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1984 - NUOVO CONCORDATO, NUOVI PRIVILEGI: NASCE L'8 PER MILLE

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Ancora un anno segnato da stragi, omicidi mafiosi, misteriosi episodi che infittiscono la trama del "libro nero" della storia repubblicana. Partiamo dalla fine, perché l’episodio che più fortemente contrassegna l’anno è del 23 dicembre: una bomba fa esplodere il rapido 904 Napoli-Milano mentre sta percorrendo la galleria fra Vernio e San Benedetto Val Di Sambro: 15 morti e 267 feriti. Se l’anno termina in modo tragico, non si apre in modo migliore. Il 5 gennaio viene infatti ucciso dalla mafia il giornalista Giuseppe Fava, fondatore della rivista I Siciliani. In mezzo, una serie di fatti oscuri segnalano la difficoltà di fare piena luce sulla storia italiana dal dopoguerra: il 24 marzo viene rapinata la Brink's Securmark. La rapina è portata a termine da Toni Chichiarelli e da altri elementi della banda della Magliana. Socio della Brink's Securmark è Michele Sindona. Nella banca vengono fatti ritrovare diversi materiali inerenti al caso Moro e all'omicidio Pecorelli. Un chiaro messaggio. Ma per chi? Chicchiarellli - verrà accertato in seguito - era in contatto con i servizi segreti ed era l’autore del falso comunicato delle Br in cui si annunciava che il corpo di Moro si trovava nel lago della Duchessa. Viene ucciso il 28 settembre di quell’anno. Altra morte strana, il 25 giugno, è quella del potente capo della corrente dorotea della Dc veneta, Toni Bisaglia: cade in mare da un panfilo da 50 ton. Un’onda anomala, si dice. Non sarà fatta l’autopsia. Qualche anno dopo muoiono annegati anche don Mario Bisaglia e Gino Mazzolaio, fratello ed ex segretario particolare del leader Dc. Qualche buona notizia: il 25 marzo, gli Usa concedono l'estradizione di Sindona, che deve essere processato per il fallimento della Banca Privata. Il 10 luglio, la commissione parlamentare di inchiesta sulla P2 approva la dura relazione della presidente Tina Anselmi. In seguito ad essa, si dimette il ministro del Bilancio Pietro Longo (tessera P2 N. 2223).

La politica italiana si accorge del volto autoritario del governo Craxi: il 14 febbraio l’esecutivo vara il decreto di "S. Valentino" che abolisce di fatto la "scala mobile", ossia l’adeguamento automatico all'aumento del costo della vita della retribuzione da lavoro dipendente (i comunisti scatenano una dura battaglia politica e parlamentare. La Cgil si spacca: l’ala "socialista" guidata da Ottaviano Del Turco è favorevole al decreto). Il 18 febbraio, Craxi, che ha sottratto la questione al Parlamanto (che la discuteva dal ‘76), vara il nuovo Concordato tra Stato e Chiesa: pur abolendo l’anacronistico e anticostituzionale riferimento alla "sola religione dello Stato", il nuovo Concordato afferma "il particolare significato che Roma ha per la cattolicità", continua ad assicurare l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, impartito da insegnanti nominati dall'autorità ecclesiastica, ma pagati dallo Stato, introduce l'ora di religione nelle scuole materne, abolisce la congrua dei preti aprendo la strada al sistema dell'8 per mille, accolla allo Stato gli oneri della tutela del patrimonio artistico gestito da enti e istituzioni ecclesiastiche. L’intervento di Craxi è determinante anche in un’altra vicenda: il 16 ottobre, le reti Fininvest vengono infatti oscurate dai pretori di Roma, Pescara e Torino in osservanza delle sentenze della Corte Costituzionale che vieta l'interconnessione televisiva oltre l'ambito locale (un modo con cui Silvio Berlusconi tentava di scavalcare il divieto di trasmettere su tutto il territorio nazionale). Il 20 ottobre Craxi presenta un decreto-legge d'urgenza che consente a Fininvest, in assenza di una legge sull'emittenza, di riprendere le trasmissioni. Ma il 1984 è anche l’anno in cui la sinistra perde (11 giugno) il segretario del Pci Enrico Berlinguer: colpito da ictus a Padova, nel corso di un comizio per le imminenti elezioni europee. Ai suoi funerali, a Roma, partecipa più di un milione di persone. I risultati delle elezioni, che si svolgono il 17 giugno, vedono il il Pci (che aveva lasciato Berlinguer capolista) superare per la prima (ed unica) volta la Dc. Le urne deludono invece Craxi: il Psi perde consensi. È la prima volta dal 1976.

