
La Rete per il Monitoraggio civico dei fondi europei per l'ambiente chiama all'azione
Una Rete della società civile raccoglie adesioni e si impegna a controllare che l’ingente flusso di capitali destinati dall’Europa alla transizione ecologica e alla rivoluzione verde sia effettivamente ed efficacemente indirizzato «a finanziare interventi cruciali sul piano ambientale: dalla mobilità sostenibile alla prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico e dei cambiamenti climatici, dalla tutela della biodiversità alla valorizzazione del patrimonio naturalistico e paesaggistico, dalla transizione energetica al miglioramento della qualità del servizio idrico integrato e della gestione del ciclo dei rifiuti, alla promozione dell’economia circolare».
Con questo presupposto nasce ReMo, la Rete di Monitoraggio civico dei fondi europei per l’ambiente, lanciata da un gruppo di associazioni – Lunaria, Monithon, Sbilanciamoci!, Kyoto Club, Cittadinanzattiva, Alleanza Mobilità Dolce, Fridays for Future Italia e ActionAid Italia – e aperta a nuove adesioni, attraverso l’indirizzo email retemonitoraggiocivico@gmail.com (specificare il nome della propria organizzazione, gruppo, rete di appartenenza, e indicare le motivazioni alla base della propria adesione).
Nel Manifesto della ReMo, si sottolinea che, «di fronte ai drammatici effetti del cambiamento climatico, la decarbonizzazione dell’economia e la transizione verso modelli di produzione, consumo e scambio ecologicamente e socialmente sostenibili rappresentano traguardi ineludibili da raggiungere con urgenza». L’Europa è formalmente impegnata per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatico, annunciando una vera “rivoluzione verde” nello stile di approvvigionamento energetico, di produzione e di consumo. Ai numerosi fondi già stanziati o in arrivo, si sommeranno in Italia quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). «A fronte della disponibilità di questa mole di risorse comunitarie – si legge nel Manifesto – è di fondamentale importanza realizzare un’azione di monitoraggio da parte delle cittadine e dei cittadini quanto più sistematica e incisiva possibile sulla loro destinazione e il loro utilizzo (...) attraverso un dialogo strutturato, inclusivo e paritario con le istituzioni pubbliche e i decisori interessati».
Un’opera di monitoraggio civico, si legge nel testo, «può essere una leva innovativa e determinante sia per migliorare e accrescere la trasparenza e l’accountability istituzionale, sia per stimolare la partecipazione pubblica e diffondere informazione, consapevolezza e competenze sui tanti problemi e nodi irrisolti che affliggono i nostri territori, dal dissesto idrogeologico all’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo, dalla mobilità alla gestione del ciclo dei rifiuti e alle sfide dell’economia circolare».
Leggi il Manifesto con l’elenco delle richieste e degli impegni della società civile.
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