Nessun articolo nel carrello

LA "FORMA SUBDOLA" DELLA PRIVATIZZAZIONE: DON VITALIANO E MOVIMENTI IN DIFESA DELL'ACQUA PUBBLICA

Tratto da: Adista Notizie n° 87 del 09/12/2006

33668. AVELLINO-ADISTA. La privatizzazione strisciante di un bene comune fondamentale come l'acqua: è questo il rischio che si nasconde dietro l'affidamento della gestione dei servizi idrici a società a capitale misto pubblico-privato.

Era già successo a Napoli, con la delibera del 23 novembre 2004 che prevedeva di affidare la gestione dell'acqua dell'area Napoli-Volturno ad una società mista, con capitale a maggioranza pubblica e minoranza privata: un modello di gestione frequente in Italia, che presenta però il rischio costante della ‘timidezza' della componente pubblica di fronte alla determinazione di quella privata, intenzionata a lavorare al servizio degli azionisti piuttosto che degli utenti. Le società miste sarebbero quindi nient'altro che una "forma subdola" di privatizzazione. Ma in questo caso, dopo la mobilitazione dei movimenti – con loro il padre comboniano Alex Zanotelli – è arrivato lo scorso gennaio l'importante dietrofront del presidente della Campania Antonio Bassolino e del sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, che hanno consigliato ai sindaci dei Comuni interessati di revocare la delibera e di affidare la gestione dell'acqua ad una società interamente pubblica.

Dopo il successo di Napoli, adesso tocca ad Avellino: il 20 novembre i sindaci dei Comuni che rientrano nell'area servita dalla "Ato 1 Campania" – l'"Autorità di Ambito Territoriale Ottimale" che gestisce i servizi idrici per le province di Benevento e di Avellino – si riunivano per decidere sull'affidamento della gestione dell'acqua. Una scelta da fare in fretta, entro il 31 dicembre, per non perdere l'accesso ai "cospicui" fondi europei.

Per protestare contro il rischio della privatizzazione "subdola" e "fare in modo che l'acqua resti un bene pubblico" del territorio, è nato l'Osservatorio irpino-sannita sull'acqua, coordinato da don Vitaliano della Sala, che ha organizzato un sit-in – a cui ha partecipato anche il deputato di Rifondazione Francesco Caruso – in occasione della riunione dei sindaci. Per Salvatore Carnevale, del "Forum italiano dei movimenti per l'acqua", l'assegnazione ad una Spa come gestore unico sarebbe illegale, perché "l'acqua deve restare ad un soggetto giuridico di diritto pubblico e non privato". Un primo obiettivo, raggiunto, era di indurre i sindaci a rinviare la decisione per permettere la consultazione dei cittadini dei 191 comuni della Ato 1.

Don Vitaliano, lanciando l'Osservatorio insieme a p. Zanotelli e al vescovo di Avellino, mons. Francesco Marino, ha ammonito a "riflettere bene sui rischi che potrebbe comportare la privatizzazione di un bene così prezioso. Se per il petrolio, che certamente non è un bene primario dell'umanità, si sono verificate lunghe e sanguinose guerre, proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere se anche il possesso dell'acqua diventasse motivo di ricchezza". L'Osservatorio ha anche lanciato uno sciopero della fame "a staffetta" che continuerà "fino all'accantonamento definitivo della funesta idea di privatizzare l'acqua".

La lunga corsa all'"oro blu"

Lo ha ricordato persino Benedetto XVI, all'Angelus del 12 novembre: "Dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni cosa: per l'aria e per l'acqua, preziosi elementi che sono a fondamento della vita sul nostro pianeta".

Un fondamento che potrebbe diventare presto un lusso di pochi. A mettere in guardia è un rapporto delle Nazioni Unite, "L'acqua tra potere e povertà", che ricorda come in un'economia globale in continua espansione siano quasi 2 milioni i bambini che muoiono ogni anno per la mancanza di un bicchiere d'acqua pulita e di servizi igienici. Il rapporto sfata anche il mito che quello dell'acqua sia un problema di scarsità oggettiva: a privare di un bene primario milioni di persone sono - si legge - la povertà, il potere e la disuguaglianza.

E non è il solo paradosso evidenziato dal rapporto: si scopre infatti che nei Paesi ricchi l'acqua costa pochissimo mentre le famiglie povere dei Paesi centroamericani possono arrivare a spendere fino a un decimo del loro reddito per l'approvvigionamento idrico. Per l'Onu, però, queste disparità non sono colpa della ‘privatizzazione' dell'acqua e dell'applicazione della logica del profitto a un bene di prima necessità. Piuttosto, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il dibattito pubblico-privato ha "stornato l'attenzione da una preoccupazione più importante: le prestazioni inadeguate dei fornitori idrici, sia pubblici che privati, ai fini del superamento della carenza idrica globale". Il problema, insomma, sarebbero gli sprechi, sempre altissimi, e l'ingresso del privato nella gestione delle risorse idrica potrebbe essere utile a combatterli se ammortizzato dall'introduzione di "tariffe sociali" per garantire a tutti, anche ai più poveri, l'accesso a un "minimo" di acqua che l'Onu fissa in 20 litri al giorno a persona.

In Italia, dal 1994 la gestione delle risorse idriche è delegata alle già citate Ato, da costituire entro la fine del prossimo anno. Da allora, come racconta il vicecaporedattore di Famiglia Cristiana Giuseppe Altamore nel suo libro "Acqua S.p.a." (Mondadori, 2006, pp. 238, euro 8,40), il business è diventato "sempre più profittevole" ed è destinato a diventarlo ancora di più man mano che si completa la riorganizzazione del settore. Se da una parte il prezzo dell'acqua in Italia rimane uno dei più bassi d'Europa (solo 0,7 euro a metro cubo, a fronte, ad esempio, dei 5 di Berlino), dall'altra va notato come le aziende che si sono gettate sull'"oro blu" facciano registrare profitti in crescita costante. Profitti che i cittadini, prima o poi, dovranno pagare: alla luce del piano di investimenti delle Ato per ammodernare gli acquedotti, Altamore prevede bollette raddoppiate nel giro di vent'anni. Intanto, partirà nel 2007 la raccolta firme per un disegno di legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell'acqua, il cui testo è frutto di una consultazione popolare a livello locale e nazionale. (alessandro speciale)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.