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FUORIROTTA 1986

Tratto da: Adista Documenti n° 44 del 16/06/2007

La vita del Paese è scossa da una serie di eventi che seminano angoscia e sgomento. Un po' perché scoppia, in marzo, lo scandalo del vino al metanolo (23 i morti accertati). Ma soprattutto a causa della nube nucleare seguita all’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl (26 aprile), in Ucraina. Nei giorni successivi al disastro, infatti, la radioattività contamina buona parte dell'Europa, Italia compresa. Il panico è generale. Le conseguenze sulla popolazione ucraina dureranno per decenni. In Italia, a causa della possibile contaminazione dei terreni, viene proibita la vendita di verdure e latte fresco. Ma anche le tensioni internazionali si ripercuotono pesantemente sul nostro Paese. Il presidente Usa Reagan accusa la Libia di sostegno al terrorismo internazionale. La VI flotta Usa nel Mediterraneo viene inviata a fare esercitazioni militari nel golfo della Sirte. Per Gheddafi è una provocazione. Si sfiora la guerra. E la guerra sfiora l’Italia. Il 2 aprile un aereo della Twa in volo verso Roma esplode. Gli Usa accusano dell’attentato estremisti libici.  Tre giorni dopo, un altro attentato in una discoteca di Berlino frequentata da soldati americani. Per Reagan c’è lo zampino della Libia: il 15 aprile gli Usa bombardano Tripoli e Bengasi. Missili libici sfiorano la stazione radio americana di Lampedusa. Il presidente del Consiglio Craxi diffida Gheddafi dal ripetere atti di aggressione; nel contempo, condanna l'azione di guerra degli Usa.

Segnali di disgelo arrivano invece dai rapporti Usa-Urss. Il 28 luglio, Gorbaciov annuncia un parziale ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan. L’11 ottobre, secondo summit tra Gorbaciov e Reagan a Reykjavik (Islanda) per parlare di riduzione degli arsenali nucleari europei. Se l’Urss cerca la distensione, gli Usa lavorano in direzione opposta. L’8 novembre, scoppia l'Irangate: Reagan è indagato per aver venduto armi al regime di Khomeini e di aver finanziato, con i proventi di questa operazione, la controrivoluzione dei "contras" nel Nicaragua. Nelle Filippine, è eletta presidente Corazon Aquino (25/2). Ferdinand Marcos è costretto ad abbandonare il Paese dopo 21 anni di dittatura. Muore a Stoccolma il 28 febbraio, in un attentato che resta tuttora senza esecutori e mandanti, Olof Palme, leader socialdemocratico impegnato contro l'apartheid e per la causa palestinese.
Tornando alle vicende interne, a Palermo, il 10 febbraio, si apre il primo maxi processo contro “Cosa nostra”, istruito grazie alle rivelazioni fatte dal pentito Tommaso Buscetta: sono imputate di reati di mafia 456 persone. Il 20 marzo viene misteriosamente avvelenato in cella Michele Sindona, condannato all'ergastolo per l'uccisione di Giorgio Ambrosoli. Sempre in tema di misteri, il 29 marzo si conclude definitivamente il processo per l'attentato a Giovanni Paolo II. L'unico colpevole è Ali Agca, condannato all’ergastolo.
Nel 1986, due eventi “storici” segnano la vita della Chiesa: la visita di Wojtyla alla Sinagoga maggiore di Roma e la Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi (il 27 ottobre), cui, su iniziativa del papa, prendono parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali. Alla benevolenza del suo volto mediatico, il papa continua però a contrapporre la durezza della repressione di ogni voce non allineata. Il 25 luglio, il card. Ratzinger vieta di insegnare al teologo statunitense Charles Curran, critico nei confronti dell’Humanae vitae. In una Notificazione del 15 settembre Ratzinger censura le tesi sul ministero presbiterale del teologo Edward Schillebeeckx.  Lo stesso mese, in una lettera ai preti della sua diocesi, l'arcivescovo di Seattle, mons. Raymond Hunthausen, noto per le sue idee pacifiste e per la sua pastorale per la comunità omosessuale, informa di essere stato esautorato dal Vaticano di molti dei suoi poteri pastorali. Nella lettera Homosexualitatis problema (1° ottobre) il card. Ratzinger definisce l’omosessualità “oggettivamente disordinata”. Si acuisce anche lo scontro tra le diverse anime dell’Azione Cattolica. Quella che si rifà ad una lettura integrale del Concilio, che fa capo alla presidenza di Alberto Monticone e quella che del Concilio dà una lettura integralista, che ha il suo leader in Dino Boffo e potenti sponsor tra la gerarchia e in Comunione e Liberazione. Alcuni dirigenti di Ac si dimettono dalle loro cariche, tentando di aprire una crisi dentro l’associazione. Alla fine, l’Assemblea nazionale di Ac conferma la linea Monticone, che però lascia la presidenza con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del mandato. Nonostante tutto, la Chiesa di base continua ad essere in fermento. Polemiche sull’ora di religione nella scuola pubblica, dopo l’accordo firmato a dicembre ‘85 tra il ministro della Pubblica Istruzione Falcucci (Dc) e il presidente della Cei Poletti, che introduce forti limitazioni al diritto di non avvalersi dell'insegnamento confessionale. “Paghi le tasse chi vuole la pace”, titola un suo intervento sull’Espresso (19/1) il ministro della Difesa Spadolini, attaccando quei cattolici che, sottoscrivendo l’appello “Beati i costruttori di pace” lanciato qualche mese prima da un gruppo di preti veneti, sostengono l’obiezione di coscienza alle spese militari. Il testo verrà nel corso dell’anno sottoscritto da preti, vescovi e migliaia di credenti. Il 18 aprile altra via crucis per le strade di Comiso per dire no ai missili nucleari della Nato. Nel 1986 muoiono due figure simbolo del cattolicesimo democratico del ‘900: Giuseppe Lazzati e padre Michele Pellegrino. (v. g.)

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