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BAMBINI, NIENTE CARNE: MENU QUARESIMALE PER GLI ALUNNI DI ALCUNE SCUOLE ROMANE

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 01/03/2008

34308. ROMA-ADISTA. Digiuno quaresimale forzato per i bambini delle scuole materne ed elementari del XVII municipio di Roma ai quali una devota funzionaria comunale – sostenuta dalla presidente del municipio Antonella De Giusti (Pd) – ha imposto l’astensione dalle carni il mercoledì delle Ceneri e tutti i venerdì di Quaresima, modificando unilateralmente i menù già concordati con le ditte che riforniscono le mense.

Alla fine di gennaio, alla vigilia dell’inizio della Quaresima, alle scuole arriva infatti una nota firmata dalla dirigente dell’Unità organizzativa servizi educativi, culturali, sociali del municipio in cui si chiede alle ditte di ristorazione di variare il menù per l’intero periodo quaresimale, servendo pesce e formaggio il venerdì e ‘alleggerendo’ la merenda, sostituendo il "panino farcito" con snack più morigerati, come per esempio pane e cioccolata. Tutti obbediscono, tranne due dirigenti di due scuole primarie e per l’infanzia (le ex materne ed elementari) che, disponendo di mense autogestite, scelgono di non modificare i menù concordati, ferma restando la possibilità, esclusivamente per le famiglie che ne facessero richiesta, di sostituire la carne con altre pietanze, per motivi religiosi. Una decisione che la presidente non può contrastare – poiché le mense, in questo caso, sono gestite direttamente dalle scuole – ma solo criticare sui mezzi di informazione, avendo dalla sua parte, oltre al Partito Democratico, tutti i rappresentanti dell’opposizione di centro-destra. "È assurdo, siamo di fronte a un caso strumentale", dice la De Giusti, tanto più che "nel nostro territorio la maggioranza delle famiglie a inizio anno ha fatto una scelta di religione cattolica". Quindi, sottintende la De Giusti, la variazione al menù è sicuramente condivisa dalla maggioranza dei genitori degli alunni.

Si tratta di una "violazione dei principi di legittimità e di laicità da parte del XVII Municipio", replica Brunella Maiolini, dirigente del XX circolo didattico, una delle due ‘disobbedienti’, che ricorda come il capitolato d’appalto delle mense non preveda variazioni ai menù, tranne in casi precisi – come ad esempio lo sciopero dei fornitori –, fra i quali però non rientra la Quaresima. Inoltre, aggiunge, un conto è "il diritto individuale di libertà religiosa" (garantito dal fatto che, su richiesta delle famiglie, è possibile variare le portate anche per motivi religiosi, ndr) e un conto è invece "l’imposizione di un precetto, come il digiuno quaresimale, di una parte della popolazione a tutti gli altri, cioè cattolici non osservanti, non credenti, credenti di altre confessioni". Di "violazione del principio di laicità dello Stato" parla anche il Crides (Centro Romano per la Difesa dei Diritti nella scuola). "Il fatto che tale disposizione sia stata diramata da un ufficio amministrativo e non da un organo politico – prosegue il comunicato dell’associazione – la rende, paradossalmente, ancor più grave, poiché fa supporre che tra i governanti del municipio essa sia stata considerata un fatto di ordinaria amministrazione, come se la religione cattolica fosse ancora – come al tempo dello Statuto albertino – la sola religione dello Stato italiano". Alla presidente del Municipio, il Crides rammenta "che il Nuovo Concordato del 1984 ha riconosciuto la pluralità delle religioni, introducendo il principio della facoltatività, rispetto al principio dell’obbligatorietà che aveva caratterizzato il precedente Concordato. Nulla impedisce attualmente a coloro che ne facciano richiesta di fruire di menù alternativi nel rispetto della propria identità religiosa; inaccettabile è, invece, nella scuola pubblica, un’imposizione generalizzata che costringe tutti e tutte ad accettare una dieta alimentare in nome di un precetto discendente da una particolare confessione religiosa. Come è evidente, non si tratta di calorie né di ‘laicismo’, ma di un elementare rispetto del principio della laicità dello Stato".

 

Non fa religione: assente

Un ulteriore ‘incidente’ sul tema della laicità – denunciato sempre dal Crides – si è verificato in un’altra scuola romana, la media "Fabrizio De André", dove, all’atto dell’iscrizione per il prossimo anno scolastico, i genitori degli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica hanno ricevuto un modulo comprendente come ultima opzione, tra le quattro possibili secondo la normativa vigente (insegnamento alternativo, studio personale assistito, studio non assistito e uscita dall'istituto scolastico, opportunità prescelta da quasi la metà delle famiglie e degli studenti), la voce "allontanamento dalla scuola o assenza". Si tratta di formulazione errata – scrive la presidente del Crides, Antonia Sani, in una lettera indirizzata alla dirigente dell’istituto – che potrebbe provocare "effetti negativi" sui nuovi iscritti. "Il termine ‘allontanamento’ – si legge – contiene in sé una forte dose di ambiguità; può infatti configurare sia un atto deciso dall’alunno, quanto un allontanamento dell’alunno dalla classe ad opera di un docente. Il termine ‘assenza’ può addirittura far pensare ad un’assenza dalla scuola, da giustificare, mentre la scelta di non essere presente nell’edificio scolastico durante la lezione di religione cattolica non richiede alcuna giustificazione, essendo stata prevista come ‘stato di assoluto non obbligo’ per l’alunno che non si avvale nella sentenza della Corte Costituzionale n. 13/1991". I termini delle iscrizioni a scuola per il 2008/2009 sono ormai terminati e quindi l’errore è irrimediabile, tuttavia il Crides chiede che il prossimo anno – in occasione delle iscrizioni per il 2009/2010 – nei moduli sia ripristinata la dicitura prevista dalla normativa ("uscita dall’edificio scolastico") che "non dà luogo a equivoci e ribadisce il pieno diritto dell’alunno a non subire discriminazioni per una scelta discendente dalla libertà di coscienza". (luca kocci)

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