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Caserta: intorno al caso dell’ex Macrico un terremoto giudiziario

Caserta: intorno al caso dell’ex Macrico un terremoto giudiziario

Tratto da: Adista Notizie n° 24 del 29/06/2024

41905 CASERTA-ADISTA. Corruzione, falso in atto pubblico, voto di scambio: sono le accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che lo scorso 13 giugno hanno portato all’arresto dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Caserta, Massimiliano Marzo (lista Moderati-Insieme per Caserta), di due dirigenti dell’ufficio tecnico più un funzionario comunale e di un imprenditore; altre 14 persone risultano formalmente indagate, fra cui il vicesindaco Emiliano Casale.

Nell’inchiesta che ha terremotato l’amministrazione del capoluogo campano è coinvolto indirettamente anche l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc) – ma nessuno dei suoi dirigenti risulta nemmeno sfiorato dalle indagini – e l’ex Macrico, l’area di 33 ettari nel cuore di Caserta, di proprietà dello stesso Idsc, da quasi venticinque anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di «rigenerazione urbana» che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie nn. 15, 20, 28/23). Uno degli indagati a piede libero, infatti, Raffaele Nunziante – la Procura aveva chiesto l’arresto ma il Gip non ha accolto la richiesta – è a capo, insieme al padre e al fratello, di diverse ditte di fiducia della curia casertana, guidata da mons. Pietro Lagnese, e dell’Idsc, che infatti gli affidano lavori di vario tipo, dalla ristrutturazione di chiese alla cura del verde dell’ex Macrico.

In generale l’ipotesi degli inquirenti è che l’assessorato ai lavori pubblici, con la complicità di due ingegneri dirigenti dell’ufficio tecnico e di un funzionario comunale, abbia affidato «in maniera illegittima» una serie di lavori ad alcuni imprenditori amici, in cambio di diverse «utilità». La Procura sostiene che, perlomeno nei casi osservati, si è dato luogo prima all’affidamento di lavori con il carattere dell'urgenza e poi si sono perfezionate le determine, in un giro di «chiamate dirette» nei confronti di determinate aziende frutto di «un patto» di reciproco interesse: commesse in cambio di favori di natura economica o di pacchetti di voti.

«Si tratta di un’indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto», ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Pierpaolo Bruni. «Le attenzioni della Procura e dei carabinieri in un territorio come questo, si concentrano sulla pubblica amministrazione – ha aggiunto il colonnello Manuel Scarso, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta –. Nel periodo in cui non abbiamo più i clan che uccidono e una criminalità violenta di strada, i campanelli d’allarme stanno nelle infiltrazioni della pubblica amministrazione. Quindi monitoriamo tutte le attività, quando abbiamo un campanello d’allarme, anche se non è criminalità organizzata, interveniamo. E come in questo caso abbiamo disvelato un sistema corruttivo».

Fra i possibili protagonisti del «mercimonio del voto» – come lo ha definito il procuratore Bruni – ci sarebbe proprio uno degli imprenditori di fiducia di curia e Idsc, Raffaele Nunziante, il quale, ha spiegato la gip Daniela Vecchiarelli, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali dell’ottobre 2021 vinte dal centro-sinistra con il sindaco Carlo Marino (Pd) si adoperò per «comprare voti» al «prezzo di 50 euro ciascuno» per l’allora candidato e poi futuro assessore ai lavori pubblici Marzo (che risultò il più votato) per ottenere commesse una volta insediatasi l’amministrazione.

Ma a rivolgersi regolarmente alle ditte di Nunziante, come abbiamo visto, è anche la curia casertana, che di fatto gli ha affidato la manutenzione dell’ex Macrico, in attesa dei «progetti di rigenerazione urbana» che però a oltre un anno dai roboanti annunci della Fondazione “Casa Fratelli Tutti” (l’ente creato ad hoc dalla diocesi) sono fermi al palo per una serie di problemi legati ai vincoli. Lo scorso 10 maggio infatti, il presidente dell’Idsc di Caserta, don Antonello Giannotti, ha inviato una comunicazione urgente all’assessore ai lavori pubblici – allora ancora a piede libero – per informarlo che la Gesim Srl (una delle ditte dei Nunziante) avrebbe avviato immediatamente dei lavori di «messa in sicurezza» di una «porzione di muro perimetrale dell’area ex Macrico» (dieci metri di lunghezza per quattro di altezza) a rischio di «imminente crollo», tanto che il Comune ha chiuso al transito pedonale e veicolare la strada antistante. Ora, a distanza di un mese e mezzo, l’assessore Marzo è ai domiciliari e Nunziante indagato. Curia e Idsc hanno accusato il colpo e infatti tengono le bocche cucite E tornano alla memoria le parole che il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi pronunciò l’anno scorso a Caserta, quando partecipò all’evento pubblico di presentazione del progetto di «rigenerazione urbana» del Macrico (v. Adista Notizie n. 33/23) e invitò a fare molta attenzione, «perché l’ambiente può diventare oggetto di interessi privati», soprattutto se invece di essere «fratelli tutti» si diventa «fratelli collusi». 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

 

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