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1970 - RIGURGITI FASCISTI, "RESTAURI" ECCLESIASTICI

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Cominciano ad emergere i contorni di quella strategia della tensione avviata con la strage di Piazza Fontana per reprimere le lotte di studenti e lavoratori: mentre le istituzioni individuano in Pietro Valpreda e nella pista anarchica l’utile "colpevole", muoiono diverse persone coinvolte in vario titolo nell’inchiesta. E si moltiplicano inquietanti segnali: a luglio scoppia a Reggio Calabria una rivolta popolare che reclama Reggio capoluogo di provincia al posto di Catanzaro. La protesta, presto egemonizzata dalla destra fascista, sfocia in violenti sommosse, che dureranno fino a settembre. Intanto, il 22 luglio, a Gioia Tauro, una carica di tritolo fa deragliare il treno "Freccia del Sud": 6 morti e 139 feriti. Il 17 Settembre viene rapito Mauro De Mauro, giornalista dell'Ora di Palermo. Stava indagando sulla morte di Enrico Mattei, ma era anche al corrente degli scenari che preludevano al golpe Borghese. Il suo cadavere non verrà mai ritrovato. Non sono ancora stati resi noti i risultati della commissione parlamentare d'inchiesta (avverrà il 15 dicembre) sul piano "Solo", che nella notte del 7-8 dicembre si svolge un altro misterioso tentativo di Colpo di Stato, organizzato da Junio Valerio Borghese (fascista ed ex comandante della X Mas) col sostegno di diversi esponenti della destra eversiva, delle Forze Armate, dei servizi segreti, del mondo politico-imprenditoriale, della massoneria. Ma qualcosa nell'operazione, chiamata in codice "Tora Tora", non funziona ed i golpisti, già penetrati nel ministero degli Interni e rifornitisi di armi, ricevono da Borghese il contrordine e abbandonano l'impresa. Del tentato golpe si saprà solo l'anno successivo.

Nella Chiesa, intanto, si intensificano i tentativi di normalizzazione dei fermenti conciliari, che interpellano anche una parte della gerarchia. Dopo il caso del card. Giacomo Lercaro, ecco che nel febbraio '70 il Vaticano invia un visitatore apostolico nella diocesi di Ravenna. Il vescovo, mons. Salvatore Baldassarri, è "reo" di aver eccessivamente aperto la sua diocesi al vento del Concilio. A lui, la solidarietà da diverse comunità e diocesi d'Italia.

In marzo, il card. Antonio Poma, presidente della Cei, scrive al presidente delle Acli Emilio Gabaglio una lettera in cui si esprimono forti perplessità per la linea intrapresa dalle Acli negli ultimi anni. Più che all'insegnamento sociale del magistero, le Acli - scrive Poma - sembrano ispirarsi a "un sistema e a un'impostazione che risalgono a matrici inconciliabili con la visione cristiana della vita e della storia". Ma il rinnovamento dell'associazione continua e in agosto, nel corso del tradizionale convegno estivo di Vallombrosa (sul tema: "Movimento operaio, capitalismo, democrazia"), Gabaglio, in continuità con le conclusioni del Congresso del ‘69, che aveva sancito la rottura del collateralismo con la Dc, propone l'ipotesi socialista come nuovo asse strategico delle Acli. Così, il 14 novembre, la VII Assemblea della Cei esprime "preoccupazione e perplessità" nei confronti della cosiddetta "scelta socialista". Il 27 settembre torna in Italia il presidente Usa Richard Nixon. Numerose le manifestazioni organizzate a Roma contro la guerra in Vietnam e contro l’invasione della Cambogia che gli Usa hanno avviato a maggio: il 28, in occasione della visita di Nixon a Paolo VI, proteste in Piazza San Pietro per l’ambigua politica del Vaticano. Il 12 ottobre, il democristiano Vito Ciancimino è eletto sindaco di Palermo con i voti di Dc, Psu e Pri. Ma 10 consiglieri della Dc non lo votano, perché lo ritengono in contatto con boss mafiosi e responsabile delle speculazioni edilizie in città negli anni in cui era stato assessore ai Lavori Pubblici.

