
Sud Sudan: il sostegno del papa alle popolazioni colpite dalle alluvioni
La stagione delle piogge più violenta degli ultimi decenni: nubifragi e inondazioni hanno sconvolto ad agosto scorso il Sud Sudan, già martoriato da povertà, guerra civile, corruzione politica e militare, provocando morti, villaggi e campi distrutti e circa 12mila sfollati. Una devastazione che si è abbattuta anche sul settore agricolo, principale fonte di ricchezza del Paese, lasciando le popolazioni senza acqua potabile e senza cibo.
Al Sud Sudan senza pace, papa Francesco ha fatto sentire la propria vicinanza con una donazione di 75mila dollari, inviati dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale alla popolazione colpita della diocesi di Malakal. A darne notizia, lo stesso dicastero vaticano, in un comunicato del 4 ottobre scorso, che annuncia gli “Aiuti del Santo Padre alle popolazioni colpite dalle inondazioni in Sud Sudan e dai roghi divampati in Grecia”. Si legge nella parte relativa al Sud Sudan: «A seguito delle forti piogge e delle inondazioni devastanti che nell’agosto scorso hanno colpito il Sud Sudan, causando oltre 12mila sfollati, con circa 6mila case danneggiate o distrutte e ingenti danni materiali, Papa Francesco, mediante il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha stabilito di inviare 75mila US$ come contributo alle attività di emergenza e a programmi di sostentamento della popolazione nella Diocesi di Malakal, duramente colpita». «I contributi inviati - conclude il comunicato - vogliono esprimere il sentimento di spirituale vicinanza e paterno incoraggiamento da parte di Papa Francesco nei confronti delle persone e dei territori colpiti. Essi accompagnano la preghiera e sono parte degli aiuti che si stanno attivando in tutta la Chiesa Cattolica, che coinvolgono pure numerosi organismi di carità».
Sottolinea l’agenzia di informazione cattolica africana Cisa (5/10), con i dati dell’Onu alla mano, che «quasi 400.000 persone sono state colpite dalle inondazioni. Molte aree sono allagate, il che sta creando ulteriori disagi per le persone che già soffrono a causa degli sporadici combattimenti tra gruppi di milizie comunitarie e dei continui raid al bestiame. Le persone hanno perso i raccolti, il bestiame e le loro case, e non hanno il reddito per mantenersi o per ricostruire le loro vite».
* Foto di United Nations Photo, tratta da Flickr, immagine originale e licenza.
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