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Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: «In Palestina si continua a morire e la vittoria della destra in Israele non lascia grandi speranze»

Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: «In Palestina si continua a morire e la vittoria della destra in Israele non lascia grandi speranze»

GERUSALEMME-ADISTA. In Palestina si continua a morire tutti i giorni, ma nel silenzio dei grandi mezzi di informazione. La denuncia arriva da Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, in un’ampia intervista rilasciata ad Asia News a pochi giorni dalle celebrazioni del Natale

«Quest’anno molti fatti di sangue sono avvenuti nel silenzio», spiega Pizzaballa, che esprime le proprie «preoccupazioni» per la situazione politica in Israele, ma anche per la situazione migratoria e per l’evoluzione della questione palestinese.

«Non se ne parla più – nota il prelato – anche se quasi ogni giorno vi è qualcuno che muore». È, infatti, di quest’anno, il triste record di morti palestinesi a causa del contesto politico in Terrasanta. «La questione palestinese non è più al centro dell’attenzione della politica internazionale e dei media, il cui interesse pende per l’Ucraina e altre zone del pianeta. La questione palestinese sembra aver stancato i più» afferma Pizzabella, denunciando la superficialità di una certa comunicazione odierna che, seppur veloce, pare inadatta ad affrontare con la giusta profondità l’evolversi di situazioni complesse. Gli ultimi sviluppi politici israeliani, inoltre, lasciano ben poco sperare.

L’ultima tornata elettorale, infatti, ha visto uscire vincitori alcuni esponenti dell’estrema destra israeliana, come Itamar Ben Gvir, leader del partito Otzma Yehudit (Forza Ebraica), noto da tempo per le sue posizioni xenofobe e condannato in passato per incitamento al razzismo e sostegno a un’organizzazione terroristica. La sera del 21 dicembre, a pochi minuti dalla scadenza costituzionale, Benjamin Netanyahu ha annunciato il raggiungimento di un’intesa di governo, confermando la nascita dell’esecutivo più a destra della storia del Paese. «Ci sono riuscito [a formare il governo]» ha twittato il premier, evidentemente soddisfatto del neoformato esecutivo.

Non lasciano dubbi le considerazioni del patriarca a riguardo. «Parlare di prospettive con questo governo è complicato e abbiamo già espresso le nostre preoccupazioni per il linguaggio violento di alcuni esponenti della coalizione» ha affermato Pizzaballa. «Una tendenza a escludere sia all’interno della società ebraica sia nei confronti dei non ebrei nello Stato di Israele, oltre alla questione palestinese di cui non vogliono proprio sentir parlare», commenta l’alto prelato. Prospettive, dunque, che, nonostante ormai l’imminenza del Natale, non sembrano permettere nemmeno al patriarca di poter sperare in una svolta incoraggiante. L’instabile situazione della società israeliana sembra non trovare pace e Gerusalemme, nonostante il significato del suo nome, sembra destinata ancora ad essere città della discordia più che della pace. «Come Chiesa – assicura il patriarca – continueremo a non abbassare la guardia e a essere molto chiari».

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