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LA FALLIBILITÀ DEL PAPA. I MASS MEDIA DI FRONTE ALLA GAFFE DI RATZINGER

Tratto da: Adista Documenti n° 68 del 30/09/2006

DOC-1775. ROMA-ADISTA.. Grande spazio è stato dedicato dalla stampa, nazionale ed internazionale, alla infuocata polemica che ha visto contrapposti, in questi giorni, papa Ratzinger e il mondo islamico, dopo il contestatissimo discorso tenuto il 12 settembre scorso all'Università di Regensburg (v. notizia precedente). Di seguito proponiamo alcuni stralci dei più interessanti articoli apparsi sulla stampa estera, seguiti da una rassegna stampa dei maggiori quotidiani nazionali.

The Guardian, Madeleine Bunting, 19/9:

"Alcuni affermano che si è trattato dell'ingenuità di un teologo che si ritrova nel bel mezzo di una tempesta mediatica globale, e guarda con stupore all'offesa che ha inavvertitamente innescato. L'articolato ragionamento dell'erudito, sostengono alcuni, è stato male interpretato e distorto da chi vuole polemizzare, e il contesto è stato ignorato. Ma queste spiegazioni non convincono. Si tratta di un uomo che è a ca-po di una delle più grandi multinazionali del mondo da molto tempo. Sa benissimo come i messaggi pontifici vengano distorti e magnificati dai media globali. (...) È una persona determinata e avveduta il cui operato evidenzia come non abbia alcuna paura della controversia. E' famoso per la sua condanna bruciante e spietata di coloro con cui è in disaccordo.

(…) Mentre ha cercato di costruire un'immagine pubblica più attraente, è diventato sempre più chiaro che si tratta di un uomo con ben poca simpatia o fantasia verso le altre religioni. (…) L'attuale rabbia dei musulmani è paragonabile alla rabbia e al disappunto provato dagli ebrei dopo la sua visita ad Auschwitz in maggio. (…)

Due linee di pensiero appaiono da questo caos. La prima è che l'autorità personale del papa è stata irreversibilmente danneggiata; in che modo potrà ora presentarsi come figura di autorità morale globale e come costruttore di pace dopo questo episodio? (…) La seconda è una possibilità più fastidiosa: cioè che la Chiesa cattolica forse ancora una volta non riesce ad affrontare la sfida della modernità".

New York Times, editoriale, 16/9:

"I leader musulmani di tutto il mondo hanno richiesto le scuse e minacciato di ritirare i loro ambasciatori dal Vaticano, affermando che le parole del papa rafforzano pericolosamente una visione dell'islasm falsa e distorta. Per molti musulmani, la guerra santa - jihad - è una lotta spirituale, e non una chiamata alla violenza. Ed essi denunciano la sua mistificazione da parte degli estremisti, che usano la jihad per giustificare l'assassinio e il terrorismo.

Il Vaticano ha pubblicato un documento in cui si dice che Benedetto non intendeva offendere ma anzi auspicava il dialogo. Ma non è la prima volta che il papa fomenta la discordia tra cristiani e musulmani. Nel 2004, quando era ancora il massimo teologo del Vaticano, parlò contro l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea perché la Turchia, in quanto Paese mulsulmano, era 'in contrasto permanente con l'Europa'. Conservatore in dottrina, il suo più grande timore è la perdita di un'identità cattolica uniforme, non esattamente il miglior punto di partenza per la tolleranza o il dialogo interreligioso. Il mondo ascolta con attenzione le parole del papa. Ed è tragico e pericoloso se semina dolore, con intenzione o meno. Deve chiedere scusa in modo profondo e convincente, dimostrando che le parole possono anche curare".

