SPAGNA: IN BARBA ALLA LEGGE, I VESCOVI CONTINUANO A LICENZIARE I DOCENTI DI RELIGIONE
Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 01/03/2008
34309. MADRID-ADISTA. In queste ultime battute di campagna elettorale, i vescovi spagnoli alzano il tiro e lanciano l’ennesima sfida al governo guidato da José Luis Zapatero. Questa volta le furie antisocialiste della gerarchia spagnola si insinuano tra i banchi di scuola: a farne le spese - ancora una volta - gli insegnanti di religione. I vescovi, infatti, nonostante la legge lo proibisca esplicitamente, continuano ad arrogarsi il diritto di licenziare i professori di religione senza darne motivazione. La nuova normativa che regola l’insegnamento della religione nelle scuole spagnole ed il reclutamento degli insegnanti di religione è contenuta nella Loe (Ley Orgánica de Educación), la riforma scolastica varata il 3 maggio del 2006 dal governo Zapatero. Frutto di un lungo braccio di ferro tra l’esecutivo socialista e la Conferenza Episcopale Spagnola, la Loe stabilisce fra l’altro che gli aspiranti docenti di religione devono essere nominati secondo un criterio "oggettivo di uguaglianza e merito". I vescovi mantengono sì il diritto a nominare autonomamente gli insegnanti, ma l’attività professionale dei docenti di religione viene disciplinata dallo statuto spagnolo dei lavoratori. Questo fa sì che spetti alla giurisprudenza del lavoro, e cioè agli organi dello Stato, stabilire gli ambiti del diritto oltre i quali nessun datore di lavoro può andare. Le diocesi, quindi, mantengono solo il diritto di selezionare il personale idoneo che, una volta assunto, passa alle dipendenze complete dello Stato. Ma la gerarchia sta boicottando la legge e continua a licenziare i docenti che ritiene non più idonei ad insegnare religione. Inoltre, la gerarchia ecclesiastica ha irrigidito i "requisiti" richiesti agli aspiranti docenti per ottenere la "Dichiarazione Ecclesiastica di Competenza Accademica", necessaria per stipulare il contratto con lo Stato. La polemica è scoppiata in seguito al licenziamento ingiustificato di quattro docenti di religione la cui unica colpa era quella di essere divorziati, risposati, conviventi, o semplicemente di sinistra. Ma, mentre i vescovi continuano ad arrogarsi il diritto di rispedire a casa gli insegnanti di religione e il governo, impegnato in una dura campagna elettorale, per ora latita, i 4 insegnanti stavolta sembrano averla scampata: il tribunale ha infatti annullato i licenziamenti, riconoscendo i prelati che li hanno decisi in modo ingiustificato colpevoli di "attentato ai diritti fondamentali della persona", e condannandoli a risarcire ai docenti i "danni morali" subiti. Secondo Rafael Ramírez, presidente della Feper (Federación Estatal de Profesores de Religión), alla base del comportamento dei vescovi spagnoli resta la confusione tra il ruolo del professore di religione e quello del catechista. Noi docenti, si legge in un editoriale sul sito del Feper datato 14 febbraio, "siamo professionisti dell’insegnamento, non evangelizzatori e non compiamo una missione ecclesiale nella scuola". (giampaolo petrucci)
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