
Cop26: per Greenpeace un accordo «debole e poco ambizioso»
«L’accordo finale sul clima della COP26 è debole e poco ambizioso» – afferma il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, in un articolo pubblicato il 14 novembre sul manifesto – e «l’obiettivo 1.5° resta appeso ad un filo». Il testo dell’accordo è stato progressivamente indebolito dalle pressioni dell’India che, sul tema del carbone, ha preferito si parlasse di "riduzione" invece che di "eliminazione". Ancora una volta i leader mondiali dichiarano obiettivi ma senza assumersi impegni concreti, che saranno volontari e purtroppo tardivi rispetto alle esigenze di sopravvivenza del pianeta.
Nonostante l’accordo annacquato, occorre ribadire l’obiettivo di eliminazione totale del carbone, afferma ancora Greenpeace. In tal senso, aggiunge il direttore, i Paesi più ricchi dovrebbero finanziare una “giusta riconversione” industriale nelle economie più fragili, affinché non siano i lavoratori più poveri a pagare il prezzo della transizione. Così come dovrebbero metter mano al portafogli per «compensare i danni climatici ai Paesi meno sviluppati». Ma anche su questo obiettivo bisognerà attendere la Conferenza sul Clima dell’anno prossimo in Egitto.
Tra i pochi aspetti positivi, Greenpeace cita l’inatteso accordo Usa-Cina che, sebbene anch’esso debole e inadeguato a questa fase storica, si spera possa aprire inediti e produttivi spazi di collaborazione.
Onufrio accusa infine l’Europa, la cui presenza ai negoziati è stata «segnata da ipocrisia e vero e proprio greenwashing. Nelle ultime due settimane, infatti, le proposte della Commissione hanno dato il via libera per autorizzare in modo accelerato le infrastrutture del gas fossile che hanno inserito nella proposta di Tassonomia (per definire cosa è “sostenibile”) assieme al nucleare».
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