Ciò che è necessario, dunque, prosegue Overbeck, è «una visione più ampia della sessualità umana», che tenga conto non solo dei progressi delle scienze umane ma anche delle esperienze pastorali quotidiane, che vanno integrate «molto più profondamente nell'insegnamento della Chiesa». Si tratta di «tradurre i segni dei tempi, che, fin dall'inizio del cristianesimo, aiutano a comprendere l'intera tradizione come un evento vivente. Risposte semplici, inequivocabili e senza tempo raramente rendono giustizia alla vita umana e alla storicità di ogni conoscenza. Non dobbiamo quindi soccombere alle tentazioni fondamentaliste nella Chiesa».

«Abbiamo quindi bisogno – osserva il vescovo di Essen – di una rivalutazione seria e profondamente riconoscente dell'omosessualità nella nostra Chiesa in modo che le molte persone con orientamento omosessuale possano arrivare a una liberazione da storie di immensa sofferenza nel passato e nel presente. Moltissimi di loro portano – insieme ai loro parenti – innumerevoli ferite spesso ancora aperte che necessitano di guarigione. Questo passaggio è atteso da tempo, indipendentemente dalla delicata questione dello status ecclesiastico delle relazioni e delle unioni tra persone dello stesso sesso». Overbeck cita Gaudium et spes: «Chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono». I cristiani omosessuali, dunque, «intendono giustamente la loro vita come sequela di Cristo, anche nelle relazioni che intrattengono tra loro nell'amore fiducioso. Ecco perché il desiderio di benedire queste relazioni rimane comprensibile, perché vogliono rispondere liberamente e responsabilmente al progetto della propria vocazione battesimale nell'area della Chiesa». Il Responsum vaticano respinge questa possibilità mentre «molte scoperte teologiche e delle scienze umane attuali, ma anche la fedeltà dei credenti, che viene chiaramente espressa da molti in questi giorni, puntano in una direzione diversa », mirando a considerare la persona nella sua globalità e a «non ignorare la sua sessualità », che è «una parte inseparabile di que sta identità, soprattutto quando le persone vivono la propria sessualità in modo responsabile e con assoluto rispetto della dignità dell'altro nelle relazioni». In tale contesto, argomenta Overbeck, occorre cercare continuamente risposte all’altezza della missione: in particolare le celebrazioni di benedizione, così importanti in questo contesto. «Pronunciare sulle cose buone della vita una benedizione che non assomigli a un matrimonio, ma sia un segno di accompagnamento, dovrebbe mostrare che nel nome della Chiesa Dio è presente in questa relazione. Non dobbiamo rompere questa “porcellana delicata” nelle persone credenti, ma piuttosto rafforzarle nelle loro relazioni positive». 

* Mons. Franz-Josef Overbeck in una foto [ritagliata del 2014] tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

 

 

 

 

 

 

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