Nessun articolo nel carrello

1987 - WOJTYLA-RATZINGER-RUINI: AD TUENDAM ECCLESIAM

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

È il day after della Chiesa italiana: la scelta religiosa è messa definitivamente nell’angolo dopo la fine della presidenza Monticone dell’Azione Cattolica e la reazione, ben più che la normalizzazione, impazza. Sullo sfondo l’Italia col fiato corto della "staffetta" Craxi-De Mita, inciampata nel niet craxiano dell’ultimo minuto all’avvicendamento del leader Dc alla guida del governo, con conseguente crisi e nuove elezioni politiche in giugno. L’esito elettorale vede il successo della Dc demitiana, una leggera avanzata del Psi, il calo del Pci. Analizzando su Rinascita (11 luglio ‘87) "il senso di questo ritorno alla Dc", Carlo Cardia imputa al Pci "una qualche tendenza a vedere nell’orientamento conservatore e pre-moderno dell’attuale pontificato l’unico orizzonte della realtà cattolica"; di qui il fatto che "le stesse voci del cattolicesimo democratico, oggettivamente in difficoltà di fronte ai gruppi più aggressivi e integristi, hanno perso a sinistra una sponda di confronto e di dialogo essenziale anche per la loro identità e per la loro battaglia politica". Effettivamente, al tempo, ‘l’orizzonte della realtà cattolica’ era ancora multiforme e pluralista, ma cominciava - in modo spesso sotterraneo o latente ma non per questo meno esiziale - a venire meno proprio l’orizzonte - ovvero la complessiva e consapevole linea futura - del cattolicesimo democratico, cioè di un cattolicesimo capace di autonomia laicale rispetto alla linea Wojtyla-Ratzinger-Ruini. A proposito di gruppi "aggressivi e integristi", fanno notizia i giri del valzer politico di Comunione e Liberazione, veri e propri specchietti per le allodole per alzare il prezzo della propria spendibilità come interlocutore privilegiato del ‘potere temporale’ d’Oltretevere: l’87 è l’anno dell’innamoramento fugace di Cl per Craxi in funzione anti-De Mita, la cui Dc viene accusata da Il Sabato di protestantesimo e secolarismo, nonché di intesa con il laicismo de La Repubblica di Eugenio Scalari. La "strana" intesa - per dirla con Civiltà Cattolica – di Cl col Psi viene bacchettata da L’Osservatore Romano e prontamente don Giussani smorza l’ala ‘futurista’ del movimento, dichiarando che la Dc è l’unico partito "affidabile", in sintonia con la Nota della Presidenza Cei che ancora una volta, alla vigilia delle elezioni, richiama alla "fedeltà alla tradizione unitaria dell’impegno dei cattolici italiani". A scanso di equivoci, compare il "Documento dei 39" - promosso dal Movimento Popolare (emanazione politica di Cl) e con primo firmatario Andreotti - che invita la Dc a chiudere definitivamente i rapporti con il Pci e con ogni "concezione laicista".

Tattiche politiche a parte, la realtà cattolica è sempre più ridisegnata dall’avanzata dei panzer ecclesiastici, ed è subito bollettino di guerra. A gennaio viene dimissionato a Roma l’abate di San Paolo fuori le mura, dom Giuseppe Nardin, reo di aver tenuto aperto il dialogo con l’ex abate Giovanni Franzoni. Segue attacco de Il Sabato ai Paolini, rei di pubblicazioni quali il libro–intervista di Frei Betto a Fidel Castro. A marzo, si celebra a Rocca di Papa il II Colloquio internazionale dei movimenti cattolici, la cui organizzazione viene demandata al Rinnovamento nello Spirito, all’Opera di Schoenstatt e a Cl (dal suo contraltare ambrosiano, il card. Carlo Maria Martini replicherà richiamando i movimenti alla "coralità" diocesana). Sempre a marzo, viene defenestrato l’Assistente generale di Azione Cattolica mons. Fiorino Tagliaferri, che aveva sempre appoggiato la linea monticoniana: Camillo Ruini, segretario della Cei, si presenta ad un convegno di dirigenti Ac per annunciare in prima persona la sostituzione del vescovo e arriva mentre sta parlando il card. Anastasio Ballestrero; Ballestrero, che va via prima che parli Ruini, saluta così l’assemblea: "pregate per i vostri vescovi, perché ne hanno bisogno". A seguire, la Segreteria di Stato in una lettera ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo dichiara che la Cijoc (l’ala scissionista e vaticano-sottomessa della Joci) è "l’unico interlocutore della Santa Sede per la Joc" (la Gioventù operaia cristiana). In aprile, papa Wojtyla va in Cile e benedice Pinochet, affacciandosi insieme a lui dal balcone della Moneda. A maggio, esplode il caso di p. Alessandro Zanotelli, allontanato dalla direzione del mensile dei Comboniani, Nigrizia, per la sua coraggiosa linea in difesa della pace e contro il traffico delle armi (proprio a settembre di quest’anno scoppia lo scandalo delle mine antiuomo fabbricate in Italia), linea che disturba in Italia molto "trono" (in primis i politici attaccati su Nigrizia, come Spadolini, Andreotti e Craxi) e quindi molto "altare": a chiedere ai Comboniani la testa di Zanotelli è infine p. Jozef Tomko, prefetto del Dicastero vaticano per l’evangelizzazione dei popoli. Il 17 luglio la Corte di Cassazione riconosce l’immunità a mons. Paul Marcinkus, acconsentendo al rifiuto della Santa Sede di far interrogare il potente capo della banca vaticana dalla magistratura italiana in merito al coinvolgimento dello Ior nella bancarotta fraudolenta del vecchio Banco Ambrosiano. In ottobre al Sinodo sui Laici il papa vuole don Alvaro Del Portillo, Prelato dell’Opus Dei, e don Giussani, a fronte di 60 laici "senza voce". Fuori dalle stanze vaticane qualche voce libera però ancora si leva: Concilium denuncia la sostanziale giustificazione del nazismo da parte dal fondatore dell’Opus Dei, José Escrivà de Balaguer; molti comboniani scrivono una lettera di solidarietà a Zanotelli; all’VIII Convegno Nazionale delle Cdb si riflette su "violenza" e complici "silenzi" del sacro. E il 16 dicembre a Palermo si conclude il maxiprocesso alla mafia: per la prima volta chiare e severe condanne squarciano i 'sacri' silenzi del potere mafioso. (maria rita rendeù)

