2002 - WOJTYLA REALIZZA UN SOGNO: ESCRIVA' E PADRE PIO SANTI SUBITO
Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008
Per il governo Berlusconi il clima inizia a surriscaldarsi. E non solo per le dimissioni (5 gennaio), del ministro degli Esteri in quota Confindustria Ruggiero. C’è, anzitutto, il fronte "caldissimo" della giustizia. Il 12 gennaio, aprendo l’anno giudiziario, il procuratore di Milano Borrelli invita a "resistere, resistere, resistere". Un grido raccolto dal movimento dei "girotondi" che il 26 gennaio si dà il suo primo appuntamento al Tribunale di Milano. Bersaglio del movimento, oltre alla destra, anche l’insipienza dei leader dell'Ulivo, attaccati esplicitamente (2 febbraio) dal regista Moretti. Il 23 febbraio, in 40mila partecipano al Palavobis di Milano alla manifestazione di MicroMega per il decennale di Mani Pulite. E ancora, il 10 marzo, girotondi in tutta Italia intorno alle sedi Rai contro il monopolio televisivo berlusconiano. A turbare i sonni dell’esecutivo c’è anche la guerra in Afghanistan, dove il 15 gennaio giunge il primo gruppo di soldati italiani (negli stessi giorni, arrivano i primi prigionieri nella famigerata base di Guantánamo). E la questione sociale, con la proposta del governo di abrogare l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Cofferati guida la mobilitazione della Cgil contro il provvedimento (Cisl e Uil assumono una posizione conciliante e infatti, il 5 luglio, firmano col governo il cosiddetto "Patto per l'Italia", su lavoro, fisco e Mezzogiorno). Il 23 marzo, la Cgil organizza a Roma una grande manifestazione. Che rischia di naufragare all’ultimo momento: le Brigate Rosse (19 marzo) uccidono infatti, a Bologna, l'economista e consulente del ministero del Lavoro Marco Biagi (ma qualcosa di poco chiaro aleggia sulle "nuove Br", come emerge dalla strana morte, il 4 aprile, di Michele Landi, perito informatico nel caso D'Antona). La destra specula, puntando il dito contro il clima di contestazione alimentato dal sindacato. Ma il piano fallisce: in piazza sfilano 3 milioni di persone. Oltre che sull’art. 18, il governo è impegnato a dare il via libera all’assunzione a tempo indeterminato di 20mila insegnanti di religione (scelti dalle Curie, ma pagati dallo Stato), a varare la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, ad approvare quella sul legittimo sospetto (che aumenta le possibilità di prescrizione dei reati), a modificare - assieme al centrosinistra - la Costituzione per consentire il ritorno in Italia dei Savoia. Il mondo, intanto, è in fibrillazione. Mentre soffiano venti di guerra in Iraq, in Argentina scoppia una crisi economica senza precedenti. Lo Stato (gennaio) dichiara di non essere più in grado di pagare ai suoi creditori le cedole delle obbligazioni emesse: è la bancarotta, cui segue un periodo di rivolte sociali. Finisce (18 gennaio) dopo 10 anni e 50mila morti la guerra civile in Sierra Leone. Dopo la Conferenza di Tokyo sulla ricostruzione dell'Afghanistan (20 gennaio), cui partecipano 60 Paesi e 22 organismi internazionali, il 13 giugno viene nominato presidente pro-tempore dell’Afghanistan il filo-Usa Hamid Karzai. Il 5 febbraio, a Porto Alegre (Brasile), si conclude il secondo Forum Sociale Mondiale (a Firenze dal 6 al 10 novembre si tiene quello Europeo). Il 28 marzo ha inizio l'operazione israeliana "Muraglia di difesa", cioè la rioccupazione di gran parte dei territori assegnati in precedenza all’autogoverno palestinese: rimarranno uccisi solo nel 2002 più di 2mila palestinesi e 600 israeliani e lo stesso Arafat sarà a più riprese tenuto sotto assedio dalle forze israeliane all’interno del suo quartier generale a Ramallah. L’11 aprile, un colpo di Stato rovescia il presidente del Venezuela Hugo Chavez. Ma le manifestazioni di massa in suo favore lo rimettono in sella in appena 2 giorni. Nelle presidenziali francesi (21 aprile) il leader dell’estrema destra Jean-Marie Le Pen arriva a sorpresa al ballottaggio. Ma il rigurgito fascista è momentaneamente respinto e il 5 maggio Jacques Chirac viene riconfermato presidente con l'82,2% dei voti. In Germania, l’elettorato premia l’opposizione di Schröeder ad una possibile guerra all’Iraq e il 22 settembre lo riconferma premier. Il 23 ottobre, in Russia, 41 guerriglieri ceceni occupano il teatro Dubrovka di Mosca e prendono in ostaggio più di 800 persone. Tre giorni dopo un blitz delle forze speciali russe causa la morte di tutti i guerriglieri e di 129 ostaggi. Il 27 ottobre, Lula, con il 61% dei voti, diventa presidente del Brasile. Con le condizioni di salute del papa che peggiorano (ma Wojtyla, con la beatificazione del fondatore dell’Opus Dei Escrivà de Balaguer, la canonizzazine di padre Pio, la visita al Parlamento italiano, si concede ugualmente qualche "bagno" mediatico), è la Curia, quell’anno, a fare in toto le veci del pontefice. Con il solito zelo: in febbraio, il frate minore svizzero Josef Imbach è costretto a lasciare l’insegnamento. La Cdf non accetta che in un suo libro Imbach metta in discussione la storicità degli eventi miracolosi narrati nel Nuovo Testamento. Con un Monitum del 5 luglio il card. Ratzinger preannuncia la scomunica - a meno di un ravvedimento (che non ci sarà) - di 7 donne che il 29 luglio, su un battello in navigazione sul Danubio, tra Austria e Germania, si erano fatte ordinare prete. Tema simile, analoga risposta: il 17 ottobre, la Commissione teologica internazionale (presieduta da Ratzinger) sostiene che le donne non possono diventare diacono. L'8 dicembre 2002, il Pontificio Consiglio per la Famiglia presenta un Lexicon sui problemi più discussi all'interno della Chiesa (contraccezione, divorzio, omosessualità, rapporto tra princìpi cristiani e legislazione civile), in cui si ribadiscono le tesi più conservatrici del magistero. Il card. Medina Estévez, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, in una lettera del 16 maggio sostiene che è "assolutamente sconsigliabile", "imprudente" e "rischiosa" l'ordinazione degli omosessuali. In Italia (dicembre), l’abate di Montevergine toglie la parrocchia a don Vitaliano Della Sala. (valerio gigante) IN STATO DI "LETIZIA" GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE: SI FESTEGGIA L'ASSUNZIONE 31254. ROMA-ADISTA. Il governo ha dato il via libera, nel corso del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2002, ad un disegno di legge proposto dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti (Ddl CdM 14.2.2002), che prevede l'immissione in ruolo di circa 20mila insegnanti di religione. Il reclutamento avverrà tramite un concorso per titoli ed esami che verrà indetto, su base regionale, una volta ogni 3 anni. Il provvedimento (v. Adista n. 79/2001), che passerà ora al vaglio delle Camere per l'appro-vazione, modifica lo status dei docenti di religione in Italia. Per l'attuale legislazione essi non sono infatti considerati professori di ruolo ma, nominati dal vescovo della loro diocesi, vengono stipendiati dallo Stato tramite un contratto annuale che si rinnova fintantoché il vescovo riconferma il docente nel suo incarico. Con la proposta formulata dalla Moratti verrà invece istituito un concorso riservato ai professori di religione con almeno quattro anni di servizio; per loro, una volta superata la prova di esame, si apriranno le porte dell'assunzione a tempo indeterminato da parte dello Stato. A tempo indeterminato non è però l'idoneità conferita dal vescovo al docente di religione, che viene rinnovata anno per anno. Per cui, se passerà la proposta del governo, ci si troverà presto di fronte al caso di vescovi che revocheranno il mandato al docente, il quale, ormai divenuto di ruolo, dovrà comunque continuare a lavorare nella scuola. A questa contraddizione il ddl risponde stabilendo che l'insegnante di religione "sfiduciato" dal suo vescovo, se in possesso di qualche abilitazione, sarà nominato titolare di qualche altra cattedra della sua scuola, scavalcando anche eventuali docenti in possesso di maggiori titoli per quello stesso posto. Il rischio evidente che si corre, qualora il ddl della Moratti venisse approvato in Parlamento, è quindi quello di avere professori di religione che i loro vescovi non ritengono più idonei che insegnano materie diverse dalla religione. Sarà anche possibile passare da un ordine di scuola all'altro, come anche da una diocesi all'altra. Qualcuno ipotizza anche che, stando così le cose, la Chiesa avrebbe tutto l'interesse a sfiduciare massicciamente i docenti da lei stessa nominati, in una logica di occupazione sistematica di cattedre di Italiano, Storia, Filosofia, da parte di persone ideologicamente 'provate'. Fa il paio con questa proposta anche un'altra, contenuta nel decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, che intende aggiornare le posizioni nelle graduatorie permanenti. Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale, concorsi ed esami, prevede, secondo quanto già contenuto nel decreto 255/2001, che gli insegnanti che hanno prestato servizio nelle scuole paritarie si vedano riconosciuta, in termini di punteggio, l'attività svolta a partire dall'1 settembre 2000, ottenendo quindi lo stesso punteggio dei docenti che hanno insegnato nelle scuole statali, dove per conferire una supplenza si segue una graduatoria, mentre è noto che nelle scuole paritarie il criterio di assunzione è a discrezione del preside. (...). (da Adista n. 17/2002) 28 VESCOVI ITALIANI FIRMANO L’APPELLO DI PAX CHRISTI CONTRO LA GUERRA 31541. BISCEGLIE-ADISTA. Nel mondo cattolico cresce, anche all'interno dei vertici ecclesiastici, il dissenso all'ipotesi di una nuova guerra contro l'Iraq. Dopo le nette parole del papa e quelle del cardinal Camillo Ruini, pronunciate nella prolusione al Consiglio permanente della Cei, 28 vescovi manifestano apertamente il loro dissenso a qualunque ipotesi di un nuovo conflitto in Medio Oriente. Qualche settimana fa (v. Adista n. 63/02) Pax Christi aveva pubblicato "Fermare la macchina della guerra!", un documento nel quale l'associazione si rivolgeva ai parlamentari ed al governo italiano affinché, nello spirito del nostro dettato costituzionale, rifiutassero di coinvolgere il nostro Paese in una nuova iniziativa bellica, e chiedeva ai deputati europei di intensificare l'opera di mediazione tra le parti per scongiurare il conflitto. Ebbene, a distanza di poco meno di due mesi dalla sua pubblicazione (28/8/02), l'appello ha già raccolto più di 600 adesioni, tra le quali quelle di numerose personalità di spicco nel mondo della cultura, della giustizia, dell'associazionismo e della comunità cristiana. Tra gli uomini di Chiesa che hanno voluto sottoscrivere l'appello anche 28 vescovi di varie diocesi d'Italia. Sono: Vincenzo Cozzi (Melfi-Rampolla-Venosa), Giuseppe Orlandoni (Senigallia), Raffaele Calabro (Andria), Filippo Strofaldi (Ischia), Giovan Battista Pichierri (Trani-Barletta-Bisceglie), Pietro Bottaccioli (Gubbio), Cesare Bonicelli (Parma, lo stesso che, v. nelle notizie seguenti, si è però opposto alla raccolta di firme contro la Bossi-Fini), Divo Zadi (Civita Castellana), Luigi Bettazzi (vescovo emerito di Ivrea), Claudio Baggini (Vigevano), Livio Maritano (vescovo emerito di Acqui), Italo Castellani (Faenza-Modigliana), Luciano Bux (Oppido-Palmi), Diego Coletti (Livorno), Angelo Daniel (Chioggia), Sergio Goretti (Assisi-Nocera Umbra-Gualdo), Francesco Cacucci (Bari-Bitonto), Marcello Semeraro (Oria), Antonio Riboldi (vescovo emerito di Acerra), Armando Dini (Campobasso-Bojano), Antonio Vacca (Alghero-Bosa), Vincenzo Savio (Belluno-Feltre), Giulio Sanguineti (Brescia), Edoardo Menichelli (Chieti-Vasto), Tarcisio Giovanni Nazzaro (abate ordinario di Montevergine), GianCarlo Maria Bregantini (Locri-Gerace), Raffaele Nogaro (Caserta), Lorenzo Chiarinelli (Viterbo). Pax Christi, in un suo comunicato, esprime soddisfazione per i risultati sin qui raggiunti da quella che loro stessi definiscono "un'azione di pace preventiva"; specie, dicono, "se si pensa che la raccolta delle adesioni continua e che non è stato possibile raggiungere tutti i pastori delle diocesi italiane". Probabilmente, quindi, altri vescovi si aggiungeranno alla lista. (...). (da Adista n. 69/02) SUORE SALESIANE: PER LA PACE FACCIAMO IL "VOTO DI NONVIOLENZA" 31558. ROMA-ADISTA. Duecento suore Salesiane di Don Bosco, riunite il 28 settembre a Roma, in assemblea mondiale sul tema "La cittadinanza evangelica", hanno scritto una lettera aperta, tradotta in 25 lingue, alle 15mila consorelle nel mondo in cui chiedono di unirsi in un gesto di pace. (...) Di seguito le lettera aperta. "Carissime, nei giorni scorsi, mentre discutevamo in assemblea su come impegnarci concretamente per una vita secondo il Vangelo, è sorta la proposta che come religiose potessimo dare un segnale forte e immediato a favore della pace. Infatti, i conflitti presenti in tante parti del mondo e i più forti venti di guerra di questi giorni ci inducono a pensare e ad agire in modo alternativo. Non vogliamo fare soltanto dichiarazioni o appelli, che spesso cadono nel vuoto. Raccogliamo il grido delle madri che assistono impotenti alla morte dei loro figli e il grido dei bambini e dei giovani che non conoscono il volto della pace. Per rispondere a questo grido, facciamo nostro un gesto proposto dal movimento cattolico internazionale per la pace "Pax Christi": esprimere con la vita il voto di nonviolenza. Si tratta di un impegno personale. È una via da percorrere giorno dopo giorno, sulla quale i cristiani camminano da secoli nella memoria delle parole di Gesù: "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio". Proponiamo di coinvolgere in questa scelta di uno stato di nonviolenza anche tutte le donne, gli uomini, i giovani e le giovani delle nostre comunità educative. Pensiamo così di poter diventare, tutti insieme, come il sangue nuovo del mondo, una linfa di pace che può far rifiorire la vita". (da Adista n. 71/02)
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