Ad animare il fronte ecclesiale, non c’è solo il dibattito sul nuovo Concordato. Prosegue l’opposizione all’installazione dei missili nucleari a Comiso: forti le polemiche del movimento per la pace contro mons. Angelo Rizzo, che il 22 dicembre dell’‘83 aveva benedetto la posa della prima pietra di una chiesa all'interno della base Nato. Il venerdì santo una nuova via crucis percorre le strade di Comiso fino ai cancelli della base. Nell’‘84 "scoppia" anche il caso della Teologia della Liberazione. Sotto accusa da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede il teologo peruviano Gustavo Gutiérrez: nelle sue riflessioni ci sarebbe "l'influenza del marxismo". Poi, il 6 agosto, con l'Istruzione Libertatis nuntius il prefetto del Sant’Uffizio, card. Joseph Ratzinger, condanna la TdL. Il 7 settembre il teologo brasiliano Leonardo Boff viene "processato" a Roma da Ratzinger. Infine, a dicembre, il Vaticano costringe il generale dei gesuiti, p. Peter-Hans Kolvenbach, ad espellere dall'ordine p. Fernando Cardenal, ministro dell'Educazione nel governo sandinista del Nicaragua. (valerio gigante)

 

PRETI E FEDELI SCRIVONO AL VESCOVO DEI MISSILI: QUELLA BENEDIZIONE CI HA DELUSI

 

139136. Catania-adista. Un gruppo di fedeli e di sacerdoti della diocesi di Catania ha scritto una lettera a mons. Angelo Rizzo per denunciare l'inopportunità della benedizione della prima pietra della chiesa all'interno della base missilistica di Comiso. Ecco il testo della lettera e l'elenco dei firmatari.

"Ci permetta di esprimere la nostra perplessità circa un gesto, secondo notizie di stampa, da Lei compiuto: la benedizione della prima pietra per la costruzione di una Chiesa intitolata a "Cristo nostra pace" all'interno della base Nato dell'aeropor-to Magliocco di Comiso, dove, come tutti sappiamo, si stanno installando micidiali strumenti di morte.

Non le pare che questo suo gesto possa essere causa di profonda delusione per tutti quei credenti che, a motivo della propria fede, si impegnano, a singoli o a gruppi, con dedizione e sacrificio per costruire una cultura della pace, che include anche il superamento della folle corsa agli armamenti, per i quali si spendono miliardi che potrebbero altrimenti servire a salvare dalla morte per fame milioni di creature?

Non le pare che noi tutti, come credenti, abbiamo e, in particolare, voi come pastori, abbiate il dovere di testimoniare con la vita, senza contraddizioni, la sequela a Cristo che facendo la scelta della Croce, si è manifestato come il nonviolento, il disarmato per eccellenza?

Non crede che testimoniano più coerentemente la sequela a Cristo tutti coloro che sostano in digiuno ed in preghiera dinanzi agli impianti nucleari per protestare contro la loro installazione? Non pensa che una struttura ecclesiale all'interno di una fabbrica di morte possa fare il gioco di chi vuol far passare, senza troppi dissensi, anzi con un certo consenso, la logica della sfrenata corsa agli armamenti? A noi, ormai, sembra che sia giunto il tempo in cui la nostra adesione al messaggio evangelico dell'amore e della nonviolenza debba realizzarsi in modo radicale non avallando le strutture che generano distruzione e morte, ma costruendo strutture alternative.

È per questo che abbiamo voluto esprimere le nostre perplessità per il gesto da Lei compiuto, sicuro che Lei con carità cristiana accetterà le nostre riflessioni come un tentativo fatto per aprire con Lei un dialogo sul tema della pace che tanto ci sta a cuore. Devotamente la salutiamo".

Un gruppo di cristiani della comunità parrocchiale SS. Pietro e Paolo; un gruppo di cristiani della comunità parrocchiale S. Croce al Villaggio S. Agata (Ct); un gruppo di cristiani della comunità parrocchia le SS. Crocifisso della Buona Morte (Ct); un gruppo di cristiani della comunità parrocchiale S. Cristoforo (Ct); don Biagio Apa; don Alfio Carciola; don Giuseppe Di Bella; don Giuseppe Gliozzo; don Concetto Greco; don Giovanni Piro; don Carmelo Politi; don Michele Rapisarda; don Salvatore Resca; don Lorenzo Riela; don Giuseppe Ruggieri

(da Adista nn. 2835-2836-2837 del 16 gennaio 1984)

 

ETTORE MASINA: ANCORA UNA VOLTA SI PREFERISCE "CONCORDARE" TRA I VERTICI

 

