
"Basta soldi per armi e guerre": petizione di Greenpeace per una "pace verde"
Pandemia, crisi economica e sociale, disastro ambientale e riscaldamento globale… e intanto l’industria bellica continua a fare affari d’oro e a proliferare sulla pelle dei popoli martoriati dalla guerra. Sembra assurdo, ma quello che passerà alla storia per la pandemia «è stato l’anno “migliore” per i venditori di armi, grazie ad un record di investimenti da parte dell’Unione Europea». La pace, denuncia Greenpeace in un comunicato diramato questa mattina, resta «solo una bella parola. La guerra invece conviene, forse è per questo che (come rivela il Global Peace Index) i livelli di pace nel mondo sono in costante calo dal 2008».
Mentre l’industria delle armi cresce sempre di più, a perderci siamo noi esseri umani. Non solo in termini di morte, insicurezza e povertà, ma anche «perdiamo tempo prezioso per combattere la crisi climatica», prosegue Greenpeace che lancia la petizione “Basta soldi per armi e guerre” per chiedere all’Unione Europea «di fermare i finanziamenti per il settore militare e utilizzare questi fondi per far fronte all’emergenza climatica».
I 20 miliardi che l’Europa intende spendere in difesa e nuovi armamenti nei prossimi 7 anni dovrebbero essere investiti «per prevenire incendi, mettere in sicurezza le abitazioni e i comuni a rischio idrogeologico, investire in agricoltura ecologica e energie rinnovabili per diminuire le emissioni di gas serra», in sintesi «per costruire davvero un futuro di pace. I cambiamenti climatici e la scarsità di risorse (di acqua, terreni coltivabili, energia) porteranno a nuovi conflitti che le armi e la violenza non riusciranno mai risolvere, ma solo ad aggravare).
In linea con i fondatori dell’organizzazione, che intendevano promuovere la «Pace Verde», Greenpeace afferma che «l’unica pace possibile è in un mondo in cui le limitate risorse naturali siano rispettate, celebrate e condivise e in cui ci sia cooperazione tra esseri umani e sia rispettata la dignità di ciascuno».
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