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C'ERA UNA VOLTA LULA

Tratto da: Adista Contesti n° 10 del 02/02/2008

“LULA È FINITO”, AFFERMA IL VESCOVO DOM TOMÁS BALDUINO, DANDO VOCE ALLA DELUSIONE DELLE ORGANIZZAZIONI POPOLARI.


QUESTA INTERVISTA AL VESCOVO EMERITO DI GOIÁS,  DOM TOMÁS BALDUINO, È STATA RACCOLTA DAL SETTIMANALE BRASILIANO “ISTOÈ” (16/1/2008). TITOLO ORGINALE: "LULA ESGOTOU-SE"
Il vescovo emerito di Goiás, dom Tomás Balduino, resta, ad 85 anni, una delle voci più significative della sinistra della Chiesa cattolica. Fondatore del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), cofondatore ed ex presidente della Commissione Pastorale della Terra (Cpt), il vecchio “compagno di viaggio” del Pt critica la moderazione di Lula al potere, difende con le unghie e con i denti la riforma agraria e giustifica le azioni violente del Movimento dei Senza Terra con un detto popolare che può suonare polemico: “La violenza è legittima quando la mansuetudine è vana”. In un’intervista rilasciata ad Istoé, dom Tomás lancia l’allarme per la tensione in Pará, elogia Hugo Chávez e afferma che il presidente Lula non genera più alcuna aspettativa di cambiamento nel Paese. “Lula è finito”, dice. Il religioso usa la bussola ideologica nell’analizzare la successione del 2010 e cita nomi che vorrebbe vedere al Planalto. Per il Pt, il senatore Eduardo Suplicy. Per il Pmdb, il senatore Pedro Simon. Per il Psdb, spera che José Serra, per le sue “tendenze di sinistra”, vinca la disputa con Aécio Neves. Istoé: La fine del Cpmf (Contributo provvisorio sulle transazioni finanziarie: una tassa con scadenza nel 2007 che si applicava ad ogni movimento bancario, la cui proroga, richiesta dal governo, è stata respinta, ndt) è stata un bene per il Brasile?Dom Tomás Balduino: È stata una perdita deplorevole, perché il Paese ha perso il suo miglior strumento per riscuotere il denaro dei ricchi. Questa sconfitta c’è stata perché il governo non ha aperto gli occhi della società riguardo a questo fatto. Anche perché stava togliendo denaro ai ricchi per darlo ad altri ricchi, toglieva dalle banche per dare alle banche, pagando il debito. Per questo, è rimasto senza forza morale per mostrare al popolo l’efficacia di questa tassazione.   Istoé: Tassare operazioni finanziarie è una buona soluzione?Dom Tomás: È una misura positiva, ma continua a mancare al governo un dialogo che abbia la sua base nel popolo. Il governo ha perso questa pratica. Ogni governo con base popolare ha le condizioni per coscientizzare la popolazione quando entra in conflitto con la classe sfruttatrice. Lula ha mostrato di non avere più questa condizione. Egli gode di una forte accettazione popolare, ma non dialoga con il popolo. Istoé: Il governo Lula ha combattuto il latifondo più dei predecessori?Dom Tomás: Nella lotta contro il latifondo, Lula non ha mostrato alcuna differenza. È vero che egli non ha represso i movimenti sociali, come Fernando Henrique Cardoso, e ha dialogato, non ha chiuso la porta. Ma ciò che realmente avanza nel Paese non è il sociale. È il mercato, il capitale. Lula non sta avanzando negli espropri. Al contrario. Il corso dato all’agrobusiness sta riducendo lo spazio della riforma agraria. Gli espropri sono molto al di qua delle mete da lui stesso tracciate. Oggi, la riforma agraria è un tema uscito dall’ordine del giorno. Istoé: Non sarà per il fatto che la meccanizzazione rurale è obbligatoria per l’integrazione del Paese al commercio mondiale?Dom Tomás: Se programmiamo il nostro sviluppo con gli occhi europei, può essere, ma è necessario vedere la nostra realtà, ottenere risposte a partire dalle aspirazioni delle masse brasiliane. Il neoliberismo è predatore, devastatore. Può essere che favorisca le minoranze ricche e il mondo europeo, ma qui ha aumentato la disparità, la disuguaglianza. Il governo Lula, che è alleato con il capitale, si sente spinto dalle forze che hanno le leve del comando nella società. Segue una linea che non è quella di rispondere agli appelli delle masse popolari. Il nostro universo è un altro, è quello del contadino, dell’indigeno, del latinoamericano, che conserva la sua mistica, la sua grandezza. Istoé: Le invasioni della Vale do Rio Doce e delle centrali idroelettriche non pongono l’opinione pubblica contro il movimento contadino?Dom Tomás: Non condanno queste azioni. Sono violente, sì, ma