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TU CHIAMALA SE VUOI COMUNIONE. LA CHIESA ANGLICANA RIMANDA LO SCISMA MA CHIUDE AI GAY

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 03/03/2007

33777. DAR ES SALAAM-ADISTA. Alla fine, lo scisma della Comunione Anglicana – la terza comunità cristiana al mondo, con quasi 80 milioni di fedeli – non c'è stato, anche se rimangono ancora molto alte le probabilità che sia stato di fatto soltanto rimandato: l'incontro dei primati delle 38 province anglicane, tenutosi a Dar es Salaam, in Tanzania, dal 15 al 19 febbraio, si è concluso con un forte richiamo alla Chiesa Episcopale (The Episcopal Church, Tec), il ramo statunitense dell'anglicanesimo, ‘colpevole' di aver ordinato vescovo un omosessuale impegnato in una relazione (Gene Robinson, del New Hampshire, v. Adista nn. 21 e 79/05) e di aver autorizzato delle cerimonie di benedizione per le coppie gay. Come si legge nel comunicato diffuso alla fine dell'incontro, la Tec, se non vuole che la sua comunione con le altre Chiese anglicane sia "danneggiata" e "a rischio", ha tempo fino al 30 settembre di quest'anno per approvare un divieto formale all'ordinazione episcopale degli omosessuali e dei matrimoni gay.

A complicare ulteriormente il quadro, c'è il fatto che la Tec è tutt'altro che compatta nelle sue posizioni liberal. L'elezione della liberal Katharine Jefferts Schori a vescovo presidente della Tec nel 2006 (v. Adista n. 51/06) non è stata accettata da alcune diocesi e congregazioni conservatrici, che si sono rivolte ad alcuni primati tradizionalisti del ‘Sud del mondo' (Global South), guidate dal nigeriano Peter Akinola, per ricevere una ‘supervisione episcopale' alternativa. Si tratta, in pratica, di un tentativo di spaccare la Chiesa anglicana statunitense, che ha subito dato avvio ad una serie di costose cause giudiziarie sulla proprietà di Chiese ed edifici della Tec. Per bloccare questo processo di disgregazione, i primati hanno proposto l'istituzione di un Consiglio pastorale che assista la Schori nel percorso di riconciliazione con le congregazioni ribelli; inoltre, hanno anche appoggiato l'idea del Vescovo presidente di nominare un Vicario primaziale, a cui la Schori delegherà parte della sua autorità e competenza per quelle diocesi e gruppi che non la riconoscono: in cambio, i primati del Global South si sono impegnati a mettere fine ad ogni ‘intrusione' in territorio statunitense.

Si tratta, a detta degli osservatori, di provvedimenti estremamente duri: la Chiesa anglicana statunitense verrebbe di fatto poco meno che commissariata. Ma difficilmente la Conferenza episcopale della Tec – che si incontrerà il mese prossimo – accetterà le condizioni poste dai primati, soprattutto perché un divieto all'ordinazione di vescovi gay sarebbe una sconfessione dell'autorità di Gene Robinson, tanto da rendere pressoché inevitabile le sue dimissioni. La Schori, che ha dovuto accettare le condizioni poste dai primati firmando il documento finale dell'incontro, parla di "un periodo di astinenza (dall'ordinazione di vescovi omosessuali e dalla celebrazione di matrimoni gay da una parte, dalle intromissioni nel territorio diocesano statunitense dall'altra, ndr) chiesto ad entrambe le parti".

La Schori, malgrado la durezza dei provvedimenti adottati dai primati, a Dar es Salaam ha colto anche alcuni successi: è stata, ad esempio, eletta nell'importante Comitato permanente della Comunione anglicana, un organo di cinque membri che prende le principali decisioni di carattere economico e amministrativo. Un riconoscimento importante, per una donna che – malgrado la stima personale tributatale dall'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams – alcuni dei suoi colleghi conservatori non volevano nemmeno che fosse invitata (e 7 di loro si sono rifiutati di celebrare l'eucaristia insieme a lei), ma quasi inevitabile, visto che la piccola ma ricca Tec contribuisce in maniera essenziale al funzionamento della burocrazia anglicana mondiale.

I primati hanno anche approvato una bozza della cosiddetta ‘Alleanza anglicana', un testo con i principi fondamentali dell'anglicanesimo, stilato per dare un nucleo dottrinale condiviso ad una famiglia di Chiese che sono di fatto autonome ed hanno, sul piano teologico e pastorale, approcci spesso così diversi da essere – come sull'omosessualità – incompatibili. Si tratta di un testo equilibrato che ha riscosso il consenso di tutte le anime dell'anglicanesimo, mettendo l'accento sull'"interdipendenza" in una "famiglia mondiale" di Chiese. (alessandro speciale)

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