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Abusi in Spagna:

Abusi in Spagna: "Rivolta delle donne nella Chiesa" richiama i vescovi alla responsabilità istituizonale

«Tutto il nostro sostegno, solidarietà e impegno a tutte le vittime di abusi nella Chiesa spagnola». Inizia così la riflessione (20 dicembre 2021) del gruppo Revuelta de Mujeres en la Iglesia (Rivolta delle donne nella Chiesa) che si associa alle vittime nel chiedere «verità, giustizia e riparazione». «Vittime – vi si legge – tra le quali ci sono anche donne, anche se i loro casi sono ancora molto più invisibili». Vittime per sostenere le quali il gruppo chiama in causa le comunità cristiane, perché dicano che «la loro ferita è la nostra ferita e che li abbracciamo, li accogliamo e chiediamo loro perdono per il nostro silenzio».

Il gruppo accoglie «con favore i passi compiuti da papa Francesco» per garantire l'apertura di un'inchiesta su 251 casi di abuso inediti raccolti e verificati dai giornalisti di El País, Íñigo Domínguez e Julio Núñez. «Negli ultimi tre anni – riassumono gli estensori – il lavoro di questi giornalisti ha creato un database di 602 casi di abusatori e 1.237 vittime dagli anni '30 ai giorni nostri all'interno della Chiesa cattolica spagnola. Questo numero supera di gran lunga i 220 casi riconosciuti dalla Conferenza Episcopale Spagnola (CEE)». Un numero che «ci dà un profondo senso di dolore e vergogna» e che «mostra ancora una volta una drammatica realtà che non può restare impunita e che richiede di essere affrontata con trasparenza, responsabilità istituzionale, riparazione e solidarietà affettiva ed effettiva con ogni persona maltrattata».

Desta «indignazione e dolore», scrivono, «che fino ad ora la posizione maggioritaria della gerarchia ecclesiale spagnola è stata di negazione e difensiva contro la rivendicazione delle associazioni delle vittime, nascondendo istituzionalmente i fatti e favorendo l'impunità per molti degli abusatori e, con essa, il ripetersi di abusi».

«Una posizione che – ritengono gli scriventi – ignora, quando non disprezza direttamente, la sofferenza delle persone maltrattate, le cui dichiarazioni e testimonianze sono oggetto di sospetto e a alle quali continuano a essere negati l'ascolto e la riparazione, il che suppone una ri-vittimizzazione che perpetua l'orrore e si fa contro loro, quasi dolorosi quanto gli abusi subiti ai suoi tempi».

«La decisione di papa Francesco di aprire un'inchiesta – seguitano – ci sembra coraggiosa e coerente con quella che è stata la sua posizione rispetto al grande dramma umano e flagello per la stessa Chiesa che costituiscono gli abusi. Una posizione che si rifiuta di “lavarsene le mani”. Al contrario, i vescovi spagnoli, ad eccezione di quello di Zamora, Fernando Valera, si sono caratterizzati per la loro resistenza ad aprire gli archivi e condurre un'indagine sistematica e approfondita sulla realtà degli abusi».

«La Rivolta delle Donne nella Chiesa esige tolleranza zero contro ogni forma di abuso di coscienza e di abuso sessuale»: essi «hanno origine nel male patologico del patriarcato e del clericalismo, male pandemico che annulla l'identità del popolo sotto l'abuso di potere».

«È tempo che, al di là dell'indagine sui 251 casi riferiti da El País al papa e al cardinale Juan José Omella, la Chiesa spagnola - diocesi, ordini religiosi e i loro organi di coordinamento, CEE e CONFER - si facciano definitivamente avanti e promuovano un un'indagine completa e indipendente sugli abusi commessi all'interno della Chiesa cattolica nel nostro Paese».

Ma «è anche tempo che le comunità cristiane, indipendentemente dall'atteggiamento dei nostri vescovi e ordini religiosi, dicano forte e chiaro che questa storia di miseria, peccato e criminalità deve finire e che le vittime degli abusi sono nostri fratelli e sorelle, che la loro ferita è la nostra ferita e che li abbracciamo, li accogliamo e chiediamo loro perdono per il nostro silenzio». «È tempo – conclude la riflessione – di lasciarsi alle spalle il regno delle tenebre ed entrare nel regno della luce».

*Foto di pubblico dominio tratta da vired.it

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