Libération, editoriale, 18/9:

"Benedetto XVI ha inferto un duro colpo al mito dell'in-fallibilità. La sua ignoranza è così grave da obbligarlo, fatto senza precedenti, a riconoscersi 'rammaricato per le sue parole'. Certo, sono state estratte dal loro contesto. Certo, lui non si riconosce nell'analisi dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo (...). Certo, i regimi poco democratici di diversi Paesi arabi hanno interesse ad incoraggiare la collera dell'opi-nione pubblica per tagliare l'erba sotto i piedi dei movimenti fondamentalisti che li minacciano. Tutto questo è vero, ma non giustifica il papa. Il papa non ha eserciti, ma una parola che ha un peso. Non è un semplice caricaturista ma una potenza politica. Non ci si aspetta dal papa che scavalchi i neoconservatori di Bush per alimentare uno scontro di civiltà come al tempo delle Crociate. L'islam non è un argomento tabù e deve subire critiche e accettare il dibattito. Ma non si guadagnerà nulla se si mescolano islam e violenza, musulmano e terrorista".

El Watan (Algeria), Zineb A. Maiche, 17/9:

"‘Siamo rammaricati che il papa abbia usato questa citazione del XIV secolo che attenta al rispetto della religione musulmana', afferma mons. Henri Teissier (arcivescovo di Algeri, ndr). (…) ‘Non vi era alcun bisogno di utilizzarla per illustrare un discorso che doveva portare a riflettere sulla base della ragione e ad accogliere la rivelazione. Siamo costernati per questa citazione di un'altra epoca. Questa epoca, il Medio Evo, che fu l'epoca delle conquiste religiose e delle guerre tra le comunità'. (…) ‘È tanto più disdicevole perché in questo inizio di secolo le forze convergono verso una pace tra le comunità con un profondo rispetto dell'altro'".

Khaleej (Emirati Arabi), Mohammed A.R. Galadari, 19/9:

"Papa Benedetto ha dimenticato una cosa. Il suo predecessore non è diventato un eroe criticando le altre religioni. (…) Invece, ciò che oggi vediamo è un papa che non ha tolleranza verso le altre fedi e che esce fuori dal seminato per disprezzare le altre religioni. Ma l'estremismo è limitato solo ad una religione, come questo papa vuole farci credere? Perché Washington e Bush stanno affrontando la crescente influenza di estremisti religiosi cristiani, che nel loro modo di pensare sono tanto estremi quanto i fondamentalisti islamici? Il papa non è riuscito a vedere queste cose. Ecco dove ha sbagliato".

El País , Juan José Tamayo, 20/9

"La denuncia della 'dittatura del relativismo' è una costante del pensiero di Ratzinger. Nella Dominus Iesus condannava le teorie relativiste che cercano di giustificare il pluralismo religioso, 'non solo de facto ma anche de jure', il soggettivismo, l'indifferenza, ecc. Ancora risuonano nelle mie orecchie le severissime critiche contro il relativismo nella messa precedente alla celebrazione del conclave in cui sarebbe stato eletto papa. Critiche fatte a partire dalla convinzione di possedere la verità in esclusiva, non a partire dalla ricerca comune.

La critica del relativismo porta direttamente alla semplificazione, deformazione e falsificazione delle posizioni contrarie. Sono queste deviazioni che si trovano nel discorso all'Uni-versità di Ratisbona del 12 settembre, a partire da una citazione, a mio giudizio infelice, dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo (…). La citazione in sé, che la si condivida o meno, non è casuale, rivela già la tendenziosità del discorso e, obiettivamente, colloca il discorso del papa nell'orizzonte della teoria dello scontro di civiltà di Huntington, per il quale l'islam è "la civiltà meno tollerante delle religioni monoteiste", e nell'impianto etnocentro di Sartori, che qualifica l'islam come religione totalitaria e incompatibile con la società pluralista, poiché, dice, pensa con la spada. "Dev'essere chiaro - affermava Ratzinger nel 1996 - che non si inserisce nello spazio di libertà della società pluralista".

(…) Per lo più, la violenza non appartiene all'essenza del-l'islam, né la guerra santa è uno dei suoi pilastri e, meno ancora, un dovere dei credenti musulmani. Costituisce, piuttosto, una perversione, una patologia della religione musulmana, come lo è anche del cristianesimo. Come hanno cercato di dimostrare gli studiosi dell'islam, risulta scorretto e tendenzioso tradurre jihad con guerra santa. Il vero significato è sforzo. (…) Bisogna accettare le scuse di Benedetto XVI e valutare positivamente la sua affermazione di non identificarsi con la testimonianza di Manuele II Paleologo. Ma il problema non sta in una citazione o in un paragrafo dell'allocuzione del papa. È il discorso in sé nel suo insieme, cristiano-centrico ed eurocentrico, che bisogna rivedere in profondità, perché non contribuisce al dialogo. E optare per il paradigma interculturale, interreligioso e interetnico in sintonia con la teologia liberatrice delle religioni e in convergenza con le diverse iniziative di pace a livello internazionale".