 

I COMBONIANI: SIAMO DELUSI PER IL COMPORTAMENTO DEI SUPERIORI VERSO P. ZANOTELLI

 

18114. VERONA-ADISTA. L'allontanamento di p. Zanotelli dalla direzione di "Nigrizia" non ha colto di sorpresa i suoi confratelli che insieme a lui condividevano le fatiche della rivista. Hanno accettato la decisione ma non hanno nascosto la loro delusione per il comportamento dei superiori. Per questo hanno scritto questa lettera di solidarietà a Zanotelli.

 

La Comunità nella quale sei vissuto per 9 anni ti esprime piena solidarietà. Nello svolgersi di questi anni, la missione è stata sempre più al centro della Chiesa italiana interessando anche la società particolarmente sensibile allo sviluppo dei popoli. Le ambiguità sia ecclesio-missionarie che politiche sono state fortemente sfidate da te nelle pagine preziose di "Nigrizia" che egregiamente hai diretto. Ci hai aiutato a superare le "missioni" tradizionali. Esse si erano preoccupate della cosiddetta "salvezza delle anime" disprezzando o sradicando spesso culture, usi e costumi, tradizioni di popoli in mezzo ai quali ci eravamo recati.

Con rispetto e dialogo abbiamo imparato che Missione è "scambio, ricercare e camminare insieme, dono reciproco, stupore" di fronte a civiltà e ricchezze dei popoli alla cui rivelazione ci eravamo sottratti e che abbiamo potuto avvicinare leggendo le pagine della rivista. E tutto questo in sintonia con i più recenti documenti della chiesa italiana sulla Missione. Sul piano degli aiuti ci hai fatto capire che fermarsi all'elemosina è sfuggire i problemi e accontentare il perbenismo della nostra coscienza.

Abbiamo condiviso pienamente lo smascheramento degli aiuti del governo italiano (Aiuto, gli aiuti!), perché non solo erano contro ogni logica di sano sviluppo, ma riproponevano di fatto delle dipendenze di neo-colonialistica memoria.

Il proficuo commercio delle armi da parte dell'Italia, realizzato in maniera sfacciatamente illegale e denunciato dalle pagine del giornale da te diretto, rimane un tentativo, sostenuto anche da altre forze di buona volontà, di una missione coerente svolta al Sud e al Nord del mondo. Sull'esempio di Daniele Comboni, non ti sei accontentato di descrivere le situazioni ma sei passato alla denuncia rivelandone le cause e le responsabilità. Il crescere degli abbonati sta a dimostrare l'autenticità delle denunce e dell'impegno.

Oggi condividiamo l'amarezza di non essere stato appoggiato, nelle scelte concrete, da coloro che avrebbero dovuto essere al tuo fianco per le responsabilità che occupano. Crediamo con te che la logica della Pentecoste è principalmente dono di Dio che bisogna accogliere con una costante Conversione. Nel tuo lavoro in Africa, continua in questa strada e toccherai con mano come nella convivenza con i più poveri della terra si costruisce fraternità, giustizia, che sono manifestazioni della presenza del Regno.

(da Adista n. 38/87)

 

CARD. HUME: PER QUALE RAGIONE TEOLOGICA LE DONNE SONO ESCLUSE DALL'ALTARE?

 

l8631. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Il card. George Basil Hume, arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna), ha svolto al Sinodo il 10 ottobre un intervento su "Il contesto teologico del ministero dei laici". Lo proponiamo all'attenzione dei lettori in versione integrale, in una nostra traduzione dall'inglese.

