COMUNIONE CON IL PAPA, MA IN FEDELTÀ AL CONCILIO: SUL RITO TRIDENTINO I VESCOVI FRANCESI SI COMPATTANO
Tratto da: Adista Notizie n° 81 del 18/11/2006
33626. LOURDES-ADISTA. Pieno appoggio al presidente dei vescovi francesi card. Jean-Pierre Ricard, in comunione con la volontà di papa Benedetto XVI ma in totale fedeltà al Concilio Vaticano II, "frutto della Tradizione viva della Chiesa": sulla questione della reintegrazione dei lefebvriani e del rito tridentino (v. Adista n. 77/06) i vescovi d'Oltralpe si compattano e alla fine dell'Assemblea plenaria svoltasi a Lourdes dal 4 al 9 novembre, firmano in blocco un documento di sostegno al loro presidente, che si trova in una posizione assai scomoda. Come arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale francese, ma allo stesso tempo membro della commissione Ecclesia Dei che si occupa della reintegrazione dei lefebvriani nella Chiesa, Ricard è diviso infatti tra l'obbedienza alla volontà del papa di restaurare il rito tridentino della messa e di riaccogliere gli scismatici nella comunione (oggetto, a quanto sembra, di un motu proprio di prossima pubblicazione, v. Adista n. 73/06), e le preoccupazioni di pastore di una Chiesa locale che rischia di veder compromessa la propria unità.
L'inquietudine era stata espressa dai vescovi a titolo individuale o in gruppi di diverse regioni ecclesiastiche già prima dell'assemblea, e anche se il tema non era ufficialmente all'ordine del giorno, ne ha costituito il fil rouge. Nel discorso di apertura, Ricard ha rassicurato i confratelli sul fatto che "la decisione di liberalizzare la possibilità per i preti di dire la messa secondo il messale del 1962 non è ancora stata presa. Il motu proprio annunciato non è ancora stato firmato" e ci sarebbe ancora tempo per esprimere timori e desideri. Allo stesso tempo, Ricard si è sentito in dovere di difendere il papa nel suo tentativo di "fare tutto ciò che è in suo potere per porre fine allo scisma lefebvriano" e di negare che egli voglia riformare la riforma liturgica del Concilio Vaticano II.
I vescovi compatti
Che i vescovi francesi firmassero "quasi all'unanimità" - come ha rivelato Ricard - una lettera aperta di sostegno al loro presidente che, in quanto membro della commissione che si occuperà dei lefebvriani, si trova di fronte ad un compito difficile in Vaticano, è stata una vera sorpresa, nonché un fatto che non si verificava da una ventina d'anni. "I vescovi di Francia – si legge nella dichiarazione – tengono ad esprimere la loro comunione con papa Benedetto XVI. Con lui, riconoscono le ricchezze dell'insegnamento del Concilio Vaticano II, frutto della Tradizione vivente della Chiesa. Con lui, auspicano di proseguire l'accoglienza dei diversi fedeli del Cristo legati alle forme liturgiche anteriori a questo Concilio. Con lui, condividono il desiderio della riconciliazione dei preti e dei laici che si sono separati dalla comunione ecclesiale dopo questo Concilio". Comunione con il papa, dunque, purché, però, i lefebvriani, esprimano "un gesto di consenso inequivocabile agli insegnamenti del Magistero autentico della Chiesa". La storia francese ha la sua complessità, scrivono: "la questione liturgica non è la sola fonte di difficoltà. Nella sua Tradizione, la Chiesa ha sempre associato la liturgia alla sua fede".
Con la decisa riaffermazione, insomma, del "proprio attaccamento al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II, la cui messa in opera, sempre da promuovere, testimonia la fedeltà di tanti preti e comunità", l'Assemblea esprime a Ricard "la propria fraterna fiducia", e conferma alla Santa Sede "la volontà dei vescovi francesi di operare per la riconciliazione, ma sempre "nella verità e nella carità".
La lettera è l'espressione di una sorta di "vigilanza attiva" dei vescovi, spiega al quotidiano francese La Croix (9/11) mons. Robert Le Gall, arcivescovo di Tolosa e presidente della Commissione episcopale per la liturgia; è segno di una "profonda comunione con il papa, ma con la possibilità di discutere sulla particolarità della Francia e il rischio di introdurre nella Chiesa una soggettività liturgica", secondo il vescovo di Autun mons. Benoit Rivière. "La radice di questo dibattito – dice mons. Christophe Dufour, vescovo di Limoges – è una sofferenza di padri, di pastori: chiediamo di essere rispettati in questo lavoro paziente di riconciliazione che portiamo avanti nelle nostre diocesi con chi ha questa sensibilità ecclesiale".
Ricard: unità della Chiesa, riconciliazione e liturgia
Ringraziando i confratelli per la "fiducia e il sostegno" espressi nel messaggio, "che sono per me un grande conforto", Ricard ha dedicato al problema dei lefebvriani molte parole nel suo discorso di chiusura del 9 novembre, rilevando l'"emozione" che la notizia della creazione dell'Institut Bon Pasteur a Bordeaux (autorizzato a usare in forma esclusiva il rito tridentino) e della prossima pubblicazione di un motu proprio hanno suscitato "in preti, diaconi e laici delle nostre diocesi". Sei i punti nei quali ha sintetizzato la questione: "comunione profonda" con il papa; impegno per l'unità della Chiesa nella riconciliazione ("frutto dello Spirito") con i lefebvriani; riscoperta, in questa prospettiva, della "realtà sacramentale della Chiesa" e accoglienza della fraternità cristiana come "dono di Dio"; fedeltà al Vaticano II, "bussola che orienta il nostro cammino", ancora da realizzare e mai oggetto di statica nostalgia, e riconoscenza verso coloro che hanno contribuito a realizzarne le istanze; importanza della questione liturgica nella controversia con i lefebvriani, ancorché essa sia soltanto uno degli aspetti di una frattura che è soprattutto teologica; accoglienza dei lefebvriani – perché "una diversità è possibile" – ma che "dev'essere regolata", poiché "ne va della liturgia e dell'unità della Chiesa" e per non cadere nel rischio di una "religione à la carte" dove ognuno sceglie il proprio menu: "Una Chiesa - conclude Ricard - dove ciascuno costruisce la sua cappella a partire dai propri gusti personali, dalla propria sensibilità, dalla propria scelta della liturgia o delle proprie opinioni politiche non potrebbe essere ancora la Chiesa di Cristo". (ludovica eugenio)
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!