
Cammino sinodale italiano: le perplessità del Manifesto 4 ottobre
Ricorda il Manifesto 4 ottobre (gruppo di cristiani laici pugliesi), in un intervento pubblicato sul sito della Rete dei Viandanti, alla quale il gruppo aderisce, che l’appello di papa Francesco alla Chiesa italiana a “tornare” al Convegno di Firenze con un processo sinodale aperto risale al 30 gennaio scorso. Il Manifesto, in realtà, già dal 2014 invocava «una sinodalità permanente» per affrontare il cambiamento senza resistenze. E questo perché, «pur ignorati per anni dalla Chiesa locale – si legge nella riflessione –, ci sentiamo corresponsabili, ciascuno per i suoi limiti e le sue omissioni e contro-testimonianze, di quanto nella Chiesa non corrisponde al suo dover essere ed ai contenuti essenziali della sua missione».
Nei primi documenti diffusi dalla Cei per avviare il cammino sinodale italiano – Il comunicato della 74° Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana (27 maggio 2021), la Carta d’Intenti per il Cammino Sinodale dal titolo Annunciare il Vangelo in tempo di rinascita, il documento della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente (9 luglio) e la Lettera della Presidenza della Cei (7 settembre 2021) – «sembrano prevalere il non-detto, affermazioni scontate, genericità di contenuti, presupposti metodologici poco appropriati; tanto da prospettare più un cammino sinodale, previa consultazione di base, di soli vescovi che un cammino dei battezzati della Chiesa italiana».
Ad alimentare il pessimismo, denuncia il gruppo pugliese, l’assenza di seppur minimi accenni autocritici sugli ultimi decenni di vita ecclesiale dai quali partire per proporre un percorso di conversione, come se il cammino sinodale si intraprendesse non per esigenza di cambiamento ma solo in ossequio alla volontà papale. La scelta stessa di intraprendere un “cammino sinodale” e non un Sinodo vero e proprio rappresenta, denuncia il Manifesto, «per non incappare nelle maglie strette del Codice di diritto canonico e per poter navigare tra Scilla di uno strumento già regolamentato e Cariddi di uno strumento simile a tanti convegni». Troppi poi i 4 anni previsti per il cammino, denuncia ancora il Manifesto, e discutibile la decisione di non toccare temi caldi della vita ecclesiastica perché non interesserebbero ai fedeli. E poi, si domanda il gruppo nell’articolo: «Chi preparerà l’Istrumentum laboris? Da chi sarà composta l’Assemblea nazionale del Cammino Sinodale? É previsto un Comitato nazionale dei laici che decida, con pari dignità di vescovi, almeno lo Statuto e/o il Regolamento interno di questo cammino sinodale? O anche questi strumenti saranno imposti o calati dall’alto?».
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