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ACQUA CHIARA

Tratto da: Adista Contesti n° 90 del 22/12/2007

Il vescovo brasiliano dom Luis Cappio spiega perché ha ricominciato lo sciopero della fame in difesa del fiume sÃo Francisco.

Questa intervista al vescovo di Barra  dom Luis Cappio, raccolta da Fábia Lopes, è apparsa sul mensile brasiliano “Fórum outro mundo em debAte” (05/12/07). Titolo originale: “Cappio: a tranposiçÃo è un projeto ecologicamente insustentável e eticamente corrompido”  

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el 2005 il vescovo dom Luís Cappio ha trascorso 11 giorni in sciopero della fame a Cabrobó (PE), interrompendolo dopo l’impegno del governo a “sospendere il progetto di deviazione del corso del fiume São Francisco e dare avvio ad un ampio dialogo tra governo e società civile brasiliana”. Il francescano afferma che con l’arrivo del secondo battaglione del genio militare, insediato a Cabrobó dal 4 giugno di quest’anno, il governo è venuto meno all’impegno assunto.Di seguito l’intervista con il religioso, che il 27 novembre ha ripreso lo sciopero della fame contro la deviazione delle acque del fiume São Francisco.  

Che motivi avete, lei e alcune organizzazioni della società civile, per contrapporvi al progetto di deviazione delle acque del Rio São Francisco?
Dom Luís Cappio: La principale motivazione della nostra opposizione al progetto è che esso è socialmente ingiusto. Perché, malgrado la propaganda ufficiale dica che quest’acqua provvederà al fabbisogno di 12 milioni di abitanti, ciò non risponde a verità. Quest’acqua è destinata ai grandi imprenditori per le loro iniziative economiche nel Nordest: l’allevamento di gamberetti, la produzione di frutta per l’esportazione. Que-st’acqua passerà molto lontano dalle comunità che ne hanno realmente bisogno. Ed è ingiusto anche perché ad esserne beneficiati saranno i grandi, i grandi progetti, le grandi iniziative agro-industriali, e a pagare il conto dell’energia elettrica sarà il popolo, attraverso una forma di sussidio incrociato. È il popolo che pagherà un aumento nella bolletta dell’energia elettrica per finanziare l’acqua che andrà a beneficiare le grandi imprese. In secondo luogo, è un progetto economicamente sbagliato. E perché? Perché il governo stesso ha già presentato, attraverso l’Agenzia Nazionale delle Acque (ANA), l’Atlante del Nordest, che contiene più di 500 alternative di approvvigionamento idrico per le comunità urbane. La deviazione del corso è anche un progetto ecologicamente insostenibile, perché userà un fiume che ha urgentemente bisogno di essere rivitalizzato. Ed è anche un progetto eticamente discutibile, perché trasformerà l’acqua in oggetto di compravendita, in prodotto di mercato, e l’acqua è un dono di Dio per la vita delle popolazioni, un bene essenziale per la vita e non può essere trasformata in merce, in un oggetto di scambio. È per questo che siamo contro questo progetto, perché non risponde alle necessità della popolazione del Nordest, come vuole ingannevolmente far credere il governo.  

In dichiarazioni alla stampa, il presidente Lula afferma che “tra i 12 milioni di poveri che soffrono di scarsità d’acqua e dom Luís Cappio”, egli, il presidente, “sceglie i poveri”. Come pensa che si comporterà il presidente di fronte a questo suo secondo tentativo di ostacolare il progetto?
Dom Luís Cappio: Se in questa affermazione il presidente dicesse la verità, io stesso darei ragione a lui. Anche io la sottoscriverei, perché mi piacerebbe che tutti i miei fratelli del Nordest avessero acqua, e acqua in abbondanza, acqua di qualità. Noi stiamo lottando per questo.  È una grande menzogna dire che siamo egoisti, che non vogliamo dare l’acqua. Questo non è vero. Saremmo disposti a darla con gioia, vogliamo darla ai nostri fratelli del Nordest, certo che vogliamo. Ma questo progetto di deviazione delle acque non è per 12 milioni di persone, è per un piccolo gruppo legato al capitale, alle grandi imprese. Non è per il popolo.  Il governo dovrebbe avere il coraggio di dire la verità sul progetto, senza continuare ad illudere il popolo dicendo che que-st’acqua è per il popolo, mentre non lo è. Se quello che il presidente ha detto fosse la verità, io starei dalla sua parte, sottoscrivendo le sue parole.  Quando conversai con lui, con il presidente Lula, al Palácio do Planalto, gli dissi: “Guardi, presidente, ho lottato una vita intera per vederla seduto lì, in quella poltrona. Ho indossato la sua casacca per tutta la vita, lottando per lei. Ma, purtroppo, dopo aver assunto il potere, lei è diventato ostaggio dei grandi gruppi economici in Brasile e all’estero. Oggi lei è ostaggio del capitale. Lei dimentica le sue origini. Si è dimenticato del popolo che lo ha eletto per essere il presidente dei poveri di questo Paese”. È questo che gli ho detto. A quel punto, egli ha abbassato il capo. Io non posso ammettere che un presidente che è stato eletto per essere specialmente, prioritariamente, presidente dei poveri di questo Paese oggi stia governando per i ricchi del Brasile e del mondo. 

