SU ELUANA LA CEI MOSTRA QUALCHE SEGNO DI PIETÀ. MA POI SI CORREGGE
Tratto da: Adista Notizie n° 16 del 14/02/2009
34833. ROMA-ADISTA. È stato l'esordio del nuovo segretario generale della Cei, l'ex-vescovo di Noto, mons. Mariano Crociata, fortemente voluto dal card. Angelo Bagnasco con l'assenso del segretario di Stato card. Tarcisio Bertone: la conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale del Consiglio Permanente della Cei, lo scorso 3 febbraio, è stata infatti la prima occasione in cui il nuovo volto e braccio operativo dei vescovi italiani si è sottoposto alle domande dei giornalisti per riferire, con le sue risposte, la linea della Chiesa su tutti i temi caldi del Paese, a cominciare naturalmente dal caso di Eluana Englaro, trasferita il giorno prima da Lecco ad Udine per eseguire la sentenza della Corte d’Appello di Milano.
E l'impressione generale offerta daCrociata è stata quella di una persona pacata, preparata, autorevole. Sul caso Englaro le sue parole, proprio mentre montava la canea di prelati e associazioni cattoliche che davano dell'“assassino” al padre Beppino, hanno offerto, per qualche minuto, l'immagine di una Chiesa che sa parlare, con un tono diverso, di una vicenda così delicata: "Adesione incondizionata", naturalmente, al Magistero di papa Benedetto XVI e del Vaticano, ma anche "assoluta vicinanza e comprensione alla famiglia e alla ragazza, con un sentimento di compassione rispettosa", perché "quando ci si avvicina al mistero del dolore bisogna tacere e, per chi crede, pregare". L'esempio di Chiesa presentato come modello dal neo‑segretario Cei era quello "del servizio silenzioso delle suore di Lecco, che fino a ieri hanno accudito Eluana" e quello dell'episodio evangelico della figlia di Giairo, creduta morta ma in realtà addormentata, a cui Gesù dice: "Talitàkum, io dico a te, bambina, alzati". "Colpisce – osservava mons. Crociata – che in questo giorno la Chiesa, liturgicamente, dica, insieme con Gesù. ‘Datele da mangiare'".
Un'impressione, però, durata solo pochi minuti: al termine della conferenza stampa del neo-segretario dei vescovi interveniva il direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Cei, don Domenico Pompili, per annunciare una "dichiarazione" ufficiale scritta della Cei sulla vicenda. A leggerla è lo stesso mons. Crociata: "Sulla vicenda Englaro, do voce alla presidenza della Cei che fa propria la dichiarazione resa nota ieri sera da S. E. mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine, alla notizia del trasferimento di Eluana da Lecco ad Udine: 'Faccio appello alla coscienza di tutti, perché quanti hanno chiaro di essere al cospetto di una persona vivente non esitino a volerne e ad esigerne la tutela, mentre quanti dubitano ancora abbiano la sapienza e la prudenza di astenersi da qualsiasi decisione irreparabile'. È a tutti evidente che qualsiasi azione volta ad interrompere l'alimentazione e l'idratazione si configurerebbe – al di là delle intenzioni – come un atto di eutanasia. Per parte nostra osiamo ancora sperare nella forza della preghiera che vince le resistenze più nascoste e siamo vicini alla famiglia così duramente provata e alle suore di Lecco che hanno amorevolmente assistita Eluana Englaro fino a ieri".
Impossibile non notare la divergenza di toni tra le due prese di posizione: la prima che invita al silenzio e alla preghiera e, implicitamente, chiede la fine della battaglia politica ed ideologica sul corpo di Eluana (con gli stessi toni, l'arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, in una lettera alle suore (3/2) di Lecco chiede che "il clamore attorno ad Eluana cessi e si apra lo spazio della preghiera, della riflessione"); l'altra invece che, aspra e quasi priva di sfumature, sbandiera il termine‑chiave "eutanasia". Se a questo 'doppio messaggio' si aggiunge la promozione, decisa dallo stesso Consiglio permanente, di don Pompili – che mantiene comunque l'incarico di direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali, ovvero di portavoce – a sottosegretario della Cei, affiancandosi senza sostituirlo a mons. Mauro Rivella, viene da pensare che sia già in atto una qualche 'messa sotto tutela' di Crociata, o di Bagnasco, o di entrambi.
Per il resto, la riunione del 'parlamentino' della Cei non sembra aver portato molto frutto. Come iniziativa "straordinaria" contro la crisi, è stato annunciato – ma non ancora varato – un fondo di solidarietà per le famiglie a rischio di povertà, che si viene ad aggiungere alle iniziative già messe in atto da numerose diocesi e parrocchie, sulla falsariga di quella realizzata a Milano dal card. Tettamanzi. Sarà operativo fra qualche mese. Ed è forse a questa iniziativa che va collegata la riunione riservata che il card. Camillo Ruini ha organizzato alla Cei nelle scorse settimane con un gruppo di economisti. La Cei ha poi annunciato di star seguendo con attenzione l'evoluzione degli scenari televisivi con il passaggio al digitale: un'attenzione che significa anche preoccupazione per la sorte delle “emittenti locali di ispirazione cattolica”.
Sulle iniziative della Lega per limitare la costruzione delle moschee e sottoporla a referendum locale, Crociata ha ribadito che “la libertà religiosa è un diritto fondamentale”, così come il "poter celebrare liberamente e legittimamente il proprio culto, nelle forme che l'ordinamento costituzione della nostra nazione comporta". Però, per la Cei, non c'è in Italia una "emergenza xenofobia" ma singoli episodi, sintomi di “un malessere più generale che attiene al vuoto culturale e del senso della solidarietà e dei valori”. “Incondizionata adesione”, infine, alla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, che è però - ha precisato il segretario Cei ‑ solo l'inizio di un “cammino”, che deve portare “all'accettazione di tutta la tradizione della Chiesa, e espressamente del Concilio Vaticano II nella sua interezza”. (alessandro speciale)
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