 

Il Concilio Vaticano II ci offre il contesto teologico necessario per riflettere sulla vocazione e sulla missione del laici. Il Sinodo Straordinario del 1985 ha confermato ed accresciuto quell'insegnamento con la luce dei venti anni di esperienza e di riflessione dopo la fine del Concilio.

Il Concilio, soprattutto nel decreto Apostolicam Actuositatem e nella costituzione Gaudium et Spes, supera qualsiasi dualismo tra sacro e profano. Esso infatti afferma che la Chiesa è segno e sacramento della presenza salvifica di Dio nella creazione intera. Afferma anche che i laici partecipano pienamente ed attivamente alla missione santificatrice della Chiesa nel mondo. Proclama inoltre che la santità può trovarsi all'interno delle occupazioni specifiche e quotidiane di ciascun cristiano. Mi pare di poter suggerire che l'importanza fondamentale di questo insegnamento non è ancora stata pienamente apprezzata e di poter raccomandare che bisogna spingere sacerdoti e fedeli a studiare ancora questi due documenti del Concilio. Nella intenzione del Sinodo Straordinario passato era centrale la concezione della Chiesa come koinonìa o comunione. Ciò deve essere centrale anche nella nostra intenzione. Il Verbo di Dio, "per cui tutto è stato fatto", ci richiama con la forza dello Spirito a quella attiva e cosciente partecipazione alla vita e all'amore di Dio che è lo stesso mistero della Chiesa e la sua koinonìa.

Quella koinonìa si realizza, come ha insegnato il Concilio nel decreto Ad Gentes, affinché sia lodato Dio con il rinnovamento di tutte le cose nel Cristo. La koinonìa per sua stessa natura è missionaria.

Il Battesimo incorpora i fedeli nella missione e nel ministero di Cristo resi presenti ed attivi in ogni tempo e in ogni luogo. Così tutti partecipano della stessa missione di Cristo di insegnare, santificare e governare. Questa unica missione si esprime e si realizza in diversi e specifici doni e vocazioni. Questi concetti sono stati talora affermati anche da altri, ma li ripeto, perché non dobbiamo consentire, in questo Sinodo che altre preoccupazioni ci allontanino da questa visione integrale.

Permettetemi di enunciare quattro punti precisi. Il primo riguarda il ministero nella Chiesa. Questa parola viene usata in modi diversi, che creano confusione. Bisognerà chiamare "ministero" soltanto il servizio di coloro che in modo specifico agiscono in nome della comunità ecclesiale e anche per mandato del Vescovo. Al di là di ciò proporrei una triplice distinzione. Potremmo parlare di "ministero degli ordinati": poi potremo distinguere, forse, tra ministeri "istituiti" e "affidati". I ministeri "istituiti" suppongono una continuità e una educazione previa; sono tali i ministeri di Accolito e di Lettore. Si potrebbero aggiungere altri ministeri, come quello del catechista. Tutti questi ministeri "istituiti" debbono essere aperti anche alle donne. I ministeri "affidati" invece sono compiti e funzioni temporanee nelle comunità locali. Potrebbero abbracciare il servizio cristiano degli altri, l'amministrazione, l'ospitalità, la formazione, la cura del prossimo, quando tutte queste cose si fanno in nome della comunità ecclesiale.

In secondo luogo vorrei aggiungere la mia voce a quelle che hanno manifestato l'urgenza e l'importanza di riconoscere la partecipazione delle donne nella vita e nel ministero della Chiesa. La nostra esperienza ecumenica in Gran Bretagna fa si che possiamo verificare nella realtà il notevole contributo dato dalle donne alla vita delle chiese cristiane nella amministrazione, negli studi, nella direzione e nella predicazione. Anche noi utilizziamo in parecchie circostanze questa ricchezza. Questo Sinodo ha già data rilievo all'evidenza di questa realtà. Tuttavia siamo andati incontro ad alcune difficoltà. Se un uomo può essere costituito accolito a lettore quale è la ragione teologica per escludere le donne? Se c'è una grave ragione teologica perché, poi, in forma eccezionale, si permette alle donne di distribuire la comunione e di fungere da lettori? E se possono essere ministri straordinari della comunione, perché non potrebbero servire all'altare? Le donne sperimentano questo stato di cose come un segno che dice che esse sono escluse senza necessità dalla piena attiva partecipazione alla liturgia, e allo stesso modo da altri aspetti della missione della Chiesa.

- Terzo. Nel contesto dell'unica missione del Cristo nel mondo è di grande importanza affermare la reale unità tra il ministero degli ordinati e i laici. Per esempio: mentre il ministero ordinato esercita il suo compito di insegnare, ha il dovere di ascoltare lo Spirito che parla per mezzo dei Laici grazie al loro battesimo. So bene, per quanto mi riguarda, che bisogna resistere alla tentazione di consultare soltanto quei laici che già sono d'accordo con me. Bisogna fare in modo che siano ascoltate, nella Chiesa, le differenti opinioni teologiche. (...)

(da Adista n. 77/87)

 

 

 

 

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.