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In camera speculationis: curia, Comune e imprese trattano in segreto sull’ex Macrico

In camera speculationis: curia, Comune e imprese trattano in segreto sull’ex Macrico

Tratto da: Adista Notizie n° 25 del 06/07/2024

 

41912 CASERTA-ADISTA. Si arricchisce di un nuovo controverso capitolo la vicenda dell’area ex Macrico di Caserta di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (Idsc), che i lettori di Adista conoscono bene dal momento che la nostra rivista se ne occupa da oltre vent’anni, da quando cioè l’ex vescovo Raffaele Nogaro, nell’omelia della messa del 31 dicembre 2000, sentendo puzza di speculazione edilizia, bloccò le operazioni di vendita che erano nell’aria («Sono sempre stato dell’idea che meno beni ha la Chiesa meglio sta, ma visto che questo grandissimo appezzamento di terreno appartiene alla Chiesa, ribadisco che non permetterò nessun tipo di speculazione»), battendosi perché il terreno (33 ettari di verde) venisse restituito ai casertani come parco pubblico (v. Adista n. 9/01).

Negli anni sono stati ipotizzati numerosi progetti di vario tipo e natura, sia da parte delle amministrazioni locali sia da parte di imprenditori privati, tutti che, chi di più chi di meno, prevedevano nuovo cemento e una gestione privatistica dello spazio. Ma sono stati sempre bloccati dalla ferma opposizione di Nogaro (che però è in pensione dal 2009) e del Comitato Macrico Verde, che appunto si batte perché l’ex area militare Macrico sia dichiarata totalmente inedificabile (destinazione urbanistica F2) e trasformata in parco pubblico e che è riuscito a far porre alla Sovrintendenza regionale ai beni culturali qualche vincolo che sta ostacolando i famelici appetiti dei privati, molto spesso in sintonia con i poteri politici ed ecclesiastici.

L’ultimo progetto in cantiere è un programma di «rigenerazione urbana» promosso dalla Fondazione “Casa Fratelli Tutti”, un ente creato ad hoc dalla diocesi di Caserta guidata da mons. Pietro Lagnese e che gode del patrocinio del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, presieduto dal cardinale gesuita Michael Czerny (prefetto) e dalla religiosa Figlia di Maria ausiliatrice Alessandra Smerilli (segretaria): ovvero la creazione di un «parco per l’innovazione» – così si legge nella sintesi del progetto – che prevede la realizzazione nell’area di impianti e attrezzature sportive (fra cui anche il nuovo stadio del tennis della città, v. Adista Notizie n. 28/23), laboratori per la ricerca, la formazione e l’innovazione, incubatori per imprese green, «luoghi per la produzione», spazi espositivi e per eventi musicali, un «collaboratorio per lo sviluppo umano integrale» e uno «per la biodiversità» e un parco naturale, collegati fra di loro e alla città con diverse strade carrabili che attraverserebbero l’area. Della realizzazione del progetto – che è evidentemente tutta un’altra cosa rispetto al grande parco pubblico per la città – è stato incaricato lo studio internazionale di architettura e urbanistica Alvisi-Kirimoto, con la collaborazione di LabGov della Luiss-Guido Carli, l’università di Confindustria (v. Adista Notizie nn. 15 e 20/23). Progetto annunciato ma per ora fermo al palo, anche perché, oltre all’ostacolo costituito dai vincoli della Sovrintendenza, ancora manca il Piano urbanistico comunale (Puc), atto politico-amministrativo del Comune che serve a regolare e gestire le attività di trasformazione del territorio.

Ora avviene che Adista ha potuto visionare una email, datata 23 aprile, che lo studio Alvisi-Kirimoto – incaricato della realizzazione del progetto – ha inviato alla Fondazione “Casa Fratelli Tutti”, indirizzandola in particolare al segretario generale della stessa, Elpidio Pota, contenente un allegato relativo alle attività per la redazione di una variante al Puc di Caserta attraverso la stesura di un Piano urbanistico attuativo (Pua). In essa – un’ampia sintesi è stata resa nota anche dal quotidiano online CasertaCe (casertace.net), molto informato sulle vicende dell’ex Macrico – si fa riferimento a una riunione riservata che si è svolta il 10 aprile, insieme anche al sindaco di Caserta Carlo Marino, all’assessore ai lavori pubblici Massimiliano Marzo e al dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Franco Biondi (questi ultimi due, Marzo e Biondi, posti agli arresti domiciliari dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, quindici giorni fa, per un’inchiesta sugli appalti a Caserta, v. Adista Notizie n. 24/24) per capire come andare avanti nell’attività di progettazione urbanistica sull’ex Macrico.

In particolare viene stabilito che lo studio Alvisi-Kirimoto inizierà da subito a lavorare, su mandato della proprietà dell’ex Macrico, all’elaborazione di una variante al Piano urbanistico comunale tramite un Pua. Apparentemente tutto bene, tranne il fatto che il Piano urbanistico comunale non lo ha visto ancora nessuno, nonostante il sindaco Marino lo annunci imminente da anni, e quindi non è stato ancora ufficialmente approvato e pubblicato dal Comune. Quindi anche un non addetto ai lavori si chiede: come è possibile progettare una variante a un Piano urbanistico che ancora non esiste e che nessuno ha visto? L’ipotesi più plausibile è allora che il Puc sia stato fatto visionare “in anteprima” allo studio Alvisi-Kirimoto, perché si possano proporre delle modifiche – naturalmente funzionali al progetto che si intende realizzare – da recepire prima ancora della presentazione o da proporre immediatamente dopo la sua pubblicazione, avendoci potuto lavorare da mesi. E che quindi rappresentanti della proprietà (curia di Caserta), dell’ente locale (Comune) e dell’impresa a cui la proprietà ha affidato il progetto si siano incontrati nelle “segrete stanze” per concludere di fatto l’operazione prima che essa venga formalmente approvata e comunicata. Adista ha provato a rivolgere queste domande allo studio Alvisi-Kirimoto (Come è possibile per il vostro studio lavorare a un Pua in variante al Puc se lo stesso Puc non è ancora stato reso noto dall’amministrazione comunale? Chi ve lo ha mostrato prima che sia stato approvato e reso pubblico?), ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Ci sono poi altri due punti che saltano agli occhi leggendo la email fra studio Alvisi-Kirimoto e Fondazione “Casa Fratelli Tutti”. Il primo è un generico richiamo a «volumetrie definitive» e a «demolizioni e ricostruzioni» da effettuare nell’ex Macrico, che confermerebbe l’ipotesi, sempre respinta dalla proprietà, di nuove edificazioni. Il secondo è un riferimento alla realizzazione delle opere primarie e secondarie e degli oneri che, «su suggerimento dell’ingegner Biondi, varrebbe la pena far valutare a un tecnico locale». Il fatto che Biondi sia uno dei dirigenti comunali per cui il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto i domiciliari lo scorso 13 giugno nell’ambito di un’inchiesta sui lavori pubblici dovrebbe far suonare quantomeno qualche campanello di allarme (in parte udito dal cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi, che ha messo in guardia sulle possibili collusioni, v. Adista Notizie n. 33/23). Perlomeno alle orecchie di chi, Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e Conferenza episcopale italiana, rischia di dare la benedizione a un progetto che presenta molti lati opachi e che, proprio perché si parla di nuove costruzioni, potrebbe avere degli sviluppi davvero poco edificanti. 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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