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Rimosso il card. De Donatis: mano dura del papa sulla sua diocesi

Rimosso il card. De Donatis: mano dura del papa sulla sua diocesi

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 20/04/2024

 

41828 ROMA-ADISTA. La rimozione del cardinal vicario Angelo De Donatis dalla diocesi di Roma e la sua nomina a penitenziere maggiore in Vaticano (v. notizia precedente) suona inequivocabilmente come un siluramento e potrebbe essere dovuta a motivazioni differenti rispetto a quelle della rimozione del vescovo ausiliare mons. Daniele Libanori. La Penitenzieria apostolica è un organismo antico e prestigioso che si occupa di delitti del foro interno, ossia azioni considerate sotto l'aspetto del peccato ("tribunale della misericordia", lo ha definito papa Francesco) al quale ci si rivolge per ottenere penitenze e indulgenze, ma ha scarsa rilevanza e incidenza su un piano “politico” e di “potere”.

Insomma, sembra di poter affermare che il papa ha scaricato il “suo” cardinal vicario. Sono passati i tempi della stretta coesione tra il vescovo di Roma e il suo vice, con i loro fasti: basti pensare allo stretto rapporto Wojtyla-Ruini (l'uomo dei superpoteri: vicario dal 1991 al 2008, quando andò in pensione a 77 anni; ma anche presidente CEI per tre quinquenni, nello stesso periodo) o Ratzinger-Vallini (vicario per 9 anni, dal 2008 al 2017, quando andò in pensione all'età di 77 anni).

Il card. De Donatis era stato scelto dopo aver consultato la Chiesa romana, clero e laici: il papa infatti aveva convocato a sorpresa i 36 parroci prefetti della diocesi di Roma, chiedendo loro di indicare criticità ed esigenze della diocesi e il profilo del nuovo vicario e spingendoli a fare anche dei nomi. A quanto sembra, il nome che nel 2017 uscì da queste “primarie” fu proprio quello di De Donatis, che aveva un lungo pregresso di familiarità con il clero romano e un curriculum tutto interno ai sacri palazzi (al contrario, ad esempio, di mons. Paolo Lojudice, per anni parroco di periferia a Tor Bella Monaca, prima di essere nominato, nel 2015, vescovo ausiliare per il settore sud della diocesi di Roma e poi, nel 2019, vescovo a Siena). De Donatis fu direttore dell'ufficio clero del vicariato dal 1990 al 1996, direttore spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1990 al 2003, poi parroco della basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio, assistente per la diocesi di Roma dell'Associazione Nazionale Familiari del clero; membro del Consiglio presbiterale diocesano; nel 2014 predicatore degli esercizi spirituali alla Curia romana in quaresima, l'anno dopo papa Francesco lo nomina vescovo titolare di Mottola e vescovo ausiliare di Roma, incaricato per la formazione permanente del clero. Nel 2016 presiede la riflessione nel corso del Giubileo dei sacerdoti della diocesi di Roma.

Nonostante il placet del clero di Roma, le cose tra De Donatis e Francesco non vanno lisce; è noto lo strappo con il papa nel marzo 2020, durante il lockdown, quando De Donatis decreta la chiusura delle chiese della diocesi fino al 3 aprile, come da disposizioni del Consiglio dei Ministri italiano e della CEI. Ciò provoca il risentimento del papa, che il giorno successivo afferma in un'omelia che «le misure drastiche non sempre sono buone» e prega perché i pastori prendano «misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio». Immediata la rettifica di De Donatis, che riapre le chiese della diocesi, affermando però che la decisione “drastica” del giorno precedente non era stata presa autonomamente, ma di concerto con il papa.

