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Passi lenti, purché sulla strada giusta

Passi lenti, purché sulla strada giusta

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 30/09/2023

Perché solo adesso, in seguito a piccoli segnali di progressismo, vari iscritti e quadri dal PD stanno emigrando verso formazioni partitiche di centro? Evidentemente perché, sino all’elezione di Elly Schlein, si sentivano a casa. A conferma della tesi della sostanziale equipollenza, nel panorama politico italiano, fra centro-sinistra e centro-destra. Riuscirà la nuova dirigenza del PD a non lasciarsi scoraggiare dalle emorragie, a proporre concretamente piattaforme riformiste da contrattare con il Movimento 5 Stelle e la costellazione di formazioni partitiche a sinistra? Potrà ipotizzare, addirittura, qualche forma di sinergia con la lista pacifista di Michele Santoro e di Raniero La Valle, qualora davvero essa si costituisca in tempo per le elezioni europee del prossimo anno?

Dopo anni di errori strategici e di conseguenti delusioni nell’animo degli elettori non c’è molto da sperare. Tra i puri c’è sempre qualcuno che ci tiene ad apparire più puro degli altri, dimenticando che – in democrazia – l’ottimo spesso è nemico del bene: i compromessi sono solo vittorie dimezzate, ma preferibili a sconfitte intere. Essenziale, irrinunciabile, mi pare la direzione: se la mèta merita, i tempi di marcia possono essere anche ridotti. Meglio pochi e lenti passi per la strada giusta che molti, e veloci, nel verso sbagliato.

Quale sarebbe una vetta degna di essere scalata? Intanto la difesa della Costituzione repubblicana. Questo obiettivo non può non segnare una discriminante decisiva: o pro o contro. Non è un testo intoccabile, come tutti i prodotti umani vive solo rinnovandosi; ma dev’essere netta la differenza fra chi vuole aggiornarla iuxta propria principia (in base ai principi costituzionali) e chi vuole rinnegarla per tornare a forme nere o grigie di dittatura. Attualmente essa è difesa da due istituzioni (la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale), ma entrambe sono incarnate, concretamente, da soggetti scelti – direttamente o indirettamente – dalle maggioranze parlamentari. Si tratterà di soggetti affidabili anche se dovessero essere prescelti da maggioranze politiche ostili allo spirito costituzionale che permanessero al potere per molti anni?

È dunque urgente contarsi, senza dare per scontato che le etichette partitiche da sole marchino le differenze effettive. Negli ultimi decenni abbiamo visto di tutto: sedicenti democratici hanno violato gli articoli che vietano di ricorrere alla guerra per risolvere i conflitti (almeno da Massimo D’Alema in poi) e hanno preso accordi con governi africani e medio-orientali per impedire, con ogni mezzo, i flussi migratori verso l’Italia (come il ministro Marco Minniti da ministro degli interni del governo Gentiloni), laddove rispettabili conservatori (dal prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa al magistrato Paolo Borsellino) hanno affrontato consapevolmente la morte pur di difendere la legalità costituzionale. I problemi attuali ci sono e sono enormi: ma non può essere solo la parte del ceto dirigente meno istruita intellettualmente e più compromessa eticamente ad affrontarli. Questa porzione, elettoralmente vincente pur se rappresenta una parte minoritaria del Paese, ha la geniale capacità (ereditata un po’ dal nume tutelare Silvio Berlusconi) di far credere agli italiani più disagiati che i suoi provvedimenti (dall’abolizione del reddito di cittadinanza alla flat tax) siano a loro favorevoli: dunque spetta all’attuale opposizione spiegare che si tratta di provvedimenti non solo immorali (purtroppo la notizia non turberebbe le coscienze di molti), ma anche dannosi per le tasche dei meno ricchi. Per rispolverare alcuni attrezzi interpretativi che non mi sembrano inservibili, potremmo dire con Antonio Gramsci che il centro-destra ha ottenuto (anche grazie a un sistema elettorale che tutti criticano e nessuno modifica) il «dominio politico-statuale». E ciò è grave. Per evitare tragedie davvero irreversibili, ogni cittadino onesto e libero dovrebbe operare, qui e subito, affinché questo dominio non si trasformi in «egemonia culturale».

Augusto Cavadi co-dirige, con la moglie Adriana Saieva, la Casa dell'equità e della bellezza di Palermo. Ha pubblicato, tra l’altro, “Il Dio dei mafiosi” (2009), "Dio visto da Sud" (2021) e "O religione o ateismo? La spiritualità 'laica' come fondamento comune" (2021) 

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