14000. Roma-adista. Nel suo intervento alla Camera dei Deputati, l'on. Ettore Masina ha messo in evidenza "la profonda divaricazione tra Concordato e realtà del Paese e della Chiesa". I concordati, egli ha detto, sono "inevitabilmente accordi tra vertici politici e vertici ecclesiastici, in cui si ribadisce una situazione di sudditanza dei singoli cittadini", "una spartizione, insomma, di beni morali, certamente, ma anche economici, non tra Dio e Cesare, come si vuol far credere, ma tra due Cesari, uno dei quali avvolto da una sacralità teocratica. Cosicché, è poi avvenuto che quando i militanti delle lunghe lotte per la libertà e la giustizia e i ribelli all'autoritarismo sono insorti contro uno dei due poteri, quasi sempre sono stati colpiti e dall'uno e dall'altro". E qui Masina ha ricordato, fra gli altri avvenimenti, l'intervento della forza pubblica "mobilitata da certi vescovi per sgomberare le chiese occupate da comunità" contestatrici e "le denunce contro padre Balducci e contro don Lorenzo Milani, presentate dai cappellani militari". Secondo Masina, malgrado l'esistenza del Concordato (che in genere si vuole come garanzia di pace religiosa), nel corso degli ultimi anni nella chiesa "rigidi dogmatismi hanno ceduto a un'impostazione laica della politica e la fede religiosa è finalmente apparsa anche agli occhi degli atei e degli agnostici (...) come una almeno possibile spinta interiore alla costruzione di una società più libera e più giusta". Merito tutto ciò anche del Concilio che ha condotto a un'analoga maturazione il mondo laico e in particolare quello proletario. E oggi "vi sono milioni di cattolici che non vogliono più sentire squilli di trombe militari nelle loro chiese, che non vogliono più nelle scuole di Stato sacerdoti pagati dallo Stato come insegnanti, ma collocati in cattedra dai vescovi e da questi rimossi a piacimento" e "che non vogliono più che enti religiosi, le cosiddette opere di bene, coprano speculatori edilizi, trafficanti di valuta, cavalieri di industria, evasori fiscali". Gli italiani non corrono certo il rischio, ha sottolineato Masina, di "scindersi per motivi religiosi"; e si dà il caso di "Paesi concordatari e cattolicissimi, paesi ai quali l'Italia vende armi, in cui alla Beata Vergine Maria e a sant'Antonio di Padova è attribuito il grado di generalissimo, ma i catechisti vengono trucidati e bruciate le capanne ai contadini trovati in possesso della Bibbia". "Dunque è triste che quando il Governo parla di religiosità del nostro Paese (...) parli ancora come cinquantacinque anni fa di Stato e Chiesa intendendo Stato e Vaticano, quasi che la realtà ecclesiale del nostro paese fosse solo quella dei palazzi apostolici". Molto triste "dover denunciare queste cose nel 1984; molto triste doverle dire a un Presidente del Consiglio che è anche segretario di quel partito socialista" che "nel 1947 votò contro l'art. 7" della Costituzione e che, si sarebbe pensato, avrebbe scelto, tra le due anime della Chiesa - quella conciliare e quella del potere ecclesiastico - "quella dei preti operai che rifiutano di incassare la congrua e che preferiscono guadagnarsi il pane con le loro mani; quella dei vescovi che invece di sfilare nelle cerimonie accanto ai prefetti (...) sfidano la mafia e marciano con i disoccupati in lotta per il loro posto di lavoro; quella degli intellettuali che cercano di far chiarezza sulla necessità che la chiesa si liberi delle sue ricchezze".

(Adista nn. 2853-2854-2855 del 6 febbraio1984)

 

LA COMUNITÀ DI BASE DI OREGINA COMMENTA LA CONDANNA VATICANA DELLA TDL

 

Le recenti prese di posizione vaticane contro la teologia della liberazione e contro i suoi principali estensori hanno indotto la Comunità di Oregina ad una riflessione collettiva.

"Volendo anticipare una considerazione di carattere generale possiamo dire che questi avvenimenti ispirano riflessioni più gravide di motivi di speranza che d'amarezza. Lo Spirito soffia e la voce stonata del potere vaticano evidenzia le contraddizioni. Abbiamo sul tappeto due progetti di Chiesa: l'una fortemente controllata dalla gerarchia romana, anche in opposizione con i vescovi locali, e tesa a costruire la più ampia separatezza culturale e politica nei confronti delle società mondiali per offrire all'Uomo, con autorità, una propria confezione di certezze; l'altra pronta a convertirsi alla povertà, disponibile al dialogo e alla collaborazione con forze sociali, culturali e politiche delle diverse realtà mondiali che lavorano per erigere un mondo più abitabile per tutti.

L'ingiustizia è la fonte principale di tutte le contrapposizioni Nord-Sud del mondo e questo si riflette anche sul piano della fede. La teologia della liberazione getta nello smarrimento la fede tradizionale e Ratzinger alza le sue difese affossando il Concilio Vaticano II che è il grande ispiratore di tutti i nuovi progetti di Chiesa di base nel mondo.

Non è più una risposta credibile rispolverare la frattura teorica fra il piano terreno della storia umana e quello celeste della storia di Dio, minimizzando i fatti del mondo di fronte alla redenzione operata nell'al di là. In questo modo non si risolve nessuna angoscia di vivere e nessun problema di fede dell'uomo d'oggi. Invece la teologia della liberazione è una indicazione vivibile, anche qui da noi pur con le dovute differenze, sia come possibilità concreta di rinnovamento ecclesiale, sia come possibilità di incarnare cultura e prassi a livello sociale e non solo esclusivamente personale.

Ecco perché la Comunità guarda con fiducia al futuro delle Chiesa: non c'è alternativa possibile alla via aperta dal Concilio. È piuttosto un compito irrinunciabile continuare responsabilmente ad approfondire la ricerca di fede soprattutto attraverso il coinvolgimento concreto per la giustizia e la liberazione.

(da Adista nn. 3084-3085-3086 del 26 novembre 1984)

 

 

 

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