SENZA STELLETTE E SENZA ONERI PER LO STATO. PROPOSTA DI LEGGE PER SMILITARIZZARE I CAPPELLANI MILITARI
Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 16/06/2007
33923. ROMA-ADISTA. Cappellani militari senza stellette e senza oneri per lo Stato. È l’obiettivo del disegno di legge presentato dal senatore dei Verdi Gianpaolo Silvestri che presto verrà discusso dalle Commissioni Affari Costituzionali e Difesa di Palazzo Madama, prima di approdare in Aula.Il ddl si ispira alle proposte di Pax Christi, che da oltre dieci anni si batte per sciogliere gli Ordinariati militari, smilitarizzare i cappellani degli eserciti e affidare la cura pastorale dei soldati ai sacerdoti delle parrocchie nei cui territori sorgono le caserme (v. Adista nn. 81/95, 67/97, 81/00, 49/06 e 81/06). Ma fa anche un po’ di conti nelle pieghe dei bilanci dei ministeri della Difesa e dell’Economia e scopre che nel 2005 – ultimo dato disponibile – i 190 cappellani in servizio (oggi invece sono 193) sono costati allo Stato italiano 10milioni e 817mila euro, cioè poco meno di 58mila euro a testa all’anno.“È una proposta – spiega ad Adista il senatore Silvestri – che intende dare attuazione ad una storica battaglia del movimento pacifista cattolico iniziata da figure come don Milani e padre Balducci. Non vogliamo più nessuno che benedice armi, perché quelle armi uccidono. Ciò non significa che non ci debba essere l’assistenza religiosa nelle forze armate. Ci sostengono altre due argomentazioni: in Italia, secondo la Costituzione e il Concordato, non c’è più una ‘religione di Stato’ e quindi la figura del cappellano militare è anacronistica e, per certi versi, anticostituzionale, anche perché si riserva una corsia preferenziale alla Chiesa cattolica rispetto alle altre confessioni; inoltre si tratta di una enorme spesa per le casse dello Stato, che non sembrano godere di ottima salute”.Il ddl, che si compone di due articoli, non toglie alla Chiesa cattolica la possibilità di fare assistenza spirituale ai soldati, ma prevede la smilitarizzazione dei cappellani: attualmente, infatti, tutti i sacerdoti che prestano il loro servizio pastorale nelle caserme o nelle missioni all’estero sono inquadrati nella gerarchia militare come ufficiali (il vescovo ordinario militare ha il grado più alto: generale di corpo d’armata) e, pertanto, lautamente retribuiti dalle Forze armate. Se la legge venisse approvata, della cura pastorale dei militari si occuperebbero semplici sacerdoti, “senza stellette” e “senza oneri per lo Stato”. I soldi risparmiati, si legge all’art. 2, verrebbero utilizzati per “iniziative in favore della pace” e per sostenere associazioni “che operano nel campo della pace e della lotta alla povertà nel mondo”. La proposta, tuttavia, non ha valore retroattivo, almeno dal punto di vista economico: i cappellani attualmente in servizio rinuncerebbero ai gradi ma non allo stipendio – che continuerebbe ad essere erogato fino alla conclusione del mandato –, così come gli ex cappellani (primo fra tutti l’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, ex ordinario militare e generale di corpo d’armata in congedo) non perderebbero il diritto alla pensione.
Anche per questo motivo, Silvestri parla di “un ddl non punitivo” e auspica che la Cei appoggi la proposta. Una speranza che tuttavia, a leggere i recenti interventi degli ordinari militari, pare destinata ad essere delusa, soprattutto per la continua insistenza sulla “militarità”, ossia sull’importanza della piena integrazione dei cappellani nelle Forze armate: “Lo so che la cosiddetta militarità può fare problema e sembrare fuori posto per un prete – spiegava mons. Bagnasco nel maggio 2006, quando era ancora ordinario militare –. Ma c'è una ragione. Il senso di appartenenza alle Forze armate è altissimo. È un mondo con regole precise. Il sacerdote, per essere pienamente accolto, ne deve far parte fino in fondo, convinto che il rispetto delle persone e dell'ambiente passa anche attraverso la loro totale condivisione” (v. Adista n. 49/06). E anche Benedetto XVI – che già nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2006 aveva tessuto le lodi dei cappellani militari (v. Adista n. 1/06) – parlando in Vaticano durante il convegno internazionale degli Ordinariati militari (nell’ottobre 2006, v. Adista n. 81/06), aveva ribadito la necessità per la Chiesa di formare le coscienze “dall'interno del mondo militare”. (luca kocci)
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