
In Nigeria violenza alimentata da malgoverno: "Famiglia Cristiana" intervista il card. Onaiyekan
La stage di Pentecoste nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, sud-ovest della Nigeria (v. Adista Notizie 22/22), è stata «davvero uno shock per tutti i nigeriani, musulmani e cristiani, cattolici e non cattolici». Il cardinale nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan (arcivescovo metropolita emerito di Abuja, presidente della Conferenza episcopale nigeriana dal 1999 al 2006, da sempre impegnato per la pace e il dialogo in Nigeria) ha espresso tutta la sua «commozione e indignazione» per i drammatici fatti del 5 giugno scorso in un’intervista a Famiglia Cristiana, pubblicata dal settimanale dei Paolini sul numero da domani in edicola. «Questo massacro non aiuta gli sforzi che stiamo facendo per le buone relazioni tra cristiani e musulmani in Nigeria», spiega il cardinale al giornalista Roberto Zichittella, «ma non dobbiamo fermarci e continuare a impegnarci per coltivare queste relazioni».
Un’aggressione simile, nel sud-ovest del Paese, non era attesa, continuano a ripetere testimoni e osservatori. Anche per questo, forse, nel cuore della città di Owo non era stata predisposta alcuna forma di protezione. Eppure, ricorda il cardinale, «da quasi dieci anni viviamo una situazione di insicurezza veramente preoccupante che non avevamo mai visto prima nella storia della Nigeria. Negli ultimi cinque anni la situazione è diventata terribile. I criminali uccidono dappertutto e quando non arrivano a uccidere prendono le persone in ostaggio per chiedere riscatti».
Insieme ad altri osservatori, l’arcivescovo emerito punta il dito contro le istituzioni del paese: «Fino a qualche anno fa la Nigeria non era così, potevamo affermare che la sicurezza interna era buona (...). Invece adesso non si riesce a garantire un minimo di sicurezza all’interno del nostro Paese. Questo è accaduto per il malgoverno e la corruzione. Le autorità non sono riuscite a fare fino in fondo il loro dovere, che è quello di garantire la sicurezza dei cittadini e quella dei loro beni».
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