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Sugli abusi dell’Abbé Pierre. Il disprezzo per l’altro esibito dal patriarcato

Sugli abusi dell’Abbé Pierre. Il disprezzo per l’altro esibito dal patriarcato

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 29 del 03/08/2024

Mercoledì 17 luglio, Emmaüs International, Emmaüs France e la Fondation Abbé Pierre hanno reso pubblico un rapporto riguardante le testimonianze di sette donne che denunciano fatti di aggressioni e molestie sessuali commessi dall'abbé Pierre.

Innanzitutto, vogliamo esprimere il nostro sostegno alle vittime. Ci è voluto molto coraggio e forza per testimoniare contro un uomo così apprezzato dai francesi. Crediamo a ciascuna di queste donne e le ringraziamo per aver messo fine alla cultura del silenzio. È tempo che vengano fatte verità e giustizia. La loro parola, come quella di tutte le persone vittime di violenze sessuali, ci permette di sperare nella fine dell'impunità per gli aggressori, la cui notorietà non può servire da paravento. Un'infanzia dolorosa, un'età avanzata al momento dei fatti o l'obbligo di celibato, non giustificano in alcun modo gli atti denunciati. Ricordiamo che una delle aggressioni sarebbe stata commessa su una giovane donna minorenne.

Congratulazioni per il lavoro svolto dalla Fondation Abbé Pierre, che dimostra così una lodevole trasparenza, rispetto e umanità verso le vittime. Vogliamo anche incoraggiare i membri e i volontari delle associazioni Emmaüs in questo periodo sconvolto dalle rivelazioni. Infine, apprezziamo il sistema di raccolta delle testimonianze messo in atto da Emmaüs, gestito dal gruppo Egaé. Strettamente confidenziale, si rivolge alle persone che sono state vittime o testimoni di comportamenti inaccettabili da parte dell'abbé Pierre. Quasi tre anni dopo le rivelazioni schiaccianti della Commissione CIASE, questa deplorevole vicenda si aggiunge ai numerosi episodi di violenze sessiste e sessuali che avvelenano la Chiesa cattolica così come la società. Quante rivelazioni saranno ancora necessarie perché venga riconosciuta la natura sistemica del problema?

Queste aggressioni sono i frutti marci di un patriarcato che esibisce il proprio disprezzo per l'altro, declinandolo in abusi di potere, abusi sessuali, abusi di fiducia. È tutta una società patriarcale che consente che questo tipo di aggressioni avvengano sistematicamente in tutte le sfere dove il potere e il disprezzo per l'integrità dell'altro sono all'opera. Il fatto che queste atrocità si producano in un'istituzione che agisce in nome di Cristo, aggrava ulteriormente l'ignominia del crimine. E che importa allora la stima che meritano altre azioni del predatore in questione?

Il profeta Ezechiele ci ha già risposto: «Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà» (Ez 18,24).

L'abbé Pierre è già morto. Cosa fare della traccia che ha lasciato? Quanto alla sua fondazione, non è responsabile delle sue colpe personali, anche se va riconosciuto che, al momento dei fatti, il suo entourage era a conoscenza dei suoi comportamenti, poiché spesso alle donne veniva dato il consiglio di non restare sole con lui. Deploriamo e dobbiamo condannare questa cultura del silenzio. È essa che alimenta il male all'interno dei gruppi dove queste aggressioni proliferano. A Lione, Preynat ha impunemente commesso atrocità per anni grazie al silenzio complice di tanti; molti altri hanno agito allo stesso modo perché l'entourage è rimasto in silenzio.

La Chiesa cattolica è campionessa di questo deleterio mutismo. Dovrebbe invece capire che in questo modo alimenta un veleno che tutto il suo sistema esaspera, anche solo accomunando tutti i “peccati di carne”, dalla masturbazione allo stupro, tutti messi sullo stesso piano. Aggiungendo a questa infame miscela, che confonde piacere e crimine, un obbligo di celibato per i chierici, il sistema mantiene, in alcuni, un rapporto alterato con la corporeità – il colmo per una religione dell'incarnazione – e il caso dell'abbé Pierre ne è solo l'esempio più recente; certamente non l'ultimo, finché queste misure di dominio clericale, senza legame con il Vangelo, continueranno ad alimentare il male.

Possano queste nuove vittime servire la causa di un rispetto degli altri che venga finalmente riconosciuto. 

Il Comité de la Jupe, creato in Francia nel 2009 da Anne Soupa e Christine Pedotti, è un’associazione che promuove, secondo il messaggio del Vangelo, l'uguaglianza tra donne e uomini nell'ambito delle religioni, in particolare nella Chiesa cattolica. 

*Foto presa da Wikipedia Commons, immagine originale e licenza 

 

 

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