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Presidenziali in Argentina: vincerà il candidato che definisce il papa imbecille?

Presidenziali in Argentina: vincerà il candidato che definisce il papa imbecille?

Tratto da: Adista Notizie n° 36 del 28/10/2023

41624 BUENOS AIRES-ADISTA. Si sta per votare in Argentina: saranno rinnovate le cariche del presidente della Repubblica, di 130 deputati e di un terzo (24 seggi) del Senato. Accade il 22 ottobre, ma solo come primo turno. Il probabilissimo secondo turno è programmato per il 19 novembre (e il nuovo presidente entrerà in carica il 10 dicembre), a meno che il più votato abbia superato il 40% delle preferenze o abbia messo insieme il 10% in più rispetto al secondo arrivato.

Il tutto «in una complessa situazione socioeconomica – sintetizza RTVE (14/10) – con una inflazione anno su anno del 124,4% e una povertà del 40,1%. E, per il nuovo presidente, l’ulteriore impegno di «rispettare il programma del Fondo monetario internazionale per rientrare dal debito contratto dal governo di Macri nel 2018».

Stando ai sondaggi, questa incombenza dovrebbe toccare a Javier Milei, del partito di ultradestra di cui è fondatore “La Libertad Avanza”. Il 13 agosto alle elezioni primarie dette PASO (acronimo di: primarie, aperte, simultanee e obbligatorie) Milei ha raggiunto il 30% dei voti. Risultato confermato – anzi superato, attestandosi al 30,6 delle preferenze –, nei sondaggi realizzati da DatosRTVE (resi noti il 14/10) calcolando la media dei sondaggi realizzati negli ultimi mesi.

A tallonare Milei, con il 29,6% alle primarie del PASO, Sergio Massa, ministro dell’Economia nell’attuale governo Macri da poco più di un anno e rappresentante del peronismo, rimontato da Milei giusto nella campagna elettorale per il 13 agosto, in poche settimane. Guadagna il terzo posto in classifica Patricia Bullrich (Proposta Repubblicana) con il 24,4% delle scelte e la possibilità dunque di fare da arbitro al secondo turno.

Chi è Milei?

«Non sono venuto per guidare gli agnelli, sono venuto a svegliare i leoni». Così il 52.enne Milei ha presentato il suo ingresso in politica. Paragonato a politici di estrema destra come l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il brasiliano Jair Bolsonaro, cattolico, talvolta definito il “nuovo Messia”, propone di “dollarizzare” l’economia, di chiudere («dinamitare», secondo le sue parole) la Banca Centrale (secondo lui all’origine de guai del Paese), di portare (miracolosamente) l’Argentina a «livelli di vita simili a quelli dell’Italia o della Francia» in 15 anni; di privatizzare le imprese pubbliche di Stato, ottenendo una drastica riduzione della spesa pubblica, e di ridurre i ministeri presidenziali a soli otto dei 18 attuali. Milei ha anche detto di essere a favore della legalizzazione del mercato per la vendita di organi, attività vietata dalla legge del Paese. «Ci sono 7.500 persone che soffrono, in attesa di trapianti, c'è qualcosa che non funziona bene – ha argomentato in agosto sul canale televisivo TN –. Quello che propongo è cercare meccanismi di mercato per risolvere questo problema».

Milei sostiene anche la possibilità per gli argentini di acquistare armi liberamente, un’idea della candidata alla vicepresidenza Victoria Villarruel, del suo stesso partito. Fermamente contraria all’aborto e alle nozze gay, cugina e nipote di militari, Villarruel si è distinta per aver messo in discussione i crimini commessi durante il regime militare che ha governato l’Argentina dal 1976 al 1983, comprese la tortura e la scomparsa di migliaia di persone a opera delle forze di sicurezza. Propone una riforma della giustizia che potrebbe arrivare a concedere il rilascio di decine di ufficiali militari e di polizia condannati per i crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura.

Risponde Bergoglio

Con un simile biglietto da visita, stranisce che nei sondaggi gli argentini dichiarino di volere Milei come presidente. Che però conquista la pancia dell’opinione pubblica quando attacca la politica governativa perseguita dagli ultimi governi. Vinte le primarie del PASO ad agosto ha per esempio proclamato: «Siamo riusciti a costruire questa alternativa competitiva che non solo finirà il kirchnerismo, ma porrà anche fine alla casta politica parassita, ladra e inutile che affonda questo Paese».

Tuttavia, sarebbe ancora più strano che gli elettori lo destinassero alla più alta carica statale anche perché ha vituperato con parole di bassa lega papa Bergoglio. Come si dice nella stampa locale, toccate tutto agli argentini ma non ci provate ad attaccare Francesco.

E invece Milei in vari contesti ne ha dette di indiscutibilmente oltraggiose. Al giornalista statunitense e trampista Tucker Carlson, a settembre: Bergoglio «ha un'affinità con i comunisti assassini, infatti non li condanna. È accondiscendente con tutti gli uomini di sinistra, anche quando sono veri e propri criminali». Ancora: il Papa «è uno che considera la giustizia sociale come un elemento centrale della sua visione e questo è molto complicato perché la giustizia sociale è rubare il futuro del lavoro di una persona e darlo a un'altra». E in altre occasioni: è un «imbecille comunista», è una «incarnazione del maligno sulla Terra».

Un «pifferaio magico»

All’accusa di comunismo papa Francesco ha risposto nella lunga intervista rilasciata alla direttrice dell’agenzia Telam Bernarda Llorente il 7 ottobre (pubblicata il 16 ottobre). «A volte, quando mi sentono dire le cose che ho scritto nelle encicliche sociali, dicono che il Papa è un comunista. Non lo è. Il Papa prende il Vangelo e dice quello che il Vangelo dice», ha detto non citando Milei.

Non citandolo neanche più tardi quando ha a sua volta fortemente criticato il personaggio, aggressivo nel modo di proporsi e sedicente messianico nel presentarsi come il salvatore della nazione. «Tutti siamo stati giovani e inesperti – ha iniziato il papa – e a volte i ragazzi e le ragazze si aggrappano ai miracoli, ai messia, alle cose che si risolvono in modo messianico. Il Messia è uno solo che ci ha salvato tutti. Gli altri sono tutti pagliacci messianici. Nessuno di loro può promettere la risoluzione dei conflitti, se non attraverso crisi che vanno verso l'alto. E non da solo».

In un altro passaggio dell’intervista il riferimento al candidato del La Libertad Avanza è evidente: «L'umanità manca di protagonisti dell'umanità, che rendano visibile il suo protagonismo umano – ha detto –. A volte noto che manca questa capacità di gestire le crisi e di far emergere la propria cultura. Non abbiamo paura di far emergere i veri valori di un Paese. Le crisi sono come voci che ci indicano dove procedere. D'altra parte, i problemi che a volte sono un po' coperti o nascosti, sono come il pifferaio magico, suonano il flauto, tu pensi che sia tutto un flauto, vai lì e tutti affogano. Ho molta paura dei pifferai perché sono affascinanti. Se fossero serpenti li lascerei, ma incantano le persone... e finiscono per affogarle. Persone che credono che la crisi possa essere superata danzando al suono del flauto, con redentori fatti in una notte. No. La crisi va assunta e superata, ma sempre verso l'alto». 

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