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"VIA I SEGUACI DELL’ERESIARCA LUTERO". TRADIZIONALISTI VERONESI CONTRO PARROCO E VESCOVO

Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 19/04/2008

34380. VERONA-ADISTA. Si limita a rispettare accordi presi già due anni fa dalla Curia di Verona, consentendo ai luterani l’uso della chiesa di San Pietro Martire. Ma per il "Comitato perché la chiesa di San Pietro Martire resti cattolica e contro il relativismo religioso" (che fa capo alla sezione veronese di "Una Voce"), don Germano Paiola è un "pastore luterano" che disobbedisce al Magistero.

Don Germano è il parroco di Santo Stefano, una delle basiliche paleocristiane più antiche di Verona, all’interno del cui territorio si trova anche la chiesa di San Pietro Martire che l’ex vescovo della città, mons. Flavio Roberto Carraro, aveva concesso ai luterani per il loro culto domenicale e per le loro catechesi. Una scelta ribadita pochi mesi dopo anche dal Consiglio delle Chiese cristiane di Verona, organismo ecumenico voluto dal Sinodo diocesano conclusosi nel 2006, il primo svoltosi con la presenza anche di rappresentanti delle confessioni cristiane diverse da quella cattolica.

Nonostante ciò, nel marzo 2007 i tradizionalisti veronesi avevano denunciato Carraro alla Sacra Rota che però (aprile 2007) aveva dichiarato la propria incompetenza a decidere sulla questione. I tradizionalisti avevano deciso quindi di scatenare una violenta campagna contro il vescovo Carraro, contro la "cricca progressista al potere in diocesi", composta da "cattocomunisti di lungo corso, capitanati dal Vicario Generale monsignor Franco Fiorio". Ma, soprattutto, contro don Germano Paiola, contro il quale i tradizionalisti di "Una Voce" hanno organizzato contestazioni e volantinaggi. L’ultimo, il 17 marzo scorso, proprio davanti alla chiesa di S. Pietro. All’uscita di quello che i tradizionalisti ritengono sia diventato un "tempio catto-luterano", dove un centinaio di persone - anche cattolici - avevano preso parte alla liturgia luterana, alcuni militanti della destra cattolica hanno distribuito un volantino intitolato: "Un Pastore luterano alla guida della parrocchia di Santo Stefano?". Sotto, scritto in caratteri maiuscoli e sottolineato: "Continuano le profanazioni nella chiesa del co-patrono di Verona, sostenute e organizzate con incontri interreligiosi mensili da Germano Paiola". Gli zelanti contestatori hanno corredato il volantino con alcuni significativi riferimenti magisteriali. Il primo, attribuito a Pio XI senza nessuna ulteriore specificazione, recita che "in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a raduni interreligiosi": "Il ‘Pastore’ Paiola quindi - commenta il volantino -, crea un suo personale magistero, contrario a quello perenne di Santa Madre Chiesa, Cattolica, Apostolica e Romana, Unica Via e Unico mezzo di salvezza per le anime". Segue un brano di carattere apocalittico, tratto dal profeta Geremia: "I profeti profetavano menzogne e i sacerdoti li applaudivano con le loro mani". Dulcis in fundo, un passaggio dell’enciclica Mirari vos di Gregorio XVI, che nel 1832, ancor prima del Sillabo, condannava, senza distinzioni, tutti i principi del liberalismo religioso e politico.

Già a settembre 2007 i tradizionalisti cattolici veronesi avevano diffuso un volantino dai toni minacciosi indirizzato al nuovo vescovo, mons. Giuseppe Zenti, da poco insediatosi alla guida della diocesi al posto di mons. Carraro: "Ultimatum dei tradizionalisti cattolici al nuovo Vescovo di Verona", lo avevano intitolato. E a proposito della scelta di concedere ai luterani l’uso della chiesa di S. Pietro, commentavano: "Ecco i frutti avvelenati lasciati dall’ufficio ecumenismo della Curia" e "quelli prodotti dal non rimpianto Vescovo di Verona, Flavio Roberto Carraro".

Poi, il 12 ottobre 2007 il comitato era stato ricevuto in udienza da Zenti, nell’ambito di una serie di incontri del nuovo vescovo con le realtà ecclesiali del territorio. Per i tradizionalisti, l’oggetto dell’incontro era uno soltanto: "Liberare dagli eretici la casa natale del co-Patrono della città", denunciando al vescovo "lo scandalo del culto dei seguaci dell’eresiarca Lutero in San Pietro Martire"; una circostanza che attira "lo sdegno del Santo e, per conseguenza, castighi su Zenti e sulla città". Dopo l’incontro, i tradizionalisti, in un comunicato, avevano espresso ottimismo: sono ormai "mature - scrivevano - le condizioni per giungere ad una positiva soluzione del caso di San Pietro Martire". Le cose però, sono andate diversamente e la concessione ai luterani dell’uso della chiesa non è stato sinora revocato.

Il pericolo è che la mobilitazione dei tradizionalisti possa ora portare a qualche risultato. L’Arena di Verona (3/4) riferisce di voci - in diocesi - che darebbero per imminente la decisione del vescovo Zenti di dirottare i luterani su altre chiese, anche non di culto. "Le ipotesi più gettonate - scrive il quotidiano - sono infatti due: una sala civica di proprietà del Comune concessa dal sindaco Tosi o la cripta sottostante alla chiesa di Santo Stefano". Nell’attesa, i tradizionalisti sono pronti a nuove iniziative: "Gl’incarogniti soviet parrocchiali, fautori della sovversione nella Chiesa - scrivono in un comunicato del 24 marzo scorso - sono avvertiti". (valerio gigante)

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