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Fiamme in un reparto di terapia intensiva a Baghdad. Il card. Sako: «Disastro Umanitario e Nazionale»

Fiamme in un reparto di terapia intensiva a Baghdad. Il card. Sako: «Disastro Umanitario e Nazionale»

BAGHDAD-ADISTA. La scorsa domenica un grave incendio è scoppiato all’interno dell’ospedale Ibn Al-Khatib, nella periferia di Baghdad. La causa probabile sembra legata ad uno scorretto uso del deposito delle bombole di ossigeno, il quale ha provocato l’esplosione di una di esse nel reparto di terapia intensiva, sovraffollato a causa dell’emergenza covid-19.

«Un disastro umanitario e nazionale che chiede a tutti di restare uniti, mostrare solidarietà e prendere le misure necessarie per evitare disastri così vergognosi» ha affermato il patriarca caldeo Luis Sako, in un messaggio rilasciato sul sito del patriarcato.

Il conto dei morti sale, rispetto alle aspettative iniziali, a 130. L’inchiesta aperta dal premier Al-Kazimi rivela numerose violazioni delle condizioni di sicurezza, alimentando le voci di coloro che richiedono, fra gli irakeni, le dimissioni del ministro della Sanità Hassan Al- Tamini, sospeso ad interim. La Commissione governativa, incaricata dell’indagine, riporta nella sua relazione che «l'attrezzatura antincendio presente nell'ospedale non è stata utilizzata perché le persone non erano a conoscenza di dove fosse conservata».

Si contano fra i morti non solo i pazienti ricoverati in terapia intensiva, ma anche i familiari che, in un evidente violazione delle più basilari norme anti covid, si trovavano nel reparto accanto ai propri cari. Proprio loro, denuncia la Commissione, sono stati coloro a soccorrere per primi le vittime, mentre le squadre della protezione civile hanno impiegato più di un ora ad intervenire. La relazione smaschera quindi il precedente comunicato del ministero degli Interni, che attraverso il suo portavoce, il maggiore generale Khaled al Muhanna aveva affermato il tempestivo intervento dei soccorsi «tre minuti dopo lo scoppio dell’incendio». Tre giorni di lutto nazionale sono stati annunciati nel Paese dal primo ministro, il quale ha promesso un risarcimento alle famiglie delle vittime di circa 10 milioni di dinari, circa 5700 euro.

Situazione difficile quella che sta vivendo l’Iraq in questo momento, con un territorio martoriato dalla guerra, il Paese si ritrova ad affrontare in pieno la seconda ondata di contagi, superando il milione dei casi registrati e le circa 15000 vittime da Covid. Circa 650 mila i vaccini giunti nel Paese grazie alle donazioni del programma Covax, dei quali la metà sono già stati somministrati.  Il card.Sako in visita sul luogo dell’incidente insieme al vescovo Shlemon Warduni ha affermato la vicinanza della Chiesa nell’intenzione di aiutare anche finanziariamente le famiglie colpite dal disastro. Un pensiero alle vittime del rogo giunge anche da parte del Papa, che dopo la preghiera mattutina del Regina Coeli si è detto «vicino alle vittime dell’incendio». Nel comunicato sul sito patriarcato caldeo si legge: «Come Chiesa ribadiamo il nostro pieno sostegno agli sforzi del governo, delle forze di sicurezza, del personale sanitario e di tutti gli iracheni di buona volontà nel costruire pace e stabilità per fornire servizi, specialmente in queste condizioni turbolente con la regione piena di conflitti».

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