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Dossier Immigrazione 2022: l'accoglienza degli ucraini, gli errori e le felici intuizioni

Dossier Immigrazione 2022: l'accoglienza degli ucraini, gli errori e le felici intuizioni

Il 27 ottobre prossimo – a Roma presso il Nuovo Teatro Orione (via Tortona, 7) e in contemporanea in tutte le Regioni italiane – sarà presentato, come di consueto, l’annuale Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi IDOS, in collaborazione con Centro Studi Confronti e con l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

Anticipazioni...

Questa mattina, IDOS ha diffuso alcune anticipazioni del Dossier 2022, centrando l’attenzione sul tema della guerra in corso in Ucraina. “Cosa è andato storto nell’accoglienza degli ucraini”, titola la nota del Centro Studi. Per la prima volta, spiega, l’Italia (con il Dpcm del 28 marzo 2022) ha introdotto importanti modifiche nell’accoglienza dei rifugiati ucraini e «le oltre 150.000 persone in fuga dalla guerra hanno goduto di una normativa finora mai attuata per i rifugiati in Italia». E però le persone ucraine «sono state accolte soprattutto dai connazionali residenti nel Paese, mentre dopo 6 mesi meno di 14.000 hanno un posto nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Delude l’ospitalità “diffusa” nelle famiglie: 287 contro quasi 6.000 posti disponibili». Alla base di questo “fallimento”, secondo IDOS, si può rintracciare «un’impostazione burocratica ed emergenziale che ha vanificato le buone intenzioni. E che va superata, per tutti i profughi».

Buone intenzioni ma tempi troppo lenti

Per quanto straordinario e positivo, il piano di accoglienza delle istituzioni ha funzionato male. Insomma, per fortuna lo «slancio solidaristico della popolazione (e degli ucraini già in Italia) ha garantito una risposta alla larga maggioranza dei profughi, per lo più presso privati invece che in strutture collettive, ma l’intenzione di canalizzare l’onda emotiva in forme di accoglienza organiche, organizzate e sostenibili è andata troppo a rilento: su oltre 150.000 profughi ucraini giunti in Italia, il sistema istituzionale ne ha accolto meno del 20% tra alberghi, Sai/Cas e bando della Protezione civile».

Importanti intuizioni

Ma se l’esperienza, nel caso specifico della crisi Ucraina, può definirsi deludente, occorre comunque «non disperdere le ottime innovazioni introdotte dall’Italia», magari puntando a snellire le procedure burocratiche e mettendo «a sistema il modello sperimentato con gli ucraini, estendendo il trattamento finora riservato solo a loro a tutte le persone che arrivano in Italia in cerca di protezione da conflitti e pericoli concreti per la loro sopravvivenza». Un modello, quello introdotto dal Dpcm del 28 marzo 2022, innovativo e lungimirante sul piano dei diritti sociali e dell’integrazione (e quindi della pace sociale): per esempio, «ai profughi dall’Ucraina è stato riconosciuto fin da subito il diritto di scegliere la città (o il Paese europeo) in cui fermarsi, cercare un lavoro, affittare un alloggio, iscrivere i figli a scuola, accedere al Sistema sanitario nazionale e ricevere cure e vaccinazioni». Poi, «l’accoglienza domestica (o in famiglia) è stata assunta a politica pubblica». Infine, «gli sfollati ucraini sono stati autorizzati a cercare sistemazioni autonome, ricevendo direttamente un contributo monetario» e sviluppando autonomia e responsabilizzazione dei rifugiati, stimolando «legami con le comunità locali».

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