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Rete Radié Resch. La condizione essenziale

Rete Radié Resch. La condizione essenziale

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 8 del 02/03/2024

Lo scorso 15 febbraio si è svolta a Prato, un incontro molto partecipato che ha visto, nel ricordo di Antonio Vermigli, giornalista, direttore della rivista In Dialogo, la presenza di Frei Betto, domenicano, teologo, impegnato nei movimenti nella comunità cattoliche latino-americane di base, attuale delegato FAO per Cuba, e quella della nuova redazione del trimestrale della Rete Radiè Resch, la cui direzione è stata assunta adesso da Fulvio Gardumi. L’iniziativa si è svolta per volontà della Casa della Solidarietà di Quarrata, della Rete Radiè Resch nazionale e di altre associazioni della Piana di Firenze, Prato e Pistoia, fra le quali la Comunità delle Piagge e la fondazione un Raggio di Luce. Il teologo che il prossimo anno compierà 80 anni, nel corso della serata, ha toccato numerosi aspetti della vita brasiliana, della situazione mondiale che vede una crisi generalizzata delle ideologie progressiste, della democrazia, della situazione ambientale, dell’accerchiamento che vede come bersaglio papa Francesco. Sulla complessità della situazione in Brasile, a poco più di un anno dell’ insediamento di Lula, Frei Betto ha voluto sottolineare quanto sia frutto del risultato di un voto che, pur avendo portato all’elezione un presidente progressista, vede un Congresso con maggioranza conservatrice.

Un pericolo, in un contesto delicato che secondo Frei Betto, è favorito «da una sinistra che ha perso la capacità di mobilitare le masse». In Brasile comunque, ha sottolineato Betto, in mezzo a fatiche ed incertezze, Lula «ha ridotto della metà il tasso di disoccupazione, ha aumentato di un terzo il salario minimo» anche se ci sono ancora trenta milioni di persone in povertà assoluta. Ha difeso in modo intransigente la democrazia (come non ricordare la reazione al tentato golpe a inizio gennaio dello scorso anno), è riuscito a creare una stabilità politica forte, a ridurre il debito estero del Paese riportando quest’ultimo da protagonista sullo scenario internazionale. Secondo Frei Betto, tutto ciò non può bastare, occorre riportare la partecipazione popolare al centro della vita politica. Deve risultare evidente che una delle priorità del Paese consiste «nell’educazione politica del popolo», una vera necessità che permetterebbe di consolidare quanto c’è di progressista nel governo Lula, allontanando le pulsioni conservatrici che oggi, più o meno apertamente, vogliono incidere. Ma il tema è decisamente globale. «Cosa può averci fatto cambiare?», ha chiesto Frei Betto. Rispondendo subito dopo: «È accaduto un dettaglio, un particolare. È venuta a mancare l’educazione politica del popolo. È mancato d’imprimere un senso all’esistenza. È venuta meno la nostra soggettività».

In sostanza abbiamo perso quella condizione essenziale rappresentata dall’amore, dalla passione alla vita sociale, a quella politica, in una resa incondizionata alle paure, alle indifferenze. «È venuta a mancare – ha sottolineato Frei Betto – quella forza rappresentata dall’educazione politica che ad esempio, aveva consentito a due giovani, lontani fra di loro nel tempo e nei luoghi, di abbandonare una vita agiata per abbracciare il senso dell’esistenza con e fra gli ultimi; Francesco d’Assisi ed Ernesto Guevara». C’è un’altro «peccato» della sinistra, in tutto il mondo, ed è quello di professare un’antireligiosità pre-costituita che ha impedito di accostare la visione comunista a quella religiosa, mentre la destra è più pragmatica, «non ha mai rinunciato alla religione, ha sempre saputo manipolarla». Tutti i nostri Paesi sono pieni di esempi “illustri”.

Altro tema toccato dal teologo è stato quello ambientale, dell’energia, dello sfruttamento indiscriminato della natura e dell’accanimento verso le popolazioni indigene. Frei Betto ha ricordato che il Brasile di Lula, in un anno, è riuscito a ridurre la deforestazione dell’Amazonia anche se poi sembra abbia fallito quella nella regione del Cerrado. Il problema dell’Amazzonia continua a essere grave perché continua l’invasione dei cercatori di oro, delle grandi compagnie di estrazione mineraria, dei narcotrafficanti, dell’agro-business che si accanisce deforestando e insediando monocolture che snaturano il territorio e mettono in drammatica difficoltà la sopravvivenza delle popolazioni indigene. L’Amazzonia è ancora un grande patrimonio ambientale globale ma è evidente che la deforestazione causa danni e squilibri incalcolabili. Occorre, secondo Frei Betto, riflettere su questi temi, anche in vista della prossima Cop28 che si svolgerà proprio in Amazzonia.