Da lì in poi, le cose vanno sempre peggio, tanto da far parlare di una imminente sostituzione, forse proprio con quel Lojudice che il papa stimava e che conosceva bene Roma. Nel dicembre 2022 l'esplosione del caso Rupnik sulle pagine di Domani vede il cardinal vicario (del quale Rupnik è stato mentore e guida) trincerarsi in una posizione ultragarantista nei confronti del mosaicista gesuita, poi espulso dalla Compagnia di Gesù: «Noi ministri di Cristo – scriveva in un comunicato stampa all'epoca – non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato. I giudizi che vediamo diffondersi da parte di molti con particolare veemenza, non sembrano manifestare né un criterio evangelico di ricerca della verità, né un criterio di base su cui si fonda ogni stato di diritto, a verbis legis non est recedendum». Nel settembre 2023, poi, subito dopo l'incontro del papa con Maria Campatelli, un comunicato del vicariato dai toni compiaciuti che dava conto delle conclusioni positive della visita canonica al Centro Aletti (dal 2019 associazione pubblica di fedeli, sotto la giurisdizione della diocesi di Roma) definendone la vita comunitaria «sana e priva di particolari criticità», sembra aver messo in imbarazzo i vescovi della diocesi.

La posizione di De Donatis nel caso Rupnik accende certamente polemiche e tensioni interne al Vicariato, ma più in generale, sotto il suo governo (e anche ultimamente), si aggravano anche questioni amministrative e finanziarie che alimentano conflitti intestini e che l'inspiegabile girandola di vescovi ausiliari spesso spediti altrove di punto in bianco a pochi mesi dalla nomina, unita ai malumori dei parroci e a squilibri di potere, non contribuisce certo a risanare. Tanto che già nell'aprile 2021, senza alcun annuncio ufficiale (la notizia trapelò grazie all'agenzia Aci Prensa), era stato avviato un audit contabile dell'ufficio del revisore generale della Santa Sede, presieduto da Alessandro Cassinis Righini. L'audit mirava a valutare il bilancio consuntivo e previsionale, vari aspetti dell'amministrazione e delle procedure, gli investimenti finanziari, la gestione del patrimonio e le risorse umane della diocesi di Roma, che amministra più di 500 chiese (330 le parrocchie) e numerosi enti, e che conta circa 1.000 sacerdoti diocesani. Una misura tanto più necessaria quanto più ci si avvicinava all'avvio di progetti per il Giubileo.

Il papa si riprende il vicariato

Nel gennaio 2023 il papa prende da lontano la questione della leadership romana, emanando la costituzione apostolica In Ecclesiarum Communione, con la quale ristruttura il Vicariato, le cui difficoltà sono anche testimoniate dall’avvicendamento repentino di diversi vescovi ausiliari e dal grande potere conquistato da alcuni responsabili di settore, a cominciare dal segretario generale, il prete neocatecumenale cremonese Pierangelo Pedretti (che ereditò il suo ruolo nel 2019 dall'ausiliare mons. Gianrico Ruzza, anche lui durato appena 4 anni in Vicariato). È una ristrutturazione per lo più di facciata, che afferma di voler valorizzare la «sinodalità» e la «collegialità episcopale» ma che nella sostanza sottopone tutto rigidamente al giudizio finale e al potere decisionale del vescovo di Roma, il papa stesso, e che relega il ruolo dei laici a mero ornamento di funzioni saldamente in mani ecclesiastiche (v. Adista Notizie n. 2/23). Fa eccezione una nuova creatura, la Commissione indipendente di vigilanza, formata da sei laici, voluta da Francesco per controllare la gestione amministrativa e finanziaria della diocesi, anche per ciò che riguarda la suddivisione dei poteri tra vescovi (v. Adista Notizie n. 7/23).

Nella sostanza, questa ristrutturazione sembra una sorta di commissariamento dello stesso De Donatis, drasticamente demansionato: il cardinale vicario «non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione» senza preventivamente consultarsi col papa. E a guadagnare terreno è il vicegerente, che supera in incarichi il vicario, e coordina l’amministrazione interna della Curia diocesana, dirige gli uffici della Segreteria generale del Vicariato, modera gli uffici del Vicariato nell’esercizio delle loro funzioni, convoca mensilmente la riunione dei direttori di tutti gli uffici del Vicariato. Scelto per questa funzione è mons. Baldassarre Reina, allora ausiliare a Roma da pochi mesi (sostituisce mons. Gianpiero Palmieri, anch'egli ausiliare per poco tempo, poi nominato da Francesco vescovo ad Ascoli Piceno), che il 2 aprile scorso è stato nominato anche nuovo vescovo responsabile del Servizio Diocesano per la Tutela dei Minori e delle Persone vulnerabili (ruolo già di mons. Riccardo Lamba). «La Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo», scrive Francesco nella costituzione apostolica, che esprime l'intenzione del papa di riprendere in mano personalmente la gestione della diocesi, anche a livello amministrativo, e di avere l'ultima parola su molte cose, compresa la nomina dei parroci.

