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"UN PROFILATTICO CONTRO L’AIDS". E IL VATICANO. PARTE LA CAMPAGNA DEI VALDESI SULL’8 PER MILLE

Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 28/04/2007

33856. ROMA-ADISTA. Ha preso il via in un clima di crescente polarizzazione sui temi religiosi ed etici l’annuale campagna della Chiesa evangelica valdese per la raccolta dell’otto per mille Irpef. E lo slogan scelto – "Un pozzo per l’acqua, un profilattico contro l’Aids, un sorriso alla vita" – mette in evidenza un tema controverso, come quello del preservativo e della lotta contro il virus dell’Hiv, sul quale tra valdesi e Chiesa cattolica il disaccordo è completo. Dichiaratamente antitetica a quella vaticana è anche la scelta dei valdesi di dare il 100% dei soldi raccolti attraverso l’otto per mille alla solidarietà: "Nemmeno un euro viene utilizzato per le attività di culto". "Non sono soldi nostri", spiega il teologo valdese Paolo Ricca, "sono soldi dello Stato che le Chiese pensano di gestire con il valore aggiunto della loro particolare identità".

I valdesi sin dall’inizio hanno scelto la via della trasparenza nella gestione della loro quota dell’otto per mille: sul sito www.chiesavaldese.org è consultabile l’elenco di tutti i progetti finanziati con i soldi pubblici e delle associazioni ed enti che li hanno realizzati. Una via, quella della trasparenza, che sta dando i suoi frutti, secondo la moderatora della Tavola valdese – l’organo esecutivo dell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi – Maria Bonafede: i contribuenti che nel 2006 hanno firmato per dare la loro quota Irpef ai valdesi sono circa 220.000, un numero tra le dieci e le quindici volte più ampio della reale consistenza numerica delle comunità valdesi, che si aggira intorno alle 30.000 persone, naturalmente non tutte contribuenti. Un consenso in crescita (l’1,2% del totale delle scelte espresse nel 2004, salito all’1,4% nel 2006) di fronte a una percentuale stabile per la Chiesa cattolica (circa l’86%) e alla riduzione delle quote destinate allo Stato, che fa un uso poco chiaro ed efficace dei soldi ricevuti (v. Adista nn. 81/04 e 53/05). E a dare manforte alla campagna valdese, in polemica con la crescente invadenza del Vaticano nella vita pubblica italiana, quest’anno ci sono anche i due appelli, uno di personalità laiche e uno di cattolici, promossi dalla rivista MicroMega (v. Adista n. 27/07).

Fiore all’occhiello tra i progetti finanziati dai valdesi con i soldi dell’otto per mille nel 2006 – per un totale di 5 milioni e mezzo di euro – ci sono le ricerche sulle cellule staminali realizzate dall’Università di Milano. Ma a scorrere l’elenco dei progetti, si trovano iniziative di prevenzione e di educazione contro l’Aids in Africa, uno sportello per gli immigrati in Sicilia, programmi di sviluppo rurale in Brasile e in Centroamerica, iniziative di microfinanza in Tanzania. Nell’elenco compare anche un 7,74% di spese di gestione, destinate alla campagna annuale su stampa e radio e all’Ufficio otto per mille della Tavola che coordina tutte le iniziative.

Anche quest’anno i valdesi non usufruiranno della ripartizione delle quote non assegnate dai contribuenti. Si tratta, bisogna ricordarlo, della fetta più grande della ‘torta’ dell’otto per mille, perché solo il 38% degli italiani ha firmato per l’una o per l’altra confessione (dati 2004); il restante 62% viene ripartito proporzionalmente in base alle preferenze espresse, ovvero va, in gran parte, alla Chiesa cattolica. La Chiesa valdese, al momento della firma dell’intesa con lo Stato italiano nel 1984, aveva scelto di rimanere fuori dalla ripartizione delle quote non espresse ma ha cambiato idea, dopo un lungo dibattito, nel 2001. Il nuovo regime potrebbe essere attivo già prima della fine dell’anno se, come si augura la moderatora Bonafede, il governo presenterà rapidamente in Parlamento il Ddl per la modifica dell’intesa, firmata dal premier Romano Prodi lo scorso 5 aprile. I fondi a disposizione dei valdesi potrebbero, in questo modo, più che raddoppiare: una novità importante, spiega Paolo Ricca, perché attualmente "vengono scartati più della metà dei progetti che ci arrivano". "Le Chiese dovrebbero vivere del sostegno dei propri fedeli", precisa la Bonafede, "ma finché rimarrà vigente questo sistema di finanziamento statale alle religioni, cerchiamo di trarne quanto di meglio è possibile". (alessandro speciale)

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