Ma le lotte dei lavoratori danno anche qualche frutto visibile, sia sul piano dei diritti sindacali e politici, che di quelli civili. Il 20 maggio viene approvata la legge passata alla storia come "Statuto dei Lavoratori". L’1 dicembre con 319 sì (Pci, Psi, Psiup, Psu, Pli, Sinistra Indipendente e Pri) e 286 no (Dc, Msi, Pdium, Svp) la Camera approva definitivamente la legge sul divorzio, promossa dal deputato socialista Loris Fortuna. (valerio gigante)

 

ASSEMBLEA ECCLESIALE ROMANA: CONCILIO INDIETRO TUTTA

 

1250) Roma (adista) - Il "caso" Baldassarri e il matrimonio nella Chiesa oggi: questi gli argomenti proposti alla discussione dell'affollata Assemblea Ecclesiale Romana. Il primo tema trova concordi i rappresentanti dei gruppi ecclesiali di base sull'opportunità di redigere un documento di solidarietà con Mons. Baldassarri, vittima illustre della restaurazione autoritaria che vorrebbe circoscrivere nel vecchio schema gerarchico piramidale la nuova realtà delle chiese locali. A questo punto é quasi ovvio il richiamo ad una altro recente esempio di autoritarismo nella Chiesa - italiana, occorre precisare -, ossia l'invio dell'ormai famosa lettera del card. Poma al Presidente delle ACLI. L'atteggiamento della maggior parte dell'episcopato italiano, anche se piuttosto scontato in questo clima di "ridimensionamento" del Concilio, non cessa di sconcertare: alla professione di disimpegno politico fa corrispondere in realtà un sostanziale appoggio a quei centri di potere che sono per la conservazione, mentre si premura di manifestare il suo dissenso da coloro che portano avanti un programma di effettivo progresso sociale. Secondo la C.E.I. le ACLI non devono fare politica: ma, s'intende, politica contraria alla S. Sede. Nessuna opposizione emerse, infatti, da parte vaticana, quando nel 1948 ruppero l'unità sindacale e diedero i natali alla CISL, quando dal 1950 in poi furono di valido sostegno alla DC, tra le cui file anche oggi gli aclisti possono militare con il beneplacido ecclesiastico. Anche il riferimento a una presunta dottrina sociale cristiana risulta in ultima analisi ambiguo, poiché il Vangelo non fornisce soluzioni aprioristiche per le questioni "temporali". Il dibattito sulle Acli si conclude anch'esso con la proposta (accolta a maggioranza) di formulazione di un documento in cui si prenda posizione contro l'interventismo clericale nella vita politica italiana (con riferimento alle note vaticane sul divorzio), per rivendicare l'autonomia della sfera temporale e la libertà di coscienza del cristiano. Il secondo tema all'ordine del giorno viene proposto in un momento in cui è oggetto di intensa riflessione teologica e di continua verifica pratica a contatto di una realtà antropologica e sociologica in rapida evoluzione. Dalla discussione scaturiscono prospettive e possibilità nuove di intendere il matrimonio nella Chiesa oggi: mentre attualmente è ridotto a un contratto giuridico (ma la disciplina giuridica del matrimonio, ammesso che sia necessaria, non è compito delle società civile?), occorre riscoprirne l'essenza e la sua relazione con il sacramento. Se l'unione tra uomo e una donna si fonda sulla disposizione al dono reciproco di sé in piena libertà, c'é già vero matrimonio, anche senza sacramento, perché questo non costituisce l'amore ma ne è segno. Il sacramento tende a esprimere cioè una realtà già esistente, senza definirla né chiuderla, e deve considerarsi, più che punto di partenza, punto di arrivo, sia pure non statico, nell'esistenza di due che hanno scelto di amarsi, nella comunità cristiana, come Cristo ama la Chiesa. (...) E il matrimonio monogamico indissolubile, quale si concepiva e praticava nella Palestina di venti secoli fa, fu realmente proposto da Cristo come imperativo assoluto, o non piuttosto come ideale di perfezione da raggiungere, che non escluderebbe forme diverse, meno perfette in astratto, ma giustificate dalle circostanze concrete? (...) Si tratta, in conclusione, di una problematica assai vasta e complessa, che l'Assemblea affida alla riflessione dei vari gruppi ecclesiali per un ulteriore sviluppo della discussione in prossime riunioni.

(Adista n. 20 del 20 marzo 1970)

 

L’ATENEO SALESIANO SCRIVE A MONS. BALDASSARRI: CONTRO DI LEI LA CHIESA È INGIUSTA

 

DOC. n. 147- ROMA (Adista) - Un gruppo di professori e studenti del Pontificio Ateneo Salesiano ha inviato a mons. Baldassarri la seguente lettera:

"Padre, da molto tempo seguiamo attraverso le notizie dei giornali la sua attività pastorale così conforme alle direttive del Vaticano II.

