Nasce la “Fondazione PerugiAssisi”: diffondere la cultura della pace in tempi di guerra
Dagli organizzatori della Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità è nata ieri a Perugia la “Fondazione PerugiAssissi per la cultura della pace”, «un nuovo strumento – spiegano i promotori in un annuncio di oggi – per costruire e diffondere la cultura della pace, della cura e della fraternità, argine e alternativa alla cultura della violenza e della guerra, dell’individualismo e della competizione selvaggia, della discriminazione, dell’indifferenza e dello scarto, dello sfruttamento delle persone, dei beni comuni e della natura».
Un passo avanti su quel lungo cammino inaugurato da Aldo Capitini in quella prima Marcia della Pace da Perugia ad Assisi, il 24 settembre 1961. Una forma di “resistenza” di fronte a una proposta istituzionale italiana che brilla ancora oggi per l’assenza di cultura della pace e che anzi, con «la pretesa di vincere la guerra con la guerra», non fa altro che alimentare «una drammatica escalation militare globale che minaccia di trascinarci prima nel campo di battaglia e poi nell’abisso atomico».
Una politica e una cultura della guerra, denunciano i promotori della Fondazione, che investe anche il rapporto con la natura – la quale oggi «ci sta presentando il severo conto di tutta l’incuria e gli abusi che le abbiamo inferto» – e con i poveri di tutto il mondo, sempre più sconvolti da ingiustizia, competizione selvaggia, sfruttamento, disuguaglianze, migrazioni di massa.
È ferma convinzione dei promotori che, per usare le parole di papa Francesco, «Ci vuole più coraggio a cercare la pace che a fare la guerra»: per questo, scrivono, «è urgente una nuova e più ampia assunzione di responsabilità delle donne, degli uomini e delle istituzioni che davvero vogliono la pace. O ricominciamo subito a lavorare seriamente per la pace o finiremo per piangere sui nostri errori».
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