Allo stesso tempo diventa fondamentale l’attenzione alle “reti social” che Frei Betto chiama «reti digitali». «Le reti sono programmate da grandi piattaforme gestite della destra e il loro obiettivo non è solo far eleggere Bolsonaro, Meloni, Erdogan o Le Pen. No! Il loro intento principale è fare soldi automatizzando il nostro ruolo di consumatori». Il teologo ha sottolineato quella sorta di meccanismo infernale che parte da una nostra banale curiosità, e che per ogni nostra ricerca su internet «misteriosamente» ci vede sommersi di pubblicità, di inviti che fanno riferimento a quel «bisogno» falso. In sostanza le reti digitali «conoscono tutto di noi ma noi non sappiamo niente di loro», ci confinano in un mondo che ci impedisce di uscire, di aprirci, per farci sommergere di pubblicità che scatenando le nostre emozioni ci plagiano invitandoci a comprare cose di cui non abbiamo bisogno: «Cadiamo in una trappola che serve ad aumentare la nostra autostima, il nostro prestigio sociale e che provocherà l’invidia degli amici». Un vero specchio nel quale ritroviamo il nostro narcisismo che ci conduce «verso una vera dipendenza, dal cellulare, dalle reti. Come una qualsiasi altra dipendenza… sia alcool che droga», ha sottolineato. Una visione davvero profetica, quella di Frei Betto, perché mentre esponeva queste parole, in una singolare coincidenza, le agenzie battevano la notizia che l’amministrazione di New York aveva aperto una causa legale contro le grandi piattaforme con l’accusa di ritenerle responsabili di un peggioramento generalizzato della salute mentale (ansia e depressione) di tanti adolescenti.

L’ultimo aspetto toccato da Frei Betto ha riguardato quella speranza che non può abbandonarci grazie agli esempi che pure non mancano. Fondamentale a livello globale, è ancora il modello del MST ( Movimento dei Sem Terra brasiliano), la sua azione, decisa, forte, non attende lo Stato, non si perde in una politica che spesso si avvita su se stessa, ma con freschezza, determinazione, riesce a portare avanti la riforma agraria anche attraverso l’occupazione delle terre, poi coltivando, esportando prodotti alimentari, di abbigliamento, perfino inserendosi nella produzione di farmaci. Nelle terre occupate dai Sem Terra oggi si produce anche riso biologico, un prodotto di qualità che viene esportato in tutto il mondo e ch’è stato messo a disposizione gratuitamente anche per i profughi della striscia di Gaza.

Doveroso poi il passaggio di Frei Betto sulla situazione di Cuba, ultimo dei Paesi socialisti che, pur in difficoltà a causa dell’accerchiamento causato dall’embargo (e di altre crisi che si accaniscono di continuo), persegue la sua identità di economia socialista che consente ai suoi dodici milioni di abitanti di vivere dignitosamente, con una istruzione e una sanità gratuite e universali che formano medici apprezzati in tutto il mondo, come sappiamo bene anche noi in Italia.

Frei Betto non poteva poi non parlare della figura di papa Francesco, «il Santo Padre che, si dice in Sudamerica ma non solo, sia ormai l’ultimo uomo di sinistra presente in Europa». Ha sottolineato: «Non avete idea dell’opposizione che deve sopportare papa Francesco all’interno della Chiesa cattolica. Negli Stati Uniti ci sono dei cardinali che pubblicamente lo definiscono comunista, mentre metà della Conferenza episcopale brasiliana, probabilmente, prega tutta la notte perché muoia quanto prima. Oggi la Chiesa cattolica è un corpo colpito da schizofrenia, è un corpo con base conservatrice e una testa progressista». Francesco è anche «molto democratico, perché vuole produrre cambiamento». Un limite, dirà qualcuno, una pilastro per tutti che impone il dovere «di sostenerlo e pregare per lui», per il rinnovamento vero della Chiesa e del suo popolo.

Papa Francesco, giorno dopo giorno, «democraticamente», continua così a «produrre» Sinodi, per vedere se può cambiare qualcosa, in un cammino sempre difficile e lungo ma che consente di ridurre lotte e contrasti sotterranei che danneggerebbero una Chiesa già abbastanza frammentata.

L’iniziativa di Prato arriva prossima all’uscita del nuovo numero di In Dialogo (marzo), come ha illustrato dal palco Tommaso Vermigli, figlio di Antonio, ideatore e moderatore della serata. La rivista proporrà uno spazio dedicato ai lavori del Convegno della Rete Radié Resch svoltosi ad Assisi lo scorso ottobre. La Rete prende nome da una bambina palestinese morta di stenti, nel 1964, in un tugurio di Nazareth, mentre con la famiglia attendeva l’assegnazione di una casa. La rete è un’Associazione di solidarietà internazionale fondata da Ettore Masina e Clotilde Buraggi, su ispirazione di Paul Gauthier; vollero promuovere la creazione di una serie di gruppi locali (una Rete, appunto), che cooperassero per sostenere i progetti di Paul Gauthier in Palestina, quindi quelli in Sudamerica e, successivamente, altri ancora.

La rivista In Dialogo nel prossimo numero offrirà una importante riflessione sulla Palestina con un articolo di Giorgio Gallo, uno dei massimi conoscitori di quella realtà, alcuni approfondimenti su Africa e Brasile e sull’agroecologia, grazie alla collaborazione con il Movimento dei Sem Terra, e poi interviste e nuove rubriche. Chi intendesse chiedere informazioni più dettagliate si può rivolgere a: In Dialogo - Casa della Solidarieta ODV, via Delle Poggiole 225/1, 51039 Quarrata (Pt); telefono 0573-750539 oppure all’indirizzo di posta elettronica: notiziario@rrrquarrata.it

Luca Soldi del coordinamento Libera di Prato

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