
Crisi nell'Est Congo: i vescovi di RDC, Ruanda e Burundi cercano vie di pace
Si sono riunite a Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), le Conferenze Episcopali di Ruanda, Burundi e RDC, afferenti all’Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (ACEAC). Il 27 gennaio scorso, alla vigilia della chiusura del meeting, i vescovi hanno rilasciato una conferenza stampa per presentare la loro posizione sul pluridecennale conflitto che rende la regione di confine tra i tre Paesi una delle zone più insicure del pianeta. E, mentre i governi dei rispettivi Paesi si rimpallano le accuse, fino a minacciarsi guerra, i rappresentanti delle Chiese locali cercano strade di dialogo e di pace.
«Quando parliamo della violenza e dell’insicurezza nell’est della Repubblica Democratica del Congo in Ruanda e in Burundi», spiega il presidente ACEAC, mons. José Moko (vescovo di Idiofa), «parliamo di un numero di vittime tra i 5 e i 12 milioni di morti». (Agenzia Fides, 29/2) Il conflitto imperversa da 30 anni, ma si è intensificato negli ultimi anni, spiega la Fides, a causa della violenza dilagante nel Nord Kivu, legata alla presenza del Movimento M23, legato all’esercito del Ruanda, che si sta scontrando con le forze armate congolesi (FARDC) – che si avvalgono anche dell’ausilio di mercenari stranieri e di gruppi militari burundesi – provocando stragi di civili e migrazioni di massa.
L’Agenzia Fides segnala con in conferenza stampa qualche giornalista ha accusato il Ruanda di fomentare gli scontri. «I vescovi del Ruanda sono molto molto sensibili alla situazione che sta accadendo nella parte orientale del nostro Paese», ha ribadito Moko. «Credo che tutti aneliamo alla pace, che non esista un solo vescovo cattolico del Ruanda, del Burundi o della Repubblica Democratica del Congo che potrebbe rallegrarsi di ciò che sta accadendo nella RDC».
Nel corso della messa conclusiva, il 28 gennaio, nel corso della sua omelia, il card. Fridolin Ambongo Besungu (arcivescovo di Kinshasa e presidente del SECAM-Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar) ha accusato i leader politici dei tre Paesi di incitare le popolazioni «alla divisione e al conflitto», perché mossi da egoistici interessi.
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