Abbiamo apprezzato, tra l'altro, la sua presa di posizione in favore della libertà di ricerca e di espressione all'interno della Chiesa, la sua volontà di "totale sganciamento dei vescovi e parroci da particolari forme o attività politiche", la sua sensibilità pastorale per i divorziati e per tutti quelli che si sentono allontanati dalla Chiesa, il suo senso profondo di giustizia e la sua solidarietà con i poveri e gli oppressi, la franchezza e sincerità del suo linguaggio rispecchiante il "si-si" "no-no" del Vangelo e lontano dalle tortuosità e dalle restrizioni mentali della diplomazia ecclesiastica. In lei ci pare di riconoscere un vero pastore, fedele alla parola di Cristo; non un mercenario preoccupato della carriere e di come piacere agli uomini.

Comprendiamo il senso della repressione che si vorrebbe esercitare nei suoi confronti; denunciamo il metodo seguito, anche in questo caso, come contrario ai principi e allo stesso rinnovamento voluto dal Concilio. Le siamo grati perciò di aver fatto conoscere a tutti i cristiani manovre che tanto ripugnano ad ogni sentimento umano e cristiano in particolare. Ammiriamo il suo coraggio nel resistere all'ingiusta violenza e lo apprezziamo perché sappiamo ciò che il suo esempio significa per la Chiesa e soprattutto per tutti coloro che soffrono persecuzione più o meno mascherata, perché amano gli uomini di oggi e, in essi, la Chiesa. Per questo vogliamo ringraziarla, esprimerle la nostra solidarietà, dirle la nostra disponibilità, per testimoniare in modo concreto tale solidarietà. Preghiamo affinché il Signore la sostenga nel suo coraggio per sopportale e superare questo momento di amarezza. Con i sensi di fraterna amicizia".

Seguono le firme di 9 professori o di 36 studenti.

(da Adista n. 24 del 6 aprile 1970)

 

 

FRATI CHE VIVONO CON I LAVORATORI: PER L’ORDINE DEI FRATI MINORI NON SI PUÒ

 

1234) MILANO (Adista) - La Curia provinciale di Milano di S. Carlo Borromeo dei Frati Minori, in data 7 febbraio 1970, ha emesso sentenza d'espulsione dall'Ordine per sei frati: Fabio Tognoni, Giulio Sofia, Sergio Torri, Sebastiano Chiari, Tullio Loré, Orazio Giancristoforo, motivando l'atto con la non coincidenza del loro comportamento con le linee fondamentali dell'Ordine. Questo nuovo provvedimento non ci ha trovati impreparati, in quanto molto chiara si è delineata la condotta post-conciliare del Vaticano, preso ossessivamente a tamponare le falle che in maniera sistematica si vanno scoprendo nel mondo cattolico. Da pochi giorni è scoppiato il "caso Baldassarri", ora ci troviamo di fronte a sei frati che con alcuni loro confratelli e con dei laici, hanno avuto "l'insana" idea di realizzare un nuovo stile di vita, riuniti in una piccola fraternità, a Quarto Oggiaro nel milanese. Sono giovani che svolgevano i loro studi alla Cattolica di Milano, di Roma; alla facoltà di Sociologia di Trento. Giovani che in una lettera datata 27/3/'68, rivolta al loro padre provinciale di Milano, frate Giuseppe Benedetto Marengoni, scrivevano: "Abbiamo trovato che esiste un'altra realtà che ci circonda, l'abbiamo osservata con più obbiettività, abbiamo scoperto di essere chiamati alla fede assumendoci la responsabilità della non fede. La ‘crisi’ che ci addossate, rappresenta l'emergere alla coscienza di quelle dimensioni umane che sono state per troppo tempo ignorate e affrontate con mezze misure... Il primo servizio alla Chiesa è donarle uomini liberi, anche a costo di accettare il rischio di vedersi diminuire: uomini che non vivono una certa vita perché sono in un Ordine ma perché giorno per giorno accettano o trovano motivi per viverla... Parlare del ‘mysterium paupertatis’ oggi è una bestemmia. Per noi esser poveri è un lusso spirituale... Assumiamoci le responsabilità di essere ricchi (come siamo) o il rischio di essere poveri. Dopo un secolo di discorso marxista, di lavoro, di sindacati, pretendere di parlare di povertà senza esser mai stati disoccupati, dopo aver costruito grandi case, mentre altri costruivano baracche per viverci, è un'offesa fatta ai veri poveri. Tutto questo per l'autorità dell'Ordine era ‘un rischio di veder bloccato ogni possibilità d'azione rinnovatrice o di veder aperta la via ad ogni iniziativa sovvertitrice oltreché arbitraria’. (...) Le ‘crisi religiose’, il ricatto, la diffusione di notizie false, in questo caso, ‘l'arteriosclerosi’ per Lercaro, il ‘diabete’ per Baldassarri, strane coincidenze... La Chiesa percorre la sua strada, e non sarà certo la contraddittoria politica del Vaticano a fermare questo cammino".

(da Adista n. 17 del 10 marzo 1970)

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