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VARIAZIONI DI UN'ESPERIENZA D'AMORE: IL SINCRETISMO COME RIVELAZIONE DI DIO IN ATTO

Tratto da: Adista Documenti n° 86 del 02/12/2006

DOC-1805. ROMA-ADISTA. Se il nuovo paradigma pluralista bussa con forza alla porta delle religioni (v. documento precedente), la risposta dell'istituzione è tuttavia, come segnala Edmund Chia, "inflessibile, ferma e dura": non è un caso che, sotto la guida di Ratzinger, la Congregazione per la Dottrina della Fede abbia additato la Teologia pluralista come il nuovo nemico della fede cristiana.

Alla crisi delle identità, sottoposte alla pressione dell'esistenza di "vari mondi culturali" e di appartenenze multiple, e alla crisi della religione, che è al tempo stesso crisi istituzionale e crisi di certezze, la gerarchia cattolica, spiega il teologo brasiliano Marcelo Barros, risponde dagli anni '80 "con un processo di indurimento istituzionale, di centralizzazione del potere, di controllo del pensiero teologico, di repressione nei riguardi delle tendenze dissidenti o alternative": quello che Juan Bautista Libânio ha chiamato "il ritorno alla grande disciplina".

Il pensiero alternativo si fa comunque strada tra ostacoli e condanne, come indica l'evoluzione del concetto di sincretismo, riscattato da un pensiero che ne mostra non solo la normalità ma anche la positività. "Sono spesso coloro che rappresentano il sistema (l'istituzione) – scrive il teologo Michael Amaladoss citato da Barros – che accusano di sincretismo altri, la cui pratica non rientra nei limiti stabiliti dal sistema. Ma quanti seguono pratiche denominate sincretiche trovano in esse un'unità di senso. Non le vedono come artificiali o in competizione tra loro. Tutto questo insieme di simboli e sensi deve allora essere studiato più a fondo da persone indipendenti rispetto al sistema". Da qui, prosegue Barros, l'inadeguatezza del termine "doppia appartenenza": "Una donna che è mãe de santo nel Candomblé (religione afrobrasiliana che consiste nel culto degli Orixás, divinità associate ad elementi naturali, i cui sacerdoti e sacerdotesse prendono il nome di pai de santo e mãe de santo, ndr) ed è al tempo stesso coordinatrice di una comunità ecclesiale di base nella Chiesa non sente di avere alcuna ‘doppia appartenenza'. È in quanto nera, e a partire dalla sua appartenenza religiosa e culturale afro, che essa si sente nella condizione di essere cristiana. Da secoli il tipo di sincretismo religioso esistente tra cristianesimo e religioni indigene e nere è un esempio di sintesi spirituale e di sforzo ecumenico immenso, realizzato da persone semplici della base, per promuovere un'unione vitale di due o più tradizioni religiose che, storicamente e apparentemente, sembravano irriconciliabili". Pertanto, secondo Barros, il cristianesimo "non dovrebbe sostituire il Candomblé o l'Umbanda (altra religione afrobrasiliana, in cui sono maggiormente presenti elementi cattolici, ndr) o una tradizione indigena, ma ricevere da essi l'ispirazione spirituale che è loro propria e offrire il proprio contributo affinché tutte le tradizioni religiose possano, sempre di più, essere umane e, in quanto umane, divinizzate". La doppia o multipla appartenenza, conclude, "mostra che ogni religione deve essere una luce che illumina il cammino del progetto divino per il mondo e ci invita tutti a relativizzare le nostre esclusività. Nessuno è padrone della fede e del sacro. Possiamo, semplicemente, essere amanti che si pongono al suo servizio".

Le identità multiple create dal pluralismo religioso-culturale, aggiunge il teologo di origine tedesca Pablo Suess, "non sono demarcate da muri di separazione", bensì da arbusti che permettono comunicazione e scambi". Gesù stesso, nel raccontare la parabola del Buon Samaritano, "ha demolito non solo il muro etnico tra samaritani e giudei, meticci impuri ed ebrei puri, e il muro clericale tra sacerdoti e laici, ma anche il muro tra la setta marginale e la religione ufficiale, tra il discorso e la prassi, tra la verità e l'amore. Seguire la religione "falsa" dei samaritani non impedisce, secondo la parabola, di compiere quello che è giusto davanti a Dio. Quello che è giusto per la vita eterna si chiama pratica della carità, non appartenenza a un qualche gruppo".

In questo cammino di umanizzazione di ogni tradizione religiosa, una sfida ulteriore è rappresentata, come sottolinea Paul Knitter, dalla nuova "religione esclusivista mondiale" in cui si è trasformato il mercato libero globale: "La ragione principale e la causa essenziale della crescente ingiustizia economica nel mondo e della povertà disumanizzante che risulta da tale ingiustizia è, in se stessa, religiosa. Le forze che stanno generando tanta ricchezza e al tempo stesso tanta disparità nella sua distribuzione sono diventate esse stesse una religione". E del politeismo presente nella globalizzazione egemonica parla, nel suo intervento, il presidente dell'Asett Diego Irarrázaval: "Si suppone - scrive - che ogni aspetto e senso dell'esistenza provengano dal mercato totale", malgrado non sia tanto il mercato in sé ad essere idolatrato quanto piuttosto "i suoi diversi e affascinanti beni simbolici", in una complessa problematica politeista. Se "il politeismo effimero, il successo individuale, il fondamentalismo intollerante, gli assoluti materiali" rappresentano una sfida anche per gli indigeni, la popolazione nera e tutti i settori meticci, essi sono chiamati a ritrovare le proprie energie per sfuggire all'alienazione: dall'energia vitale divina dell'Axé delle religioni afro-americane al senso del rapporto tra salvezza e guarigione nella comprensione autoctona africana (su cui si sofferma la teologa keniota Mary Getui nell'intervento che riportiamo di seguito) fino al carattere olistico della prospettiva indigena, con il suo paradigma relazionale e la sua eco-visione-azione, in base a cui ogni essere vivente è in connessione e comunicazione con la profondità di se stesso e con ciò che lo circonda. Sulla ricchezza delle diverse religioni, ciascuna con il suo deposito sacro, la Parola di Dio annunciata a ciascuna di esse, si sofferma anche il teologo brasiliano Afonso Soares nell'intervento di cui riportiamo ampi stralci (sempre in una nostra traduzione dallo spagnolo). (claudia fanti)

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