Die Zeit, Jan Ross, 18/09/2006

"L'attuale agitazione non è tuttavia irragionevole. Il papa può anche avere solo citato l'attacco a Maometto. Che egli ritenga il cristianesimo superiore all'islam, si capisce da sé. Ma egli giustifica questa superiorità con la ragionevolezza del cristianesimo, e poi collega una certa irragionevolezza nell'immagine del Dio islamico con il problema della violenza dalle radici religiose. Maometto-guerra santa-terrorismo: il collegamento non è stato fatto con toni incriminatori, però - in un modo o nell'altro - è stato fatto. E questo è stato provocatorio. E un papa non può e non deve provocare".

Frankfurter Allgemeine Zeitung, Nils Minkmar, intervista a Adel-Théodore Khoury (l'autore citato dal papa nel suo discorso, ndr), 18/09/2006

"Può dirci qualcosa riguardo al contesto della citazione?

L'imperatore e lo studioso persiano si incontrarono fuori Costantinopoli, in un campo militare musulmano. Lì discussero in forte tono polemico della religione altrui. Da entrambe le parti vi furono formulazioni critiche nei confronti dell'altro senza che nessuno dei due mantenesse il rispetto dell'altro. Il papa non ha usato la citazione per dire qualcosa riguardo all'islam. Non era questo il suo tema. Gli è servita solo per giungere poi a una riflessione. Poco dopo segue infatti la frase decisiva: non agire secondo la ragione è contrario alla natura di Dio. Ciò che interessava il papa era la questione sul volontarismo divino, che è tra l'altro una questione molto discussa anche nella teologia islamica.

Lei è anche uno studioso dell'islam. Trova che l'islam sia caratterizzato correttamente nella citazione del papa?

Di nuovo: non è stata questa l'intenzione del papa nel suo discorso. Altrimenti sarebbe stato necessario fare ulteriori precisazioni, in quanto la citazione non riporta con esattezza il pensiero del Corano (...). Se il papa avesse voluto tematizzare l'islam, avrebbe dovuto anche far luce su tendenze totalmente diverse che accentuano anche la ragionevolezza dell'azione di Dio. Del resto Lei può trovare anche nel Corano passaggi che si concentrano sugli argomenti e sul giusto comportamento da usare per il processo di conversione. (…) (In quel caso) avrebbe però dovuto precisare che con ciò egli si riferisce solo ad una minoranza radicale musulmana, e cioè agli islamici pronti alla violenza. Così almeno lo intende il quotidiano turco "Hürriyet", e io penso che in questo non ha torto: la citazione dell'imperatore Manuele oggi può essere applicata solo su una minoranza musulmana.

Süddeutsche Zeitung, Stefan Ulrich, 17/09/2006

(…) La reazione rapida e precisa del Vaticano alle proteste era richiesta da due motivi. Primo: la citazione dell'imperatore con la sua critica forfettaria e quindi ingiusta dell'Islam è stata effettivamente una scelta impropria. Secondo: il Papa ha un'immensa responsabilità nei confronti della pace mondiale. Anche se si sente frainteso dai predicatori dell'odio islamici, deve tentare di placare la tempesta per evitare che il confronto politico e militare tra il mondo islamico e l'Occidente si tramuti in una guerra religiosa. Il papa lo ha capito immediatamente e ha reagito di conseguenza. Adesso tocca all'altra parte. Si spera che dimostrino simile grandezza. Troppi musulmani, con le loro proteste sfrenate dei giorni passati, si sono comportati come se volessero affermare quello che il Papa non ha mai detto: si sono comportati come se l'Islam fosse una religione aggressiva e violenta. (…)

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