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QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE? LA CURIA DI FIRENZE OSTEGGIA LE NOZZE DI UNA EX TRANSESSUALE

Tratto da: Adista Notizie n° 89 del 22/12/2007

34200. FIRENZE-ADISTA. "Oggi vivo con una pensione di invalidità, causata anche dalle durezze delle detenzioni, di 230 euro al mese, con mille strascichi sul piano fisico, segni di una guerra durata trent’anni, troppo lunga. Sono invalidità che derivano dai trattamenti e dai soprusi subiti, sono l’effetto di tutta la mia storia: mancata accettazione da parte della famiglia, scontro con le istituzioni, carcerazioni, rifiuto ed emarginazione anche dopo l’intervento". Così scrive Sandra Alvito, 63 anni, in un recente libro ("Il volo", Diple Edizioni, 2007, euro 12) in cui racconta la sua storia di ex transessuale in un’Italia - neanche tanto diversa dall’attuale - che non è stata in grado di riconoscere e di rispettare la sua diversità, fino a considerare un reato da punire e umiliare l’esistenza stessa di un’anima femminile imprigionata in un corpo sbagliato (tra gli anni ‘60 e ‘70 Sandra entrava e usciva dal carcere, come "persona socialmente pericolosa"). Una storia di violenza e emarginazione che Sandra sperava essersi lasciata definitivamente alle spalle. Ma che oggi potrebbe nuovamente riproporsi. Sandra infatti, che da molti anni è riuscita a cambiare sesso e per lo Stato italiano è donna a tutti gli effetti, dal 1983 è sposata civilmente con l’uomo che ama, Fortunato Calotta, di 62 anni. E poiché frequenta la comunità delle Piagge (nell’hinterland di Firenze) animata da don Alessandro Santoro, presso la quale da tempo ha intrapreso un cammino spirituale, ha deciso di coronare il suo amore sposandosi in chiesa. Don Santoro, ben lieto di celebrare le nozze, ha accettato, comunicando per lettera all'arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, l’intenzione di annunciare il matrimonio domenica 9 dicembre, durante la messa delle 11 nella chiesa delle Piagge, perché "i fedeli accompagnino Sandra e Fortunato nel percorso prematrimoniale". "Sandra – afferma Santoro nella lettera scritta all’arcivescovo, ai parroci della diocesi ed a tutta la città di Firenze – frequenta da sempre la comunità, portando al suo interno tutta la sua esperienza di dolore e di emarginazione". "Ha modificato il suo corpo per non dover modificare la sua anima. Quello sarebbe stato l’unico scandalo: vivere lontano da se stessa, senza l’autenticità che la vita, nei suoi aspetti individuali, sociali, non religiosi, ci chiede". Per questo, scrive il parroco delle Piagge, "siamo felici di essere chiamati a testimoniare la volontà sua e di Fortunato di unirsi anche con il sacramento del matrimonio cristiano. E lo faremo nel momento della condivisione per eccellenza, il momento della celebrazione eucaristica, dove ognuno di noi è chiamato ad esser parte della vita di tutti condividendo la mensa del pane e del vino". Insomma, il matrimonio tra Sandra e Fortunato sembrava poter rappresentare per la Chiesa di Firenze un momento di gioia e commozione.

Invece le cose sembrano andare in una direzione diversa. Perché se la famiglia - come ama ripetere la gerarchia ecclesiastica - non può che essere quella fondata sul matrimonio, probabilmente quella di Sandra e Fortunato per la Chiesa non si può considerare una famiglia. Anche se la coppia può vantare ciò che manca a molti coniugi cattolici: 24 anni di solida unione alle spalle. Così, dalla Curia di Firenze è arrivata una reazione fredda. Se non irritata. "Ma perché don Santoro non discute con noi, invece di decidere da solo? Non si rende conto che siamo davanti a un caso etico di frontiera e su cui c’è bisogno di confrontarsi tutti insieme?", dichiara alle pagine fiorentine di Repubblica (11/12) il portavoce della Curia don Bruno Simonetto. Il disappunto sfiora la minaccia, neanche tanto velata: "Certo, se don Santoro dovesse andare avanti da solo, assumendosi la responsabilità di un matrimonio del genere, allora dovrebbe anche accettarne le conseguenze". Perché, secondo Simonetto, sulla base delle norme del diritto canonico la Chiesa considerebbe valido un matrimonio religioso "solo se ci sono precisi requisiti", cioè se a sposarsi sono un uomo e una donna potenzialmente capaci di procreare. In caso contrario, considera il matrimonio nullo. La Curia si attende quindi che don Santoro accetti di "spiegare a coloro che, in ogni caso, hanno poi il compito di avallare la sua iniziativa, perché ha accettato questa richiesta di matrimonio religioso". La questione, riconosce tuttavia don Simonetto, è "molto seria, e di alta portata morale. Ma proprio per questo da valutare con grande responsabilità, non da liquidare con un sì o con un no. E troppo di peso perché lo si lasci alla sola valutazione di un parroco". In ogni caso, "nessuna condanna aprioristica. Don Santoro doveva solo evitare di annunciare una decisione già presa". "Più che disponibile a dare spiegazioni", replica a stretto giro di posta don Santoro. Che però smonta sul nascere qualsiasi eccezione di tipo "canonico" alla celebrazione del matrimonio: "È la Curia che dovrà spiegare perché mai una come Sandra, donna da ogni punto di vista, non si debba considerare tale. Tante donne non hanno la possibilità di procreare, ma non per questo la Chiesa impedisce loro di sposarsi". (valerio gigante)

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