Un nuovo cardinal vicario per il Giubileo?

L'attuale rimozione di De Donatis è tanto più significativa dal momento che è molto raro che un cardinale sia rimosso dalla sua diocesi prima dello scadere dei 75 anni: per motivi molto diversi e non paragonabili lo furono il card. Giacomo Lercaro e il card. Angelo Scola. Ma è ancora più significativa dal momento che la diocesi in questione è Roma, il cui vescovo è il papa.

E se al momento si rincorrono le voci di “candidati” al ruolo di cardinal vicario (da Lojudice, a Reina, al presidente della Cei card. Matteo Zuppi), non ci sarebbe troppo da stupirsi se il ruolo restasse vacante per un po’: l'8 aprile, nel corso del Consiglio episcopale della diocesi di Roma convocato presso il Palazzo apostolico, il papa ha comunicato che «per la delicatezza dell’incarico di cardinale vicario – si legge in una nota della diocesi –, si prenderà del tempo per operare un sano discernimento sulla figura di chi ricoprirà tale ruolo». In questa «fase di transizione», «il Santo Padre ha incoraggiato i vescovi a continuare il ministero pastorale e le attività amministrative già precedentemente avviate». Nel frattempo, come previsto dall’articolo 14 §3 di In Ecclesiarum Communione, tutte le funzioni e poteri, anche di legale rappresentanza, del cardinal vicario saranno esercitati dal vicegerente Reina.

Del resto, avendo svuotato di significato il ruolo del vicario, e avendone ridotto rilevanza e competenza, Francesco potrebbe persino pensare di farne a meno, assumendo in prima persona il governo della diocesi, in quanto già vescovo di Roma. Se non fosse che il Giubileo alle porte forse consiglierebbe di integrare una figura che funga da interfaccia tra Roma e Vaticano. Per il momento, a presidiare la tormentata diocesi romana restano gli ausiliari mons. Daniele Salera (dal 2022), mons. Dario Gervasi (dal 2020), mons. Baldassare Reina (vicegerente, nominato ausiliare nel 2022), mons. Paolo Ricciardi (dal 2017, ha appena sostituito nel settore est di Roma mons. Riccardo Lamba, dall'1 marzo vescovo a Udine), mons. Benoni Ambarus (dal 2021) e mons. Michele Di Tolve (dal 2023).

Qualche ora dopo la diffusione della notizia della propria rimozione, De Donatis – la cui cerimonia di saluto avverrà nel contesto della celebrazione delle ordinazioni sacerdotali il 20 aprile, già in Vaticano, nella basilica di San Pietro – ha pubblicato una lettera: al netto dei ringraziamenti e delle frasi di prammatica, a dare il tono del suo stato d'animo è la citazione evangelica con cui lo scritto si apre: «In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. E detto questo aggiunse: “Seguimi”».

Il conflitto intestino nel clero

Il provvedimento di rimozione dei due prelati da parte del papa spacca ulteriormente il clero romano. Se si presume che sia stato salutato con favore da chi accusava De Donatis di prendere decisioni in modo unilaterale e autocratico, è stato contestato, in una lettera aperta che sta circolando in diocesi, firmata “Clero e popolo di Dio della Chiesa che è in Roma”, da un'ala che annuncia che i 36 parroci prefetti «non vorranno né incontrare il vescovo (il papa, ndr) né parlare più» con il vicegerente Reina, indicato come il “responsabile morale” della misura papale, «fino a quando un nuovo vicario non sarà stato nominato». 

*Foto di Lorenzo Iorfino presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

 

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