Quando è arrivato alla conclusione di dover riprendere lo sciopero della fame?
Dom Luís Cappio: Sono arrivato a questa conclusione perché quando, due anni fa, posi fine al digiuno a Cabrobó, fu perché, quando firmammo insieme il nostro documento, mi fidai del governo, del fatto che avrebbe dato avvio ad un ampio dibattito nazionale per individuare le migliori alternative di rifornimento idrico per il Nordest. Allora credetti a questo patto, a questo documento che era stato firmato. Fu per questo che terminai il digiuno due anni fa. In questi anni, sono stati molti i tentativi di riaprire il dialogo, di fare realmente in modo che il dialogo avesse luogo, perché la nostra preoccupazione è che il popolo abbia acqua, e acqua di qualità. Ma il governo non ha mai avuto interesse a fare ciò che aveva promesso e firmato a Cabrobó. Di fronte a ciò, qual è stata la loro risposta? L’inizio dei lavori mediante l’esercito brasiliano. Questa è la dimostrazione che si tratta di u-n’opera autoritaria, un’opera autocratica, che non è il frutto di una discussione a cui il popolo prende parte, perché un’opera di queste dimensioni, con tali investimenti economici, meriterebbe una consultazione popolare, la possibilità per il popolo di esprimere le sue opinioni e dare i suoi suggerimenti. Un’opera di tale portata deve necessariamente nascere da un consenso democratico, e invece essa è stata autoritariamente imposta, e si viene costruendo attraverso l’esercito brasiliano. Allora, di fronte a ciò, abbiamo ripreso il digiuno, perché siamo stati ingannati, e non solo io: tutta la società brasiliana è stata ingannata. Il governo non ha dato seguito a quanto firmato, all’impegno di aprire un ampio dialogo nazionale per individuare le migliori alternative di sviluppo sostenibile per il semiarido brasiliano. È per questo che abbiamo ripreso il digiuno.  

In questa lotta in difesa del São Francisco ha incontrato più alleati o più oppositori?
Dom Luís Cappio: Sono circondato da amici, vescovi, preti, religiosi, popolo, sono tutti qui con me. Il popolo è il primo che percepisce l’assurdità di tutto questo. La solidarietà è stata immensa. Il numero di lettere, di e-mail che riceviamo, di messaggi di solidarietà. Il numero incredibile di radio, di canali televisivi che mi telefonano per conoscere la realtà dei fatti. La solidarietà è stata molto, molto, molto grande e questo rafforza grandemente la lotta.

  All’interno della Chiesa sembra non esserci unanimità in relazione al progetto.
Dom Luís Cappio: Non c’è.  Durante il primo sciopero della fame, la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB) e la Santa Sede la criticarono...Dom Luís Cappio: Alcuni segmenti, non la CNBB, perché la CNBB è stata sempre con noi. Alcuni gruppi, alcuni vescovi, alcuni membri della Chiesa che si opponevano. Ma la CNBB ci offrì il maggior sostegno. Proprio ora ho ricevuto una bellissima lettera della CNBB in cui esprime tutto il suo appoggio e afferma tutto quello che ho appena detto, che il governo dovrebbe provvedere alle mancanze e alle necessità del popolo.  

Questo suo gesto, di decretare lo sciopero della fame, è un atto di fede o un atto politico?
Dom Luís Cappio: Stavo proprio ora conversando con il mio amico dom Geraldo, vescovo di Juazeiro. Ci fondiamo sulla fede. Compiamo questo gesto perché crediamo nella parola di Dio, che dice che, quando il nemico è molto forte, molto grande, solamente il digiuno e la preghiera sono capaci di dominarlo. È per questo che siamo entrati in digiuno e in preghiera, perché crediamo nella parola di Dio, l’unica che ci dà la forza e il coraggio per affrontare nemici tanto forti. 

Per concludere, che messaggio vuole lasciare alle famiglie del semiarido?
Dom Luís Cappio: Mi piacerebbe parlare a tutti voi, fratelli nordestini... Abbiamo diffuso una lettera diretta a tutti voi, e io direi questo: ‘Ascoltate bene quanto questo frate sta dicendo. Noi non siamo degli egoisti che vogliono l’acqua del São Francisco solo per sé. Se questa acqua del progetto fosse realmente per voi, noi saremmo i primi ad approvarlo. Quello a cui ci opponiamo è la menzogna, l’ingannevole propaganda del governo, che dice che quest’acqua serve a spegnere la sete di chi ha sete. Che chi ha sete è a favore del progetto. È una propaganda ingannevole. Non lasciatevi trascinare da questa propaganda che dice che quest’acqua è destinata a 12 milioni di abitanti, perché non è vero. Quest’acqua va a un piccolo gruppo di imprenditori e chi pagherà il conto sarà il popolo. È questa la verità che il popolo deve sapere.  n 

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