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CON LE SPALLE AL CONCILIO: SULLA LITURGIA RATZINGER "CORREGGE" IL VATICANO II

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 21/10/2006

33582. ROMA-ADISTA. "L'altare verso il popolo è scelta conciliare". Non lascia spazio al dubbio il titolo di un articolo del liturgista p. Rinaldo Falsini, pubblicato sull'ultimo numero di Vita Pastorale, che prende di petto un tema su cui si sono andate accumulando negli ultimi mesi avvisaglie di una possibile controriforma: quello dell'orientamento dell'officiante durante la messa.

"Assieme al passaggio dal latino alla lingua parlata", scrive Falsini, "l'altare verso il popolo è stato uno dei primi frutti del Concilio che ha riscosso un'accoglienza rapida e favorevole in tutte le chiese cattoliche". Un generale consenso aveva accolto nella Chiesa la decisione di staccare l'altare dalla parete e porlo al centro delle chiese, in modo che, durante la celebrazione, celebrante e fedeli si trovassero riuniti intorno ad esso, con il prete rivolto verso il popolo.

Ma a partire dagli anni '90 alcune pubblicazioni hanno iniziato a rimettere in discussione la questione, ultima tra queste un saggio del teologo di origine tedesca Uwe Michael Lang. Dal titolo - "provocatorio", secondo Falsini - "Rivolti al Signore", il libro ha ottenuto la prestigiosa prefazione dell'allora card. Joseph Ratzinger e la presenza, alla presentazione della traduzione italiana, del neo-nominato segretario della Congregazione per il Culto Divino, mons. Malcolm Ranjith (v. Adista n. 33/06), sponsor di livello per la tesi, sostenuta da Lang, di un ritorno al tradizionale orientamento verso Oriente (Conversi ad Dominum, secondo le parole di Sant'Agostino) della preghiera liturgica. Addirittura, Ranjith, in un'intervista a La Croix del 26 giugno, aveva invocato "una correzione necessaria … una riforma nella riforma", perché "bisogna tornare alla liturgia nello spirito del Concilio".

L'intervento di p. Falsini entra nel merito della fondazione conciliare della liturgia versus populum. Carte alla mano - Falsini è stato verbalista, per tutta la durata dei suoi lavori, della Commissione conciliare sulla liturgia - egli sconfessa l'assunto di Ratzinger, che nella prefazione al libro di Lang aveva scritto che "non vi è nulla nel testo conciliare sull'orientamento dell'altare verso il popolo: quel punto è stato sollevato solo nelle istruzioni postconciliari".

"Proprio durante il Concilio", scrive Falsini, "è maturata l'idea ed è stata presa la decisione". In una Declaratio, annessa all'articolo 128 (art. 104 durante la discussione), cap. VII della prima Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, si legge che l'altare deve essere eretto in un luogo "tra il presbiterio e il popolo", per potervi facilmente girare intorno; e inoltre, che "è permesso celebrare la messa rivolti verso il popolo, su un altare adeguato". Saranno formulazioni riprese poi dall'istruzione postconciliare Inter Oecumenici, firmata, tra l'altro, il 26 settembre 1964, ovvero a Concilio ancora largamente in corso.

"Era il passo definitivo del cammino", conclude Falsini, "che non si limitava alla semplice proposta di 'celebrare rivolti al popolo', ma disponeva tanto l'autonomia dell'altare che la sua centralità ideale". Si tratta di "tre aspetti indivisibili", per il liturgista, che rompono con la tradizione dei secoli precedenti e rappresentano un'innovazione tutta conciliare. Prova ne sia, ricorda l'autore citando il liturgista francese Jounel, che già il Concilio "si è inserito in questo rinnovamento": "Ogni mattina si celebrava rivolti verso l'aula conciliare, mentre al Concilio Vaticano I il celebrante voltava le spalle ai padri". (a. s.)

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