l’obiettivo è avere un impatto, come nel caso delle sementi di eucalipto dell’Aracruz Cellulosa. Essi protestano, mandano lettere, rivendicano, fanno causa, e non sono visti, non avviene nulla. Quando rompono un vetro, diventano visibili. Ho il massimo rispetto e ammirazione per quanti rischiano la pelle in azioni di questo tipo. Istoé: Ma non è un cammino simile a quello del terrorismo? Atti violenti per richiamare l’attenzione?Dom Tomas: No. È un’altra cosa. “La violenza è legittima quando la mansuetudine è vana”, recita un detto popolare, una di queste grandi opere dell’umanità senza autore noto. Di fronte a governi sordi, solo una scossa violenta. Istoé: Quali sono i candidati per cui voterebbe nel 2010?Dom Tomas: Voglio votare un candidato che riunisca diverse condizioni. Molti guardano alla figura di Eduardo Suplicy, non perché sia del Pt, ma perché è lui, anche perché diverge dai vertici del partito. È difficile trovare un altro uomo con una tale statura. Ma per essere candidati è necessario avere altre qualità oltre a quella morale e dell’amor di patria, è necessario avere possibilità di comunicazione, di dialogo. Difficilmente Suplicy potrebbe essere il candidato del Pt, ma egli riunirebbe molta gente, anche di altri raggruppamenti. Istoé: Potrebbe votare per il Psdb?Dom Tomás: Non ne vedo la possibilità per una questione ideologica. È un partito elitario, di destra. Se José Serra riuscisse a liberarsi dalle pastoie della struttura, potrebbe rispondere meglio alle esigenze di liberazione, un ideale di sinistra. Aécio Neves non credo possa liberarsi della destra, per un’opzione personale e di partito.     Istoé: Nel caso l’idea di un terzo mandato di Lula tornasse nell’agenda politica, lei l’appoggerebbe?Dom Tomás: Lula è finito. Non parlo per me, ma per le organizzazioni popolari che conosco. Non si pensa di mantenere Lula per cambiare, migliorare il Paese. Vivremo il post-Lula in breve. Come sarà, non lo so, ma non c’è l’aspettativa di una nuova elezione di Lula. Forse questo può essere negoziato dai vertici, ma non come una forza popolare. Il movimento popolare non vede una prosecuzione del governo di Lula, non vuole un terzo mandato. Ciò non vuol dire che si vogliano questi altri candidati che stanno apparendo. C’è una generale perplessità in relazione al futuro.  Istoé: Perché è tanto deluso dal governo?Dom Tomás: C’era l’attesa di quegli anni di cammino delle organizzazioni popolari, che si erano riunite, avevano creato un partito, avevano sognato la conquista del governo. Oggi il clima è di disillusione, scoraggiamento, persino di paralisi. Io mi aspettavo molto di più da Lula e non solo io. Tutte le organizzazioni contadine aspettavano l’attualizzazione dei criteri e degli indici di produttività e del limite della proprietà a fini di esproprio. Tutto ciò avrebbe favorito la riforma agraria, che invece è stata affrontata come una misura compensatoria, ossia, dove c’è un conflitto, il governo va ed espropria. Questa non è riforma agraria.  Istoé: Ha la speranza di un cambiamento di direzione del Paese?Dom Tomás: La speranza non muore mai. Guardando alla base del popolo, della società, che conserva il vigore del popolo latinoamericano, vedo che c’è un potenziale, un capitale di vita, di trasformazione, che indica un futuro diverso. Questo è già presente nei diversi forum sociali e negli incontri ed assemblee delle organizzazioni contadine. Abbiamo avuto le insurrezioni in Ecuador, in Bolivia, in Venezuela. Il popolo è vivo, malgrado secoli e secoli di dominazione dell’élite, di formazione dello Stato a servizio dell’élite, che è quanto abbiamo. Istoé: L’unica alternativa dell’America Latina al capitalismo sarebbe il populismo o il personalismo, come quello di Hugo Chávez in Venezuela?Dom Tomás: Non lo chiamo populismo, ma leadership carismatica, che è anche quella di Lula. In termini di organizzazione popolare, abbiamo più capitale di qualunque altro Paese latinoamericano. Ritengo che tale mobilitazione sia buona, valida, necessaria, ma che arrivi un momento in cui è necessario avere una leadership di consenso della maggioranza. Si può chiamare populismo o non so che, ma deve essere così. Nel caso del Venezuela, è Chávez. Ha i suoi difetti, ma risponde in gran parte alle richieste di queste basi popolari, contrariando gli interessi delle élite, che vorrebbero vederlo morto, e dello stesso impero americano. Nel caso della Bolivia, questa leadership è quella di Evo Morales.Istoé: Perché è contrario alla trasposizione  del São Francisco?Dom Tomás: Per le stesse ragioni di dom Luiz Flávio Cappio (vescovo di Barra, in Bahia) e di un centinaio di vescovi. La trasposizione è per l’élite ricca e non spegnerà la sete della popolazione nordestina del semi-arido. La faranno per i progetti di esportazione di frutta in Europa, di allevamento di gamberetti e di irrigazione delle piantagioni di canna, oltre che per i grandi centri urbani. Esiste un’alternativa elaborata dall’Agenzia Nazionale delle Acque, molto meno dispendiosa e basata su risorse locali. È tre volte più economica di questo progetto faraonico che non beneficia la popolazione. Non è vero che è destinato a 12 milioni di persone. È per l’élite. L’altro, più semplice, potrebbe beneficiare 44 milioni di persone. Istoé: Perché il governo non opterebbe per questo progetto alternativo?Dom Tomás: È stato soffocato dal governo. Nel semi-arido brasiliano piove molto più che in altri ecosistemi affini. In Spagna, c’è un’area simile in cui la gente vive bene perché la gestione dell’acqua è stata razionalizzata, con un sistema di distribuzione adeguato alla popolazione. Qui la cultura è quella dello spreco d’acqua, anche nel Nordest. Quando si parla di recupero del servizio dell’acqua, è nella stessa linea dell’industria della siccità, che canalizza il denaro per l’élite. Istoé: Esportazione e agrobusiness non generano posti di lavoro per i nordestini?Dom Tomás: Ogni progetto genera posti di lavoro, ma stiamo parlando di acqua. L’acqua della  trasposizione sarebbe eccessivamente cara, pompata a 300 metri di altezza per alimentare tre Stati. Sarebbe l’acqua più cara del mondo. Istoé: Il governo Lula ha ridotto i conflitti rurali?Dom Tomás: Il conflitto resta intenso, soprattutto al Nord. In Pará, il risultato del progetto Pace nei Campi, della governatrice Ana Júlia Carepa (Pt) è stato l’arresto di 200 contadini nel 2007, con una violenza poliziesca molto forte. È stato il disarmo dei contadini richiesto dai fazendeiros, che volevano vaccinare il bestiame ed erano ostacolati dalle occupazioni. Il governo ha messo a disposizione la polizia in appoggio ai fazendeiros. Il contadino è visto come un bandito. Per caso, in una di queste battute, la polizia ha trovato un arsenale di bellico di un fazendeiro. Questo finisce per sfociare in una guerra. Istoé: Il governo non ha abbassato l’indice di morti nei conflitti?Dom Tomás: Si è abbassato un poco, ma c’è una tensione crescente, soprattutto nel Pará, per il fatto che l’Incra sta creando insediamenti in terre pubbliche lontane, insalubri, esposte alla malaria, situate in foreste primarie. Non è questo il futuro della riforma agraria, perché finisce per beneficiare imprese del legname e per danneggiare la vita degli abitanti dei fiumi. È interessante che, invece di espropriare aree vicine ai centri di consumo, alle scuole, agli ospedali, il governo fa la riforma agraria nel senso di deportare  in luoghi lontani. È la riforma agraria come deportazione. Questo genera tensione e perpetua il lavoro schiavo. Istoé: L’agrobusiness meccanizzato, in tutto il mondo, è un importante generatore di ricchezza. In Brasile è diverso?Dom Tomás: Prende la terra che potrebbe essere destinata alla riforma agraria per produrre etanolo per l’esportazione. È retrocesso, un ritorno al sistema coloniale di esportazione. Istoé: Per quanto l’etanolo riduca l’inquinamento, il saldo della cultura della canna è negativo?Dom Tomás: Dal punto di vista della terra, la cosiddetta “energia pulita” è negativa. Via Campesina dice che è pulita dal tubo di scarico in fuori. Prima di arrivare là, è talmente sporca da includere il lavoro schiavo. Sottrae la terra a chi ha bisogno di essa per vivere. E aggredisce l’ambiente trasformando la foresta in monocoltura. Il cerrado, che è una fonte di equilibrio per il pianeta e un recipiente dei nostri bacini idrografici, viene trasformato in monocoltura di eucalipto, canna, soia o cotone. L’etanolo risponde al mercato del Primo Mondo, che ha bisogno di energia per i propri motori, ma ci ruba la possibilità di risolvere i nostri problemi. L’agrobusiness ha un valore importante, ma non può essere una priorità della politica pubblica per l’ambito rurale.

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