Mons. Perego: «Il raggiunto accordo europeo sui migranti è un passo indietro»
«Un passo indietro»: così l’arcivescovo di Ferrara Giancarlo Perego, presidente della fondazione Migrantes della Cei, ha definito il Patto sulle migrazioni, l’accordo siglato in Lussemburgo, il 9 giugno fra i 27 ministri degli Interni dei Paesi della UE su accoglienza, redistribuzione e asilo dei migranti.
«Siamo di fronte a un evidente passo indietro – ha detto ad Avvenire (11/6) – con questa proposta, che dovrà poi essere valutata dal Parlamento europeo, anche se non c'è un vento politico che faccia sperare in una revisione migliorativa. Ammesso e non concesso che riesca a votarla prima delle elezioni del 2024. Un passo indietro sulla costruzione della solidarietà europea e di una agenda dell'immigrazione e dell'asilo. Poi sui problemi fondamentali non si sono date risposte».
Fra i punti discutibili del provvedimento, mons Perego segnala: «L’accoglienza diffusa anzitutto. In termini di richiesta e concessione dell’asilo la responsabilità è di tutti i paesi membri, mentre quelli del gruppo di Visegrad selezionano i richiedenti. Come abbiamo visto, gli ucraini sono stati accolti mentre è stato rifiutato il collocamento di chi arriva da Africa e Asia. Ci sono poi Paesi che portano un peso maggiore peso rispetto agli altri. Certamente non l’Italia, visto che siamo al 14° posto per l’accoglienza. Nonostante il milione e duecentomila persone che sono passate dall'Italia, il nostro Paese fino ad oggi non è stato un centro di accoglienza ma un luogo di transito per il 90%. Semmai l'Italia ha una grossa responsabilità nella valutazione del diritto di asilo' perché sul tema della gestione siamo al punto di partenza e le procedure di asilo restano vergognose. Non sfugge poi che, dopo aver gridato contro Londra per l’invio in Ruanda di rifugiati e richiedenti, di fatto l’Ue proponga la stessa cosa, cioè di poter rimandare ln paesi terzi presunti sicuri come Nigeria, Costa d’Avorio e Tunisia le persone che sbarcano ad esempio nel nostro paese senza dare loro una vera tutela. Questo è poco rassicurante».
«Se si sono accolte due milioni e 400 mila persone ucraine nella Ue dando a tutti la protezione sociale – osserva il vescovo –, significa che Bruxelles in pochi mesi ha saputo dare un grosso segnale di responsabilità e solidarietà. Non si capisce perché, invece, davanti alle proposte di redistribuzione degli altri profughi - 30 mila - ci sia una effettiva distinzione tra richiedenti asilo provenienti da Paesi dove per noi è importante una presenza di solidarietà e la sicurezza delle persone e quelli provenienti da paesi che non sono in questo alveo di sicurezza, affari ed economia dei nostri territori. Costoro vengono lasciati nella loro situazione spesso grave senza poter esercitare il diritto di migrare».
*Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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