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NO AL COUS-COUS, SÌ ALL’AMATRICIANA. DIETA NAZIONALISTA NELLE SCUOLE ROMANE

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 07/06/2008

34458. ROMA-ADISTA. Viaggi studio alle Foibe, presepi in ogni istituto, sospensione dei menù etnici nelle mense e annullamento di alcune iniziative interculturali: spira un forte vento nazionalista ed autarchico sulle scuole romane di ogni ordine e grado all’indomani della vittoria di Gianni Alemanno alle elezioni comunali e dell’insediamento della nuova giunta capitolina, le cui linee programmatiche sono state presentate in Campidoglio lo scorso 26 maggio.

I viaggi della memoria per le scuole al lager di Auschwitz – inaugurati dall’ex sindaco Waler Veltroni durante il suo primo mandato – continueranno, ma gli studenti delle scuole superiori verranno portati anche a visitare le Foibe, spiega Alemanno; inoltre, per “favorire lo scambio interreligioso anche attraverso la riproposizione delle tradizioni popolari cristiane”, si legge nel programma di governo del neosindaco, nelle scuole verranno portate avanti iniziative “come il presepe che, simbolicamente, rappresenta la massima espressione dei valori solidali e di incontro tra culture, oltre che essere un elemento non marginale di identità del nostro popolo”.

Fin qui, gli annunci. Ma ci sono anche i primi fatti concreti, come la sospensione immediata, senza nemmeno attendere la fine dell’anno, ormai agli sgoccioli, di “Ogni mese un Paese”, il programma che prevede che nelle mense scolastiche, per una sola volta al mese, vengano serviti anche dei menù etnici, scelti fra quelli delle comunità maggiormente presenti nelle scuole della Capitale: Bangladesh in ottobre, Romania in novembre, e poi, a seguire, Albania, Polonia, Perù, Cina, Marocco e Filippine. “Ho disposto una rilevazione a campione del gradimento dei menù etnici nelle scuole della Capitale – ha detto il nuovo assessore capitolino alle politiche della scuola, Laura Marsilio (sorella di uno dei ‘colonnelli’ di An a Roma, Marco Marsilio, ora deputato per il Pdl), e i dati sono sconfortanti: abbiamo constatato che un 50-80% dei menù dell’Est viene sistematicamente scartato, così come un 30-40% di quelli peruviani e cinesi”. Una decisione, quella della giunta, che ha suscitato le proteste di insegnanti e genitori degli alunni, come quelli del VII circolo scolastico “Montessori” che hanno scritto una lettera aperta al sindaco: “Quella dei pranzi è un’esperienza che fa crescere i nostri figli e alla quale non vogliamo rinunciare”, si legge nella missiva. “Nella nostra scuola abbiamo sperimentato questa iniziativa per tutto l’anno. I nostri bambini sono stati entusiasti dell’iniziativa, che ha permesso loro di conoscere cibi differenti, gusti nuovi, e li ha spinti a sapere qualcosa di più delle terre e dei popoli che quei cibi esprimono. Il cibo è veicolo di cultura, oltre che strumento di sopravvivenza, ed è uno dei modi più affascinanti per conoscere coloro che non si conoscono, le loro abitudini, i loro gusti, al pari della musica, della scrittura, del cinema, del teatro. Lo sosteniamo, a maggior ragione, ricordando il messaggio montessoriano che vuole i bambini cittadini del mondo”.

Ed è un fatto anche la drastica riduzione del programma – da sei a tre giorni – di Intermundia, il festival dell’intercultura che da 11 anni si svolge nei giardini di Piazza Vittorio, nel quartiere Esquilino, il cuore della Roma multietnica. Una decisione che ha tagliato in particolare il progetto “Ti racconto l’Africa”, a cui hanno lavorato per l’intero anno scolastico gli alunni delle scuole elementari guidati dagli studenti delle superiori (alcuni dei quali hanno partecipato anche ai viaggi in Africa promossi dall’amministrazione Veltroni), che così non potranno più esporre i loro lavori.

A farsi sentire, questa volta, sono i docenti “africani” delle scuole coinvolte, che scrivono una lettera aperta ad Alemanno: “Le esperienze maturate attraverso i progetti per l’Africa promossi dal Comune di Roma in questi ultimi anni hanno trasformato la vita di centinaia di giovani e adulti coinvolti nell’iniziativa”, si legge nella lettera. “Se la nostra è riconosciuta da tutti come la società della conoscenza, allora conoscere, sapere della vita di milioni di persone ignorate dal nostro mondo e dai suoi mezzi d’informazione troppo disattenti non può non essere riconosciuto fondamentale per l’educazione nostra e dei nostri studenti. Da anni le scuole più attente della città, dalle elementari alle superiori, dal centro alla periferia, hanno intrapreso percorsi di solidarietà e di attenzione alle realtà più difficili del nostro mondo. L’analisi della nostra società a confronto con queste situazioni, ci consente di coltivare lo spirito critico, il sentimento della solidarietà in noi e nei nostri giovani indispensabili per la crescita civile e culturale di tutta la nazione